Su Lecco Pride e il no al patrocinio di Malgrate

Anche quest’anno si svolgerà il gay pride a Lecco, motivato dai promotori con il seguente messaggio: “Il 14 giugno 2025 scenderemo per il quinto anno consecutivo nelle strade di Lecco per ribadire che vogliamo un mondo a misura di ogni singola persona, una società che ripudi la guerra (che continua a dilagare nel nostro pianeta), una società dove tuttɜ abbiano l’opportunità di una vita serena e dignitosa sia personalmente sia all’interno delle relazioni che ciascunə desidera vivere.
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Vogliamo una società che non tralasci nessunə e che dia rispetto alla dignità di ogni vita e di ogni persona. I diritti civili sono la base per ogni democrazia laica e giusta, e nessunə può più negarli o limitarli”. Concetti giusti e condivisibili, se non poi andare a deriva con, l’invenzione di lettere, con l’implicito obbligo di usarle, altrimenti tacciato dei più indicibili discrimini.
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Si chiede rispetto, ma nelle manifestazioni vi sono diversi e più richiami denigratori a personaggi politici, irriverenza alla Chiesa Cattolica e cosa davvero inaccettabile l’assoluta mancanza di una tutela ai più piccoli sottoponendoli a scene che, nessun assistente sociale potrebbe classificare come idonee, piuttosto, al contrario riconducibili a possibili traumi “inspiegabili” ai minori, nemmeno adducendo ad una qualsiasi festa allegorica carnevalesca delle più bizzarre.
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Vorrei altresì poter dire che le foto riportate sono state scattete in modo fazioso,
ma purtroppo sono esattamente le medesime contenute nel sito ufficiale del Lecco Pride 2024: https://www.leccopride.it/foto-2024/ 
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Quest’anno, qualcosa di diverso è accaduto, diversamente dagli altri anni, Vi è una voce “fuori dal coro” che non è la trasmissione di Mario Giordano, ma un’altrettanta voce coraggiosa, che con rispetto ed educazione ha spiegato con l’uso della ragione, la decisione dell’Amministrazione Comunale di Malgrate che guida in qualità di Sindaco, di non patrocinare il Lecco pride 2025, motivando:
“Tale decisione è stata assunta pur riconoscendo l’importanza della promozione del rispetto, dell’inclusione e della tutela dei diritti civili, che rappresentano valori condivisi da questa Amministrazione, tuttavia, si ritiene che le modalità con cui tali manifestazioni si svolgono – spesso caratterizzate da toni e rappresentazioni non sempre in linea con i principi di sobrietà ed universalità richiesti da un ente pubblico… (… e dove) …il patrocinio comunale implica un’assunzione di rappresentanza dell’intera comunità e per tale ragione è conferito solo ad iniziative che abbiano un carattere realmente inclusivo, rispettoso delle diverse sensibilità e capace di promuovere il dialogo senza esasperazioni o elementi di divisione”.
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Questa voce “fuori dal coro” voglio ringraziarla, come cittadino e come assistente sociale, perché le motivazioni che questa manifestazione vuole gridare, dimentica che c’è differenza tra desideri e diritti. Anche l’Ordine professionale degli Assistenti Sociali della Lombardia a cui sono iscritto ha dato il patrocinio, giustificando il sostegno al mondo Lgbt richiamando il Codice deontologico e la Costituzione italiana.
PrideIntervento5.png (523 KB)Vero è che il Codice deontologico degli assistenti sociali, all'art.10, dice:
“L'assistente sociale riconosce le famiglie, nelle loro diverse e molteplici forme ed espressioni (...)”. Un'espressione così formulata è certamente ambigua, ma in fondo non è detto che debba essere interpretata esclusivamente in chiave "arcobaleno". Tanti assistenti sociali hanno semplicemente pensato che il codice, parlando di diverse forme di famiglia, si riferisse a famiglie di tipo nucleare, esteso, monoparentale, eccetera, ma di certo non a quelle cosiddette "arcobaleno", che sono un'invenzione dell'ideologia Lgbt.
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Inappropriato appare anche il richiamo alla Costituzione. Quando i padri costituenti scrissero l'art. 29 della nostra Carta costituzionale, a tutto potevano pensare tranne che a "famiglie" composte da persone dello stesso sesso. Tra l'altro affermarono non solo che la famiglia è «fondata sul matrimonio», ma prima ancora che è una «società naturale». Attestarono cioè che la famiglia esiste prima dello Stato, il quale non può far altro che riconoscere qualcosa che è già presente nella natura, nella società. Non basta pertanto una legge, o un articolo di un codice deontologico, per creare nuove forme di famiglia.

È inoltre opportuno richiamare un documento importante come la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, firmata a Roma nel 1950, più volte modificata (l'ultima nel 1994), senza tuttavia mai modificare l'art.12 sul “Diritto al matrimonio” che chiaramente afferma: “… l'uomo e la donna hanno diritto di sposarsi e di fondare una famiglia secondo le leggi nazionali che regolano tale diritto”. Anche in questo caso, nulla che rimandi a “matrimoni” tra persone dello stesso sesso. Ci si chiede, quindi, quali siano le basi normative (o le certezze scientifiche) che possano condurre ad una interpretazione in chiave Lgbt del citato art. 10 del Codice deontologico. Ha certamente ragione l’Ordine lombardo degli assistenti sociali quando dice che il “riconoscimento dei diritti di ognuno non lede il diritto di nessuno”, ma è altrettanto vero che non si possono assecondare quei gruppi che vorrebbero trasformare ogni desiderio in un “diritto civile”, dimenticandosi tra l'altro dell'imprescindibile contraltare rappresentato dai doveri.
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I diritti, quelli veri, non sono quelli che vengono prodotti in base alle mode del momento, o che sono determinati dalla pressione ideologica di influenti lobby. I diritti autentici preesistono all'uomo e ne sono la principale garanzia di vita, di dignità, di libertà e di rispetto. Ai diritti autentici corrisponde un dovere di tutti: soprattutto quello di riconoscerli e rispettarli. È invece lecito aprire quantomeno una discussione su tutti quei “diritti” promossi per soddisfare e tentare di legittimare particolari scelte individuali, spesso svincolate da ogni norma morale in virtù di un non precisato principio di autodeterminazione.
Enrico Bianchini - Assistente Sociale Specialista
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