Caso Gilardi: chiesta la condanna per lene e badante (un mese) e il risarcimento dell'avvocato Barra

Dopo tre anni di dibattimento giunge finalmente alle sue battute finali il procedimento penale a carico dell'ex badante del professor Carlo Gilardi, Brahim El Mazoury, dell'inviata de “Le Iene” Giovanna Nina Palmieri e dell'autrice della trasmissione Carlotta Bizzarri, accusati di diffamazione aggravata (per aver commesso il fatto con mezzi di pubblicità) nei confronti dell'avvocato Elena Barra, amministratore di sostegno dell'anziano.
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Il professor Gilardi in un frame mandato in onda dalle Iene

Un mese di reclusione la pena finale chiesta quest'oggi dal pubblico ministero Chiara Stoppioni. Di almeno 300 mila euro il risarcimento chiesto invece dall'avvocato Elena Ammannato (costituitasi parte civile per difendere gli interessi della collega Barra).
È stata lunga e corposa l'istruttoria, svoltasi a telecamere accese, volta a ripercorrere e fare luce sull'inchiesta (introdotta con la prima puntata risalente al novembre 2020) curata dalle Iene a seguito di una segnalazione del badante di Gilardi, Brahim El Mazoury. Inchiesta riguardante la vicenda, ormai nota, del professor Carlo Gilardi, colto professore in pensione di Airuno, portato via da casa sua – secondo quanto raccontato in prima serata dal badante marocchino – contro la sua volontà, per essere portato in una RSA con un “prelievo forzoso”. Proprio in quell'occasione veniva mostrata in video anche l'amministratrice di sostegno del 90enne, l'avvocato lecchese Elena Barra, tallonata e inseguita fino alla propria autovettura dai microfoni delle Iene. 
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Carlotta Bizzarri

La professionista, a più riprese menzionata ed interrogata sul caso nel corso del programma, ha ritenuto lesiva per la propria immagine la versione dei fatti raccontata puntata dopo puntata, tanto da presentare una denuncia contro il 37enne Brahim, la giornalista Nina Palmieri (classe 1976) e l'autrice televisiva Carlotta Bizzarri (classe 1990). A queste ultime la Procura della Repubblica di Lecco contesta una serie di considerazioni espresse nelle puntate de Le Iene andate in onda tra il 17 novembre 2020 ed il 16 febbraio 2021, volte a fare credere al pubblico "in modo non veritiero oltre che fazioso" che l'avvocato Barra abbia posto in essere condotte lesive degli interessi e della persona del proprio amministrato, costringendo tra l'altro Gilardi a subire un TSO (rivelatosi poi in fase di dibattimento di un ASO) ed un ricovero forzato in Rsa. Le coimputate avrebbero quindi lasciato intendere all'interno dei loro servizi - secondo il quadro accusatorio - che tali decisioni siano state prese non a tutela dell'anziano bensì per appropriarsi del suo ingente patrimonio.
Inoltre il titolare del fascicolo, all'epoca il sostituto Procuratore Andrea Figoni, riteneva che le due “Iene” avessero trasmesso affermazioni di El Mazoury (peraltro già smentite tramite comunicato stampa dello stesso avvocato Barra) "in modo acritico, senza distaccarsene e anzi inserendole in un contesto volto a danneggiare la persona dell'Amministratore". Nel capo d'imputazione in particolare si fa riferimento alla descrizione tracciata dall'ex badante di quanto avvenuto il giorno in cui il professor Gilardi è stato portato via dalla sua abitazione di Brivio. Il 37enne, ha infatti sostenuto davanti alle telecamere che qualcuno avrebbe spaventato l'anziano, minacciando di somministrargli un'iniezione per calmarlo, e che il 90enne poi sarebbe stato sollevato di peso da due persone per essere portato giù dalle scale. Una versione poi smentita sia dall'amministratore di sostegno che dal verbale redatto dai carabinieri presenti sul posto. Il racconto, secondo la pubblica accusa, avrebbe offeso la reputazione dell'avvocato Barra “screditandone il comportamento ed alludendo alla commissione di abusi ed irregolarità nello svolgimento dell'incarico, compiuti anche per appropriarsi del patrimonio di Gilardi”.
Questi e molti altri gli elementi riportati nei servizi dalle due giornaliste ripercorsi nel corso della discussione (durata più di un'ora) che ha portato il sostituto procuratore Chiara Stoppioni a chiedere oggi la condanna dei tre odierni imputati: “Sono stati riportati alcuni fatti falsi, diverse imprecisioni e sono stati omessi alcuni aspetti fondamentali vista la complessità della situazione in cui si trovava il professor Gilardi”. La Bizzarri e la Palmieri avrebbero, in sostanza, abbracciato la versione del solo badante, utilizzando espressioni e una narrativa, secondo il pubblico ministero, da considerare “faziosa”.
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L'avvocato Elena Barra

Sarebbe stato un vero e proprio “inferno mediatico” (così l'ha definito la parte civile) quello vissuto dall'avvocato Barra, mentre, è stato ricordato, “Carlo Gilardi in RSA stava bene”. Nel frattempo, al di fuori dell'Istituto Airoldi e Muzzi il suo amministratore di sostegno riceveva minacce, insulti, continue richieste di incontri per l'anziano da parte di politici, sedicenti amici di Carlo ed autorità. “Ad ogni richiesta l'avvocato Barra prendeva la sua borsa e correva in RSA” ha spiegato l'avvocato Ammannato, ricordando anche le richieste di incontri da parte di personaggi come Vittorio Sgarbi e Andrea Bocelli “che avrebbe desiderato entrare in Rsa per cantare le sue canzoni al signor Gilardi, il quale Bocelli non sapeva nemmeno chi fosse”.
Si susseguivano nel frattempo le manifestazioni da parte dei diversi comitati costituitisi, le interrogazioni parlamentari, gli incontri con il Garante e i galoppanti messaggi d'odio nei confronti della toga lecchese sui social. Ne sono inevitabilmente conseguiti stati di paura, pressioni e cambi di abitudini. “Anche in studio clienti e colleghi chiedevano conto del suo operato, mentre l'avvocato Barra voleva tenere il massimo riserbo sul caso” ha continuato l'avvocato di parte civile “e, a fronte di richieste di sgonfiare il clamore mediatico rispondeva “faccio io da parafulmine”, perché non sarebbe mai venuta meno al dovere del suo mandato”.
Infatti non solo sul profilo personale, ma anche e soprattutto dal punto di vista professionale l'avvocato si sarebbe sentita lesa e screditata dalla trasmissione con frasi come “avrà fatto bene il suo lavoro?”. In fase di conclusioni è stato poi ricordato che non sarebbe mai pervenuta una rettifica da parte delle Iene, man mano che la vicenda si dipanava con il rinvio a giudizio dei soggetti stranieri indagati per circonvenzione di incapace. Oltre alla richiesta di condanna ritenuta di giustizia, l'avvocato Ammannato ha chiesto un risarcimento immediatamente esecutivo “non inferiore a 300mila euro” da parte del responsabile civile, con il pagamento di una provvisionale da parte degli imputati e la pubblicazione dell'eventuale sentenza di condanna sul sito del programma televisivo e su un quotidiano nazionale e locale.
Non sarebbero emerse, invece, secondo l'avvocato che rappresenta il responsabile civile (Reti Televisive italiane spa Gruppo Mediaset) macroscopiche omissioni né macroscopiche offese per l'avvocato Barra nel corso delle puntate della trasmissione, che, ha ricordato l'avvocato Silvia Mangialardi, negli anni ha avuto il merito con le sue inchieste di dare impulso all'Autorità giudiziaria e contribuire alla riapertura di casi ormai dimenticati dalla magistratura italiana. Ha quindi definito sproporzionate le richieste di pubblica accusa e parte civile, chiedendo al contrario l'assoluzione per gli imputati con formula “perché il fatto non sussiste” o in subordine “perché il fatto non costituisce reato” a fronte della scriminante di cui all'art 51 del codice penale (nello specifico del diritto di cronaca).
“L'intenzione non era infamante, ma di far conoscere al pubblico un'ingiustizia” ha chiosato quindi l'avvocato Nicolas Pistollato del foro di Firenze, difensore di Brahim El Mazoury, sentito solo come intervistato del primo servizio in merito al prelievo dell'anziano da casa sua. “Non ha utilizzato espressioni offensive ed ingiuriose, non si è inventato nulla. Ha solo raccontato quello che ha visto”. 
Ha quindi concluso con la richiesta di assoluzione (secondo la formula che riterrà opportuna il giudice Gianluca Piantadosi) per il proprio assistito, che ha specificato il difensore “non ha nulla contro l'avvocato Barra”. 
Si attende ora l'udienza fissata ad estate inoltrata dal dott. Piantadosi per le conclusioni delle difese di Carlotta Bizzarri (l'avvocato Federico Giusti del foro di Milano) e Nina Palmieri (l'avvocato Stefano Toniolo del foro di Milano), per poi arrivare a sentenza
F.F.
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