In viaggio a tempo indeterminato/320: stranezze sotto controllo
In questi ultimi anni a quasi ogni Paese ho dedicato un momento "stranezze". In pratica un elenco di tutte quelle bizzarrie che colpiscono l'attenzione. In genere passano parecchie settimane prima che io possa stilare una lista. Serve del tempo per osservare usanze, capire costumi e rendersi conto che quello in cui ci si trova immersi è in realtà qualcosa di unico e irripetibile.
In Cina, durante i festeggiamenti del Capodanno, tutto questo tempo non serve. Bastano pochi giorni per venire travolti da una moltitudine tale di "stranezze" da farti quasi girare la testa.
Insieme all'India, credo sia uno dei pochi Paesi a fare questo effetto, intensificato anche dal fatto che della Cina si conosce relativamente poco. E mi sono resa conto che generalmente anche quel poco è avvolto da mistero, dicerie e pregiudizi. Credo sia normale. Fin dalla notte dei tempi, l'uomo ha costruito miti e leggende per spiegare ciò che non conosceva. Ecco con la Cina è successa più o meno la stessa cosa, il ché, a pensarci bene, è piuttosto singolare dato che la comunità cinese in Italia è molto grande.
Dopo aver superato il primo momento di straniamento, la Cina si è rivelata una risorsa inesauribile di spunti.
Sarà che avevo aspettative diverse su questo Paese.
Per fare un esempio? Le biciclette.
Pensavo di vedere una miriade di biciclette sfrecciare per le strade cinesi. Non so perché ma ero convinta mi sarei catapultata nella versione asiatica dell'Olanda e invece... sì le bici ci sono ma sono al 90% elettriche.
Incredibile le quantità, i colori e le tipologia disponibili.
Ce n'è per tutti i gusti, da quelle con il cestino con fiori finti inclusi, a quelle a forma di Snoopy. Ok forse queste ultime sono più simili a moto o sidecar o qualcosa di ibrido, ma vanno alla stessa velocità delle bici.
Insomma, l'elettrico in Cina è diffusissimo non solo tra i mezzi a due ruote ma anche tra le auto. Più della metà delle auto elettriche del mondo, circolano in Cina. Un mercato gigantesco e devo ammettere che fa un certo effetto ritrovarsi a un incrocio a osservare tutti questi mezzi che non emettono gas di scarico e sono super silenziosi se paragonati a una macchina tradizionale.
Vedendo così tanti mezzi elettrici, il mio primo pensiero è stato: ma come li ricaricano? Le classiche colonnine per ricaricare non si vedono, eppure un modo c'è sicuramente.
Facendo una ricerca veloce online, ho trovato che, oltre all'asfalto che ricarica le batterie delle auto, esistono in Cina delle vere e proprie stazioni di servizio in cui è possibile arrivare all'80% di carica della batteria in soli 20 minuti. Direi che a livello tecnologico sono parecchio avanti... di certo non è il "Paese delle biciclette" che mi aspettavo di trovare!
Ovviamente per noleggiare queste biciclette serve un'app, ma non entrerò nel dettaglio perché credo sia già chiaro che quelle iconcine colorate sullo schermo del telefono qui servono per tutto.
Ma sono fondamentali anche per un altro tipo di noleggio, quello dei vestiti tradizionali.
Lo so, sembra folle e forse un po' strano lo è, ma i centri storici delle città turistiche cinesi sono disseminati di negozi che affittano abiti.
Ai cinesi piace moltissimo indossare i vestiti tradizionali del luogo in cui si trovano per scattarsi foto o semplicemente passeggiare con ermellini in testa o lunghe gonne colorate. È come se così cercassero di rivivere la storia di quel luogo per apprezzarlo più a fondo, o forse è solo perché vengono foto più carine.
Fa un effetto stranissimo. Di primo acchito ti viene da dire "oh, che carini!". Alla millesima persona però ci ripensi e passa tutta la poesia.
Questa usanza coinvolge davvero tutti, indipendentemente dall'età e dal sesso.
È un po' come se noi andassimo in gita a Roma e noleggiassimo tutti un costume da gladiatore.
O è come se per le strade di Venezia tutti passeggiassero vestiti da gondolieri.
Sembrerebbe tutto così assurdo ma meraviglioso allo stesso tempo.
Passiamo ora a una stranezza vietata ai minori di 18, ma diffusissima in Cina.
I distributori di "oggettisca hard".
Si tratta di minuscole stanzette, dislocate nelle vie centrali delle città, a cui si accede generalmente spostando una tenda di plastica con stampate scritte probabilmente di "avvertimento".
Dentro al minuscolo stanzino si trovano macchinette che vendono dalle lattine di bibite alle bambole gonfiabili.
Dopo la sezione dei noodles in scatola, c'è quella dei vibratori e accanto alla macchinetta delle caramelle, c'è quella dei preservativi.
La cosa fondamentale è non sbagliare il numero che si digita quando si sceglie il prodotto perché è un attimo entrare cercando una bibita e uscire con una mutanda commestibile.
VIDEO: https://youtu.be/qRA1RSnmens
Fin qui ho raccontato stranezze che onestamente mai mi sarei aspettata di trovare in Cina. Ma c'è qualcosa di cui invece si parla spesso e che mi sono sempre chiesta quanto fosse realtà e quanto finzione. Per sintetizzare tutto con una parola direi: il controllo.
C'è l'idea che la Cina sia un enorme "grande fratello" che sa sempre dove sei, cosa fai, cosa pensi.
Ora, non posso negare la massiccia presenza di telecamere. Se ne vedono a centinaia solo facendo una passeggiata in una qualunque città. Posizionate praticamente ovunque, spesso a gruppi di 3 o 4, sembrano poter vedere davvero qualunque cosa.
Devo confessare che nelle prime ore mi mettevano un po' a disagio tutti quegli "occhi" puntati. Ma dal secondo giorno ho iniziato a notarle meno, come fosse scontanto che ci fossero. E dal terzo giorno non mi ricordavo più di farci caso.
Come turista devo ammettere che questa è l'unica forma di "controllo" che abbiamo notato, oltre alla verifica del passaporto ogni volta che si entra in una stazione o si prende un autobus. Per il resto non posso dire che abbiamo sentito altre "pressioni", cosa che invece è avvenuta, seppur in modi molto diversi, in altri Paesi visitati in passato.
È un discorso complesso quello della presenza di telecamere perché credo che sia molto molto sottile il confine tra "servono per la sicurezza" e "servono per il controllo".
È anche vero che ormai questa questione non riguarda più solo la Cina. Anche molte grandi città più vicine a noi, penso ad esempio a Londra, hanno installato moltissime CCTV. Diversa per ora resta la proporzione. Si stima che in Cina ci sia almeno una telecamera ogni 3 persone, mentre nella capitale inglese il rapporto è di 1 a 10.
Rivedendo un po' l'elenco delle bizzarrie che ho appena fatto, mi rendo conto che c'è un unico grande filo conduttore. Lo sviluppo tecnologico è sicuramente alla base di molti dei comportamenti e delle abitudini che abbiamo osservato in Cina.
E ci sarebbe da aprire una parentesi lunghissima su quanto questa crescita tecnologica porti con sé enormi potenzialità ma anche enormi problemi.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, diceva l'Uomo Ragno. Forse è proprio di queste "responsabilità" che a volte ci si dimentica.
In Cina, durante i festeggiamenti del Capodanno, tutto questo tempo non serve. Bastano pochi giorni per venire travolti da una moltitudine tale di "stranezze" da farti quasi girare la testa.
Insieme all'India, credo sia uno dei pochi Paesi a fare questo effetto, intensificato anche dal fatto che della Cina si conosce relativamente poco. E mi sono resa conto che generalmente anche quel poco è avvolto da mistero, dicerie e pregiudizi. Credo sia normale. Fin dalla notte dei tempi, l'uomo ha costruito miti e leggende per spiegare ciò che non conosceva. Ecco con la Cina è successa più o meno la stessa cosa, il ché, a pensarci bene, è piuttosto singolare dato che la comunità cinese in Italia è molto grande.
Dopo aver superato il primo momento di straniamento, la Cina si è rivelata una risorsa inesauribile di spunti.
Sarà che avevo aspettative diverse su questo Paese.
Per fare un esempio? Le biciclette.
Pensavo di vedere una miriade di biciclette sfrecciare per le strade cinesi. Non so perché ma ero convinta mi sarei catapultata nella versione asiatica dell'Olanda e invece... sì le bici ci sono ma sono al 90% elettriche.
Incredibile le quantità, i colori e le tipologia disponibili.
Ce n'è per tutti i gusti, da quelle con il cestino con fiori finti inclusi, a quelle a forma di Snoopy. Ok forse queste ultime sono più simili a moto o sidecar o qualcosa di ibrido, ma vanno alla stessa velocità delle bici.
Insomma, l'elettrico in Cina è diffusissimo non solo tra i mezzi a due ruote ma anche tra le auto. Più della metà delle auto elettriche del mondo, circolano in Cina. Un mercato gigantesco e devo ammettere che fa un certo effetto ritrovarsi a un incrocio a osservare tutti questi mezzi che non emettono gas di scarico e sono super silenziosi se paragonati a una macchina tradizionale.
Vedendo così tanti mezzi elettrici, il mio primo pensiero è stato: ma come li ricaricano? Le classiche colonnine per ricaricare non si vedono, eppure un modo c'è sicuramente.
Facendo una ricerca veloce online, ho trovato che, oltre all'asfalto che ricarica le batterie delle auto, esistono in Cina delle vere e proprie stazioni di servizio in cui è possibile arrivare all'80% di carica della batteria in soli 20 minuti. Direi che a livello tecnologico sono parecchio avanti... di certo non è il "Paese delle biciclette" che mi aspettavo di trovare!
Ovviamente per noleggiare queste biciclette serve un'app, ma non entrerò nel dettaglio perché credo sia già chiaro che quelle iconcine colorate sullo schermo del telefono qui servono per tutto.
Ma sono fondamentali anche per un altro tipo di noleggio, quello dei vestiti tradizionali.
Lo so, sembra folle e forse un po' strano lo è, ma i centri storici delle città turistiche cinesi sono disseminati di negozi che affittano abiti.
Ai cinesi piace moltissimo indossare i vestiti tradizionali del luogo in cui si trovano per scattarsi foto o semplicemente passeggiare con ermellini in testa o lunghe gonne colorate. È come se così cercassero di rivivere la storia di quel luogo per apprezzarlo più a fondo, o forse è solo perché vengono foto più carine.
Fa un effetto stranissimo. Di primo acchito ti viene da dire "oh, che carini!". Alla millesima persona però ci ripensi e passa tutta la poesia.
Questa usanza coinvolge davvero tutti, indipendentemente dall'età e dal sesso.
È un po' come se noi andassimo in gita a Roma e noleggiassimo tutti un costume da gladiatore.
O è come se per le strade di Venezia tutti passeggiassero vestiti da gondolieri.
Sembrerebbe tutto così assurdo ma meraviglioso allo stesso tempo.
Passiamo ora a una stranezza vietata ai minori di 18, ma diffusissima in Cina.
I distributori di "oggettisca hard".
Si tratta di minuscole stanzette, dislocate nelle vie centrali delle città, a cui si accede generalmente spostando una tenda di plastica con stampate scritte probabilmente di "avvertimento".
Dentro al minuscolo stanzino si trovano macchinette che vendono dalle lattine di bibite alle bambole gonfiabili.
Dopo la sezione dei noodles in scatola, c'è quella dei vibratori e accanto alla macchinetta delle caramelle, c'è quella dei preservativi.
La cosa fondamentale è non sbagliare il numero che si digita quando si sceglie il prodotto perché è un attimo entrare cercando una bibita e uscire con una mutanda commestibile.
VIDEO: https://youtu.be/qRA1RSnmens
Fin qui ho raccontato stranezze che onestamente mai mi sarei aspettata di trovare in Cina. Ma c'è qualcosa di cui invece si parla spesso e che mi sono sempre chiesta quanto fosse realtà e quanto finzione. Per sintetizzare tutto con una parola direi: il controllo.
C'è l'idea che la Cina sia un enorme "grande fratello" che sa sempre dove sei, cosa fai, cosa pensi.
Ora, non posso negare la massiccia presenza di telecamere. Se ne vedono a centinaia solo facendo una passeggiata in una qualunque città. Posizionate praticamente ovunque, spesso a gruppi di 3 o 4, sembrano poter vedere davvero qualunque cosa.
Devo confessare che nelle prime ore mi mettevano un po' a disagio tutti quegli "occhi" puntati. Ma dal secondo giorno ho iniziato a notarle meno, come fosse scontanto che ci fossero. E dal terzo giorno non mi ricordavo più di farci caso.
Come turista devo ammettere che questa è l'unica forma di "controllo" che abbiamo notato, oltre alla verifica del passaporto ogni volta che si entra in una stazione o si prende un autobus. Per il resto non posso dire che abbiamo sentito altre "pressioni", cosa che invece è avvenuta, seppur in modi molto diversi, in altri Paesi visitati in passato.
È un discorso complesso quello della presenza di telecamere perché credo che sia molto molto sottile il confine tra "servono per la sicurezza" e "servono per il controllo".
È anche vero che ormai questa questione non riguarda più solo la Cina. Anche molte grandi città più vicine a noi, penso ad esempio a Londra, hanno installato moltissime CCTV. Diversa per ora resta la proporzione. Si stima che in Cina ci sia almeno una telecamera ogni 3 persone, mentre nella capitale inglese il rapporto è di 1 a 10.
Rivedendo un po' l'elenco delle bizzarrie che ho appena fatto, mi rendo conto che c'è un unico grande filo conduttore. Lo sviluppo tecnologico è sicuramente alla base di molti dei comportamenti e delle abitudini che abbiamo osservato in Cina.
E ci sarebbe da aprire una parentesi lunghissima su quanto questa crescita tecnologica porti con sé enormi potenzialità ma anche enormi problemi.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, diceva l'Uomo Ragno. Forse è proprio di queste "responsabilità" che a volte ci si dimentica.
Angela (e Paolo)