Lecco, elezioni: sfuriata di Zamperini alla riunione del centrodestra, Piazza e Butti se ne vanno. Bruciato il dr.Poli. E la coalizione?

E' Venerdì Santo, ma per il centrodestra lecchese la Resurrezione non arriverà in tre giorni. Mercoledì sera gli “alleati” - si fa per dire – si sono nuovamente ritrovati attorno ad un tavolo per tentare di definire una strategia comune per le amministrative del 2026 trasformando così Make Lecco Great Again (sob, ancora) da motto a programma di coalizione partendo dal portabandiera, come da accordi presi nell'incontro dello scorso fine febbraio, chiusosi anzitempo per Mauro Piazza che, a un certo punto, aveva abbandonato, in polemica, la riunione.
La stessa scena si è ripetuta anche questa volta, con il Segretario Provinciale della Lega Daniele Butti che ha poi seguito a distanza di un amen il suo Sottosegretario, guadagnando la porta dopo essere finito lui stesso sotto il fuoco di Giacomo Zamperini, evidentemente con più munizioni in saccoccia della famiglia Fiocchi, arrivata proprio in questi giorni a cedere le quote residuali dell'azienda che ancora deteneva. 
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Nonostante le rassicurazioni pre-seduta - “si parlerà solo delle elezioni di Lecco” - l'esponente di Fratelli d'Italia anche in questa occasione l'ha fatta fuori dal vaso, attaccando dapprima Piazza in uno scontro che da intestino è diventato ormai sempre più plateale ed estremizzato, per poi, eliminato il primo bersaglio, crocifiggere anche Butti, declassato a “semplice consigliere comunale”, utilizzando come pretesto il comunicato diffuso dal coordinatore leghista per esprimere solidarietà alla consigliera Silvia Bosio e all'istituzione Provincia di Lecco per quanto accaduto a Villa Monastero con l'assessore regionale Francesca Caruso
Dopo Piazza e Butti, cassato, in un battere di ciglio, venendo al tema della serata, anche l'unico possibile candidato sindaco outsider rispetto alla politica pescato dalla società civile: il primario dell'Ortopedia dell'Ospedale Manzoni Piero Poli, mandellese, già olimpionico, prossimo all'età pensionabile e dunque, potenzialmente, con tutto il tempo per passare dall'occuparsi di femori rotti alla gestione della viabilità cittadina. Il suo nome, neanche a dirlo, non è piaciuto a Zamperini perché “sponsorizzato” da Piazza: depennato, senza appello probabilmente. 
Da parte sua Fratelli d'Italia ha “offerto” Filippo Boscagli e – a sorpresa – Stefano Fiocchi, quando invece si pensava al figlio dell'europarlamentare Pietro, non certo a suo cugino, che, però, proprio come Poli, è arrivato ad un punto di svolta professionale, così da poter effettivamente valutare di sostituire le cartucce con i prossimi tulipani per il nuovo lungolago. Mettete fiori nei vostri cannoni, cantavano I Giganti nel 1967.
Rimasti evidentemente nel blocchetto degli appunti, invece, altri due nominativi, usciti nelle stanze dei bottoni del partito, ma non alla serata con forzisti, leghisti e civici: quelli dei già sindaci Dario Pesenti (Morterone) e Antonio Pasquini (Casargo), entrambi già transitati da Palazzo Bovara, entrambi non propriamente allineati con l'attuale governance locale del movimento, entrambi da bruciare per evitare, sopratutto al secondo, di poter poi correre per altre poltrone, dentro e fuori i confini della provincia. 
Poco fantasiosi, invece, Forza Italia nel riproporre Lorenzo Riva - quel Lorenzo Riva che alle ultime regionali ha corso con Letizia Moratti, contro Attilio Fontana - e Lecco Merità di Più-Lecco Ideale con l'attuale capogruppo in Aula Emilio Minuzzo.
Neanche a dirlo, non si è comunque arrivati a una convergenza, ma del resto, non se la aspettava nessuno, dopo l'abbandono della sala di Butti, in modalità pulcino spennacchiato, in scia a Piazza, l'unico – forse – nel panorama lecchese del centrodestra a poter avere delle concrete chance di mandare a casa Gattinoni, portando a Palazzo Bovara (e liberando al contempo uno spazio al Pirellone) il “Mauro giusto”, ormai per pochi (o per nessuno?). Come noto, già da tempo si è sfilato lui stesso, autodefinendosi un impiccio per l'unità: l'agnello pasquale, sacrificato, anche da una Lega che, evidentemente, non ha più la forza di imporsi, ne' a livello locale ne' con l'intervento di chi sta più in alto nei giochi del potere.
Ma davvero al (fu) Carroccio e a quel che resta del centrodestra, conviene stare in scia a Zamperini? Qualcuno lo sta già teorizzando: ognuno per sé, con liste autonome. E come andrà andrà, con equilibri da ristabilire alla conta dei voti e accordi da prendere, poi, prima del ballottaggio.
A.M.
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