In viaggio a tempo indeterminato/319: la 'nostra' Cina, tradizione e modernità
Prima di partire, io e Paolo andavamo spesso a mangiare in un ristorante di cucina cinese.
Ci sembrava un po' di essere nella nostra amata Asia, nonostante il Resegone sullo sfondo dicesse il contrario.
Escludendo l'anatra e poche altre cose, avevamo assaggiato quasi tutto il menù, per poi tornare sui nostri grandi classici: ravioli al vapore, riso alla cantonese, pollo con le mandorle e grappa alla rosa a chiudere il tutto.
"Chissà se in Cina le mangiano davvero queste cose!" ci chiedevamo alla fine di ogni cena.
E mi ricordo che una volta abbiamo fermato la timida ragazza che serviva ai tavoli per farle quella domanda.
"È un po' diverso" ci aveva risposto lei imbarazzata.
"In Cina non beviamo mai le bevande fredde con i pasti, solo acqua calda che aiuta la digestione".
A noi era bastato quello per incuriosirci. Quello e il fatto che la Cina rappresentasse un mondo ancora chiuso, con un visto difficile da ottenere e di cui si conosceva relativamente poco... quindi super interessante!
Tutto questo succedeva 10 anni fa, o poco più.
Oggi, finalmente, dopo tutti questi anni, potremo scoprire se anche in Cina nel riso mettono piselli e prosciutto.
La Cina, quindi, era sempre stata nei nostri piani. Per motivi burocratici e logistici però, era sempre rimasta esclusa dai nostri itinerari di viaggio... fino a Dicembre 2023.
"Dal primo Dicembre, per un anno, chi possiede passaporto italiano può recarsi in Cina, senza visto, per un soggiorno massimo di 15 giorni".
Dopo aver letto la notizia il nostro primo pensiero è stato: "Ok, è un segno. Ci andiamo!"
Seguito da un "ma varrà anche per la frontiera via terra? Siamo in Vietnam e il confine è vicino!"
E da un "ma 15 giorni sono pochissimi in Cina!"
Per farla breve, la Cina sembrava essere diventata una meta facile, ma solo all'apparenza, perché le complicazioni e i dubbi erano ancora lì.
Taglio corto sorvolando su tutte le email mandate agli uffici visti e alle ambasciate per ottenere informazioni, su tutte le ricerche fatte online su blog e siti, su tutte le domande lette su forum e pagine Facebook.
Sorvolo su tutto anche perché il riassunto di giorni e giorni di ricerche sarebbe solo uno: "boh!". Nessuno sembrava saperne niente, qualcuno azzardava, la maggior parte tergiversavano.
In tutta quella nebbia di informazioni e opinioni, ci siamo sentiti come degli esploratori che aprono nuove vie... oddio "nuove" la Cina sta' lì da millenni!
Per farla breve, tutto è bene quel che finisce bene e noi siamo entrati in Cina.
Risolti quindi i problemi legati all'attraversamento frontiera, siamo passati a dover gestire tutte le altre questioni: gli stringatissimi 15 giorni e le temutissime App.
Per il primo punto, abbiamo deciso di concentrarci su una zona ben definita del Paese: lo Yunnan.
Si tratta della provincia a sud-ovest della Cina. Basta guardare una mappa qualunque per rendersi conto dell'immensità di questo Paese. 9.597.000km quadrati, 31 volte l'Italia... TRENTUNO!
Incredibile come dietro un nome di sole 4 lettere si nasconda un mondo.
Fatta pace con il fatto che avremmo potuto visitare solo una minuscola frazione della Cina, ci siamo infilati nel mirabolante mondo delle applicazioni. Anche in questo caso, come per la questione "burocratica", internet ci ha risolto molti dubbi e ce ne ha messi altrettanti.
In Cina, le applicazioni sul cellulare sono fondamentali. Servono per pagare, per comprare i biglietti dei treni o degli autobus, per chiamare i taxi, per ordinare il cibo, per tradurre, per leggere recensioni.
E tu dirai: vabbè ma anche noi usiamo moltissime app per fare queste cose.
Ecco, la Cina in questo è avanti (o indietro, dipende da come la si guarda) anni luce.
Le applicazioni come mezzo di pagamento sono così diffuse che praticamente nessuno usa più i contanti. Dalle bancarelle del mercato, al ristorante di quartiere, passando per gli autobus urbani e i templi a cui fare donazioni. Si scannerizza il QR e si paga in pochi istanti.
Facile e veloce. Certo per arrivare alla parte del "veloce" devi averci prima passato ore e ore davanti allo schermo per associare la tua carta bancomat straniera, tra traduzioni cinese-italiano e spunte da mettere per accettare condizioni che nella migliore delle ipotesi ti faranno ricevere un sms di "benvenuto" e nella peggiore venderanno i tuoi dati agli abitanti di Plutone.
Pagare con le App in Cina è la norma. Tanto che avevamo prelevato il primo giorno l'equivalente di 10€ in Yuan, la moneta cinese, ma dato che nessuno ha mai il resto, credo li ricambieremo prima di entrare nel prossimo Paese.
Messe da parte tutte queste questioni, entrare in Cina per noi ha voluto dire iniziare a scrivere un capitolo importante del nostro viaggio.
Un capitolo che già dalle prime ore ci ha fatto capire che le parole che useremo di più, e in egual misura, saranno "tradizione" e "modernità".
Templi antichi e grattacieli.
Biciclette e auto elettriche.
Ravioli fatti a mano e robot che preparano gelati.
Sculture di banconote e app per fare l'elemosina.
Contraddizioni, una marea di contraddizioni, un'infinità di contraddizioni che alla fine ti fanno amare un Paese ma anche odiarlo.
Il nostro viaggio in Cina sarà un modo per sbirciare in un mondo che conosciamo infinitamente poco ma che da anni ormai, fa parte anche della nostra realtà quotidiana.
La comunità cinese in Italia, infatti, è molto grande e conta più di 330.000 persone.
All'inizio parlavo appunto del nostro ristorante cinese di fiducia, che tra l'altro qualche anno fa ha chiuso, ma quello è solo un piccolissimo esempio.
E non serve che io stia qui a elencare i negozi e le attività che impiegano cittadini cinesi, le conosciamo tutti.
Questa massiccia presenza ha fatto si che si creassero giudizi e stereotipi su questo Paese e la sua popolazione.
Ed è per questo che siamo ancora più motivati e gasati dall'idea di andare a vedere di persona com'è davvero la Cina e come si vive in questo "mondo parallelo".
Nel 2024 credo che il metodo "San Tommaso" sia sicuramente quello più veritiero ed efficace, soprattutto quando l'immagine da "smontare o confermare" è quella costruita in anni di programmi Tv e telegiornali che, per citare una massima di Paolo, sono sinceri come una banconota da 2€.
Ecco, la prima cosa che ci tengo a dire è che il pollo con le mandorle non l'abbiamo ancora visto, in compenso i ravioli al vapore ci sono ma sono di tutto un altro livello!
Ci sembrava un po' di essere nella nostra amata Asia, nonostante il Resegone sullo sfondo dicesse il contrario.
Escludendo l'anatra e poche altre cose, avevamo assaggiato quasi tutto il menù, per poi tornare sui nostri grandi classici: ravioli al vapore, riso alla cantonese, pollo con le mandorle e grappa alla rosa a chiudere il tutto.
"Chissà se in Cina le mangiano davvero queste cose!" ci chiedevamo alla fine di ogni cena.
E mi ricordo che una volta abbiamo fermato la timida ragazza che serviva ai tavoli per farle quella domanda.
"È un po' diverso" ci aveva risposto lei imbarazzata.
"In Cina non beviamo mai le bevande fredde con i pasti, solo acqua calda che aiuta la digestione".
A noi era bastato quello per incuriosirci. Quello e il fatto che la Cina rappresentasse un mondo ancora chiuso, con un visto difficile da ottenere e di cui si conosceva relativamente poco... quindi super interessante!
Tutto questo succedeva 10 anni fa, o poco più.
Oggi, finalmente, dopo tutti questi anni, potremo scoprire se anche in Cina nel riso mettono piselli e prosciutto.
La Cina, quindi, era sempre stata nei nostri piani. Per motivi burocratici e logistici però, era sempre rimasta esclusa dai nostri itinerari di viaggio... fino a Dicembre 2023.
"Dal primo Dicembre, per un anno, chi possiede passaporto italiano può recarsi in Cina, senza visto, per un soggiorno massimo di 15 giorni".
Dopo aver letto la notizia il nostro primo pensiero è stato: "Ok, è un segno. Ci andiamo!"
Seguito da un "ma varrà anche per la frontiera via terra? Siamo in Vietnam e il confine è vicino!"
E da un "ma 15 giorni sono pochissimi in Cina!"
Per farla breve, la Cina sembrava essere diventata una meta facile, ma solo all'apparenza, perché le complicazioni e i dubbi erano ancora lì.
Taglio corto sorvolando su tutte le email mandate agli uffici visti e alle ambasciate per ottenere informazioni, su tutte le ricerche fatte online su blog e siti, su tutte le domande lette su forum e pagine Facebook.
Sorvolo su tutto anche perché il riassunto di giorni e giorni di ricerche sarebbe solo uno: "boh!". Nessuno sembrava saperne niente, qualcuno azzardava, la maggior parte tergiversavano.
In tutta quella nebbia di informazioni e opinioni, ci siamo sentiti come degli esploratori che aprono nuove vie... oddio "nuove" la Cina sta' lì da millenni!
Per farla breve, tutto è bene quel che finisce bene e noi siamo entrati in Cina.
Risolti quindi i problemi legati all'attraversamento frontiera, siamo passati a dover gestire tutte le altre questioni: gli stringatissimi 15 giorni e le temutissime App.
Per il primo punto, abbiamo deciso di concentrarci su una zona ben definita del Paese: lo Yunnan.
Si tratta della provincia a sud-ovest della Cina. Basta guardare una mappa qualunque per rendersi conto dell'immensità di questo Paese. 9.597.000km quadrati, 31 volte l'Italia... TRENTUNO!
Incredibile come dietro un nome di sole 4 lettere si nasconda un mondo.
Fatta pace con il fatto che avremmo potuto visitare solo una minuscola frazione della Cina, ci siamo infilati nel mirabolante mondo delle applicazioni. Anche in questo caso, come per la questione "burocratica", internet ci ha risolto molti dubbi e ce ne ha messi altrettanti.
In Cina, le applicazioni sul cellulare sono fondamentali. Servono per pagare, per comprare i biglietti dei treni o degli autobus, per chiamare i taxi, per ordinare il cibo, per tradurre, per leggere recensioni.
E tu dirai: vabbè ma anche noi usiamo moltissime app per fare queste cose.
Ecco, la Cina in questo è avanti (o indietro, dipende da come la si guarda) anni luce.
Le applicazioni come mezzo di pagamento sono così diffuse che praticamente nessuno usa più i contanti. Dalle bancarelle del mercato, al ristorante di quartiere, passando per gli autobus urbani e i templi a cui fare donazioni. Si scannerizza il QR e si paga in pochi istanti.
Facile e veloce. Certo per arrivare alla parte del "veloce" devi averci prima passato ore e ore davanti allo schermo per associare la tua carta bancomat straniera, tra traduzioni cinese-italiano e spunte da mettere per accettare condizioni che nella migliore delle ipotesi ti faranno ricevere un sms di "benvenuto" e nella peggiore venderanno i tuoi dati agli abitanti di Plutone.
Pagare con le App in Cina è la norma. Tanto che avevamo prelevato il primo giorno l'equivalente di 10€ in Yuan, la moneta cinese, ma dato che nessuno ha mai il resto, credo li ricambieremo prima di entrare nel prossimo Paese.
Messe da parte tutte queste questioni, entrare in Cina per noi ha voluto dire iniziare a scrivere un capitolo importante del nostro viaggio.
Un capitolo che già dalle prime ore ci ha fatto capire che le parole che useremo di più, e in egual misura, saranno "tradizione" e "modernità".
Templi antichi e grattacieli.
Biciclette e auto elettriche.
Ravioli fatti a mano e robot che preparano gelati.
Sculture di banconote e app per fare l'elemosina.
Contraddizioni, una marea di contraddizioni, un'infinità di contraddizioni che alla fine ti fanno amare un Paese ma anche odiarlo.
Il nostro viaggio in Cina sarà un modo per sbirciare in un mondo che conosciamo infinitamente poco ma che da anni ormai, fa parte anche della nostra realtà quotidiana.
La comunità cinese in Italia, infatti, è molto grande e conta più di 330.000 persone.
All'inizio parlavo appunto del nostro ristorante cinese di fiducia, che tra l'altro qualche anno fa ha chiuso, ma quello è solo un piccolissimo esempio.
E non serve che io stia qui a elencare i negozi e le attività che impiegano cittadini cinesi, le conosciamo tutti.
Questa massiccia presenza ha fatto si che si creassero giudizi e stereotipi su questo Paese e la sua popolazione.
Ed è per questo che siamo ancora più motivati e gasati dall'idea di andare a vedere di persona com'è davvero la Cina e come si vive in questo "mondo parallelo".
Nel 2024 credo che il metodo "San Tommaso" sia sicuramente quello più veritiero ed efficace, soprattutto quando l'immagine da "smontare o confermare" è quella costruita in anni di programmi Tv e telegiornali che, per citare una massima di Paolo, sono sinceri come una banconota da 2€.
Ecco, la prima cosa che ci tengo a dire è che il pollo con le mandorle non l'abbiamo ancora visto, in compenso i ravioli al vapore ci sono ma sono di tutto un altro livello!
Angela e Paolo