Festa della donna: quattro casi di discriminazione in un video dell'ufficio di parità
In occasione della ricorrenza dell'8 marzo la consigliera di parità della provincia di Lecco, Marianna Ciambrone, ha diffuso un video dal titolo # ordinaria discriminazione- Women at work.
Si tratta di una produzione, realizzata dal regista Mattia Conti in collaborazione con l'avvocata Monica Rosano, consulente legale dello stesso servizio provinciale, dove si raccontano quattro casi di discriminazione, realmente trattati dall'ufficio.
In una decina di minuti di video, le voci che si susseguono raccontano prima un colloquio discriminatorio di una mamma con tre bambini che si trova ad avere a che fare con con il possibile datore di lavoro che alla notizia della numerosa prole, cambia atteggiamento e le nega chiaramente l'opportunità di assunzione.
Il secondo caso riguarda un demansionamento al rientro dalla maternità, con una donna che da coordinatrice del settore import dell'azienda si vede privata del suo ruolo, assegnato ad un uomo e poi spostata a lavorare in un altro spazio, un magazzino. Situazione che l'hanno portata a lottare per difendere i propri diritti e ad essere di esempio per altre donne.
Il terzo caso è stato titolato "gender pay gap" e racconta di una lavoratrice che paga il suo essere madre e che non riceve il premio di produzione “intero” ma decurtato dai giorni di congedo. La stessa ha dovuto lottare per poter ottenere quanto era suo diritto, previsto dalla legge.
L'ultima storia è relativa alle molestie sul luogo di lavoro subite da due amiche. Entrambe hanno comunicato al datore di lavoro di essere in gravidanza e la reazione del titolare è stata quella di insultarle, minacciando la chiusura dell'azienda e puntando contro il dito in quanto “irresponsabili” anche nei confronti dei colleghi che per questa ragione avrebbero potuto perdere il posto di lavoro. In 15 giorni la loro posizione è stata sostituita con 5 uomini. Le due donna hanno dovuto cambiare stile di vita per sfuggire a questo tipo di violenze verbali, che si perpetravano sul luogo di lavoro;: non sono più colleghe ma amiche.
Si tratta di una produzione, realizzata dal regista Mattia Conti in collaborazione con l'avvocata Monica Rosano, consulente legale dello stesso servizio provinciale, dove si raccontano quattro casi di discriminazione, realmente trattati dall'ufficio.
In una decina di minuti di video, le voci che si susseguono raccontano prima un colloquio discriminatorio di una mamma con tre bambini che si trova ad avere a che fare con con il possibile datore di lavoro che alla notizia della numerosa prole, cambia atteggiamento e le nega chiaramente l'opportunità di assunzione.
Il secondo caso riguarda un demansionamento al rientro dalla maternità, con una donna che da coordinatrice del settore import dell'azienda si vede privata del suo ruolo, assegnato ad un uomo e poi spostata a lavorare in un altro spazio, un magazzino. Situazione che l'hanno portata a lottare per difendere i propri diritti e ad essere di esempio per altre donne.
Il terzo caso è stato titolato "gender pay gap" e racconta di una lavoratrice che paga il suo essere madre e che non riceve il premio di produzione “intero” ma decurtato dai giorni di congedo. La stessa ha dovuto lottare per poter ottenere quanto era suo diritto, previsto dalla legge.
L'ultima storia è relativa alle molestie sul luogo di lavoro subite da due amiche. Entrambe hanno comunicato al datore di lavoro di essere in gravidanza e la reazione del titolare è stata quella di insultarle, minacciando la chiusura dell'azienda e puntando contro il dito in quanto “irresponsabili” anche nei confronti dei colleghi che per questa ragione avrebbero potuto perdere il posto di lavoro. In 15 giorni la loro posizione è stata sostituita con 5 uomini. Le due donna hanno dovuto cambiare stile di vita per sfuggire a questo tipo di violenze verbali, che si perpetravano sul luogo di lavoro;: non sono più colleghe ma amiche.
WOMEN AT WORK – 8 MARZO 2024
#ordinariadiscriminazione
La Consigliera di Parità della Provincia di Lecco, Dr.ssa Marianna Ciambrone in una intervista a quattro mani con la consulente legale del suo Ufficio, Avvocata Monica Rosano.
Dr.ssa Ciambrone, perché questo video?
Ogni giorno assisto a discriminazioni, più o meno gravi, sui luoghi di lavoro nei confronti delle donne.
Mi sono però resa conto che il problema è quasi inesistente per chi non ha un osservatorio privilegiato come il mio e che spesso tende a liquidare il fenomeno come “problemi di donne” che “magari succedevano anni fa”.
Così invece non è. La discriminazione di genere è viva e attiva e si ripete ogni giorno. Questo video ha lo scopo di accendere i riflettori sul tema.
Ho voluto far conoscere a tutta la cittadinanza 4 casi, selezionati per macroaree, realmente trattati dal mio ufficio; storie di ordinaria discriminazione raccontate direttamente dalle protagoniste.
La piena e concreta parità di genere è ancora un miraggio, secondo lei Dr.ssa Ciambrone?
La parità di genere è composta da tanti tasselli che ancora troppo spesso non coincidono tra loro.
Le leggi ci sono, anche se si può auspicare a fare meglio, ma la loro applicazione concreta si scontra spesso con la realtà di ogni giorno.
Io e l’avvocata Rosano le vediamo tutti i giorni e i motivi sono tanti.
Si va dalla discriminazione nell’accesso al lavoro, con le famose “domande vietate”, al demansionamento al rientro dalla maternità, sino ad arrivare alle molestie. Il mio Ufficio, inoltre, ha lavorato molto sul tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e quindi sull’organizzazione sociale. Ma le pari opportunità non hanno ancora il posto prioritario che dovrebbero avere.
Le discriminazioni nei confronti delle donne continuano ad essere frequentissime.
E Lecco non è un’oasi felice. Le riscontriamo nella pubblica amministrazione così come nelle aziende, grandi o piccole che siano. Per non parlare delle grandi catene commerciali, dove c’è scarsissima attenzione al benessere delle lavoratrici.
Nell’anno 2023 il mio ufficio ha preso in carico 40 richieste per svariate motivazioni e nel solo mese di gennaio 2024 ci sono state già 14 prese in carico.
Cosa può fare una donna discriminata sul lavoro, Dr.ssa Ciambrone?
Una donna che è vittima di discriminazioni come prima cosa può rivolgersi al mio Ufficio, che ha il compito, in via preliminare, di cercare la conciliazione con il datore di lavoro.
In questi anni il nostro primo approccio è positivo: spieghiamo che la produttività non sempre è legata alla presenza e cerchiamo di promuovere la flessibilità oraria e lo smartworking. Ma se trovo davanti un muro allora si passa alla fase giudiziaria. Seppur con un trend molto molto lento devo dire, però, che nel 2023 ho assistito a discriminazioni anche nei confronti dei padri, soprattutto se chiedono il congedo parentale dopo la nascita di un figlio o se sono separati con affidamento congiunto.
Si sono presentati anche casi, molti, di molestie sui luoghi di lavoro anche in danno di uomini che hanno portato addirittura l’apertura di fascicoli innanzi alla Procura.
In cosa consiste la difesa della Consigliera di parità in giudizio, Avv. Rosano?
La Consigliera di Parità può interviene in un giudizio già avviato per sostenere le difese della lavoratrice o del lavoratore ai fini del risarcimento e per vedere riconosciuta la discriminazione; può intervenire nel processo penale per costituirsi parte civile nei procedimenti relativi a fattispecie di discriminazione e chiede il risarcimento del danno; può introdurre un'azione autonoma davanti al Giudice del Lavoro per il riconoscimento della discriminazione.
Attualmente, come Ufficio, introdurremo innanzi al Tribunale del Lavoro una serie di azioni, grazie alla determinazione di diverse lavoratrici e lavoratori.
Il cammino da fare è ancora lungo, Dr.ssa Ciambrone?
Molte neo mamme abbandonano il lavoro, il tasso di disoccupazione femminile è ancora troppo alto.
Le convalide delle dimissioni delle donne con bambini sotto i tre anni di età hanno quale unica motivazione “l’impossibilità di gestire i tempi lavorativi con i tempi di cura familiare” mentre i neo papà si dimettono per “cambio aziena”.
Qualche passo in avanti però lo abbiamo fatto.
Nel 2022 sono stata promotrice del protocollo sulla Genitorialità condivisa che è stata sottoscritto da tutte le parti sindacali e datoriali, oltre che dal CPO dell’ordine degli avvocati di Lecco e dall’Ordine dei Consulenti del lavoro.
E Lecco è la prima provincia italiana ad avere un protocollo di tale portata.
Dr.ssa Ciambrone ci può raccontare qualcosa in più sul Protocollo della Genitorialità condivisa del settembre 2022?
Il protocollo spinge verso un netto cambiamento culturale. Si propone la condivisione reale e netta della genitorialità in modo che non siano sempre e solo le donne a dover richiedere strumenti di flessibilità oraria, part- time o addirittura modifica delle mansioni per potersi occupare dei figli. E’ giusto e necessario che anche i padri facciano al proprio datore di lavoro le medesime richieste.
Questo agevolerebbe, anche, le aziende che hanno in organico un elevato numero di personale femminile e eviterebbe che sia sempre la donna a dover rinunciare a “fare straordinario”, “partire per una trasferta estera”, “ ricoprire ruoli di responsabilità”.
I figli si fanno in due; il “peso” obiettivo ed indiscutibile, va diviso in due.
Fatta eccezione per la maternità obbligatoria, tutto il resto deve vederci pari per ritrovarci pari, anche sul posto di lavoro.
Possiamo dire che qualcosa si muove, allora Avv. Rosano?
Le decisioni vengono ancora prese dagli uomini, nella maggior parte dei casi.
E questo deve cambiare. Noi siamo per la politica del merito.
Ma è giusto che il valore femminile possa esprimersi, che le donne vengano messe nelle condizioni di esercitare potere nelle fasi decisionali che contano.
Alla fine torniamo al problema culturale, Avv. Rosano, oppure no?
E’ una domanda che mi pongo spesso.
E la risposta è sì. L’ostacolo è culturale, la donna viene ancora ingabbiata in ruoli tradizionali.
Noi invece dobbiamo lavorare perché la nostra diversità emerga senza omologarci agli uomini.
L’emancipazione economica delle donne ha molti effetti positivi sullo sviluppo dei Paesi: stimola la produttività, fa crescere l’uguaglianza dei redditi e aumenta la diversificazione economica che, a sua volta, sostiene la resilienza economica, e non lo dico io, lo dice il Fondo Monetario Internazionale.
Insomma, più donne lavorano, più le economie crescono.
Quello delle disuguaglianze di genere non è solo un tema di ingiustizia sociale, ma anche una barriera alla crescita economica e un ostacolo alla costruzione di società più resilienti.
Avv. Rosano, in cosa consiste l’attività di sensibilizzazione e prevenzione della Consigliera di Parità?
Dal 2021,sono Coordinatrice dei Progetti Scuola e Parità dell’ Ufficio della Consigliera di Parità. Quando si parla di parità di genere nel mondo del lavoro si intende garantire diritti, responsabilità e opportunità in egual misura a uomini e donne e soddisfare gli stessi bisogni, esigenze e necessità per ambo i sessi.
Esistono azioni concrete e strategie specifiche per eliminare la disuguaglianza nel mondo del lavoro e ridurre il divario tra uomini e donne.
Una di queste è la formazione delle nuove generazioni.
La scuola è il luogo educativo e formativo dove si pongono le basi per lo sviluppo della crescita personale e civica dei futuri cittadini e delle future cittadine: l’uguaglianza, le pari opportunità di genere, la valorizzazione delle differenze, sono in questa ottica, temi trasversali e fondativi di tutto il fare scuola. Sulla base di queste considerazioni il progetto “GenitorialitàCondivisa” si è proposto di diffondere la cultura di genere nei percorsi scolastici secondari secondo grado.
Il progetto si sviluppa in due fasi: una fase teorica dove sono trattati argomenti quali: gli stereotipi nel mondo del lavoro, le molestie sui loghi di lavoro; il gender gap; i colloqui di lavoro – i colloqui discriminatori;il Codice delle Pari Opportunità. - il Codice delle Pari Opportunità. Una seconda fase che consiste in un laboratorio di 2 ore ca. con la simulazione teatrale da parte dei ragazzi (rappresentazione di una lavoratricemadre – un lavoratorepadre). Ad oggi l’adesione delle scuole del lecchese e oggionese è massiva.
Lavoro e scuola sono gli ambienti chiave per raggiungere la parità di genere.