Lecco: ci sono 50 piante da eliminare e 300 da potare
Cinquanta vecchie piante da abbattere, 92 nuove da mettere a dimora, 300 interventi di potatura: è il piano comunale per il verde urbano da qui alla primavera. Un piano apparentemente massiccio ma che in realtà rientra nella normalità: così è stato sottolineato nel corso di un’apposita conferenza stampa convocata dall’assessore comunale alla cura della città Maria Sacchi e alla quale ha partecipato l’agronomo Giulio Fezzi.
La decisione di pubblicizzare il più possibile gli interventi in arrivo è legata da un lato a rassicurare i lecchesi e a prevenire eventuali proteste per questo o quell’albero tagliato e richieste di chiarimenti che tradizionalmente accompagnano gli abbattimenti, come del resto è accaduto proprio negli ultimi giorni quando si è proceduto a tagliare alcuni alberi in viale Monte Grappa e all’Addio Monti, dall’altro lato a presentare quello che la stessa assessore Sacchi ha definito una sorta di nuovo corso: «In passato – le sue parole – a decidere gli interventi necessari era la stessa impresa alla quale veniva appaltato il servizio di manutenzione. E ciò non andava bene. Adesso, il Comune può invece avvalersi della consulenza diretta di un agronomo così da poter garantire lo studio e l’analisi del verde durante tutto l’anno. Di questa consulenza sono felice, l’ho richiesta fin dall’inizio del mio mandato. E rispetto al passato, per il verde ci sono anche più risorse economiche. In bilancio ci sono due voci: circa 500mila euro per la gestione ordinaria che significa sostanzialmente il taglio dell’erba e altrettanti per la gestione straordinaria. Per gli interventi di questa primavera è prevista una spesa di 174mila euro. Bisogna anche ricordare che il Comune spende 150mila euro solo per la sfalcio a bordo strade e sono tre giri all’anno, quando magari ne servirebbero quattro o cinque. E poi ci sono le aiuole fiorite che non è solo una questione estetica: un giorno parleremo dei benefici psicologici della fioritura».
«Indubbiamente – ha detto l’agronomo – spiace sempre dover abbattere alcune piante, ma a volte si è costretti. C’è, per esempio, il problema del cancro dei platani: la legge prescrive che siano abbattute le piante malate e anche quelle vicine per evitare il contagio e il diffondersi della malattia. Ci sono, poi, le situazioni di pericolo e le cosiddette interferenze: quando le piante costituiscono un problema per la visibilità e la viabilità, per le scuole o per alcune proprietà private. E infine vanno calcolate le piante infestanti, arrivate chissà come e che creano intralcio all’altra vegetazione o perché magari piantate in maniera impropria come nel caso di chi si libera dell’albero di Natale piantandolo in un un’aiuola… Per ragioni di costi si tende a condensare gli interventi in poco tempo e così l’intervento complessivo appare più massiccio, ma in realtà siamo nella norma».
Il patrimonio arboreo cittadino è costituito da 5.500 alberi, 1.500 dei quali sono tigli e platani, «le piante che danno i maggiori problemi – ha proseguito Fezzi – e quindi ben un terzo degli alberi del territorio comunale crea problemi. Ma se calcoliamo in cento anni la vita media di un albero, e per un albero di città non è detto che ci arrivi, si può stimare che ogni anno cinquanta piante vadano sostituite. Per quest’anno, siamo dunque nell’ordinarietà».
Per quanto riguarda le potature, 300 come detto quelle previste entro il mese di marzo, in una città sono sostanzialmente una scelta obbligata per diminuire alcuni disagi da parte dei cittadini favorendo così una convivenza più “pacifica” tra abitanti e verde. E’ il caso, per esempio, dei tigli di viale Turati per i quali più volte i residenti si sono lamentati perché tolgono luce alle abitazioni. A proposito di lamentele, inoltre, ci sono i ginkgo biloba di via Filzi dove per errore nel corso della ristrutturazione urbanistica dell’area ex Sae sono stati piantati esemplari femminili, anziché maschili, e quindi che fruttificano, con il risultato che i frutti cadono a terra e se calpestati emanano odori pestilenziali che ci si porta in giro con le scarpe. Un problema all’attenzione degli uffici anche se andare a sostituire una quarantina di piante non è una “passeggiata”.
Sul fronte delle nuove essenze, la piantumazione prevista va a sostituire le piante eliminate e a compensare i vuoti lasciati dall’eliminazione di piante frondose.
Da parte sua, l’assessore Sacchi ha anche assicurato la piantumazione di ulteriori piante nella zona del Bione di Rivabella, nell’ambito del cantiere per il raddoppio della pista ciclopedonale.
PER LA PRESENTAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVISTI, CLICCA QUI
La decisione di pubblicizzare il più possibile gli interventi in arrivo è legata da un lato a rassicurare i lecchesi e a prevenire eventuali proteste per questo o quell’albero tagliato e richieste di chiarimenti che tradizionalmente accompagnano gli abbattimenti, come del resto è accaduto proprio negli ultimi giorni quando si è proceduto a tagliare alcuni alberi in viale Monte Grappa e all’Addio Monti, dall’altro lato a presentare quello che la stessa assessore Sacchi ha definito una sorta di nuovo corso: «In passato – le sue parole – a decidere gli interventi necessari era la stessa impresa alla quale veniva appaltato il servizio di manutenzione. E ciò non andava bene. Adesso, il Comune può invece avvalersi della consulenza diretta di un agronomo così da poter garantire lo studio e l’analisi del verde durante tutto l’anno. Di questa consulenza sono felice, l’ho richiesta fin dall’inizio del mio mandato. E rispetto al passato, per il verde ci sono anche più risorse economiche. In bilancio ci sono due voci: circa 500mila euro per la gestione ordinaria che significa sostanzialmente il taglio dell’erba e altrettanti per la gestione straordinaria. Per gli interventi di questa primavera è prevista una spesa di 174mila euro. Bisogna anche ricordare che il Comune spende 150mila euro solo per la sfalcio a bordo strade e sono tre giri all’anno, quando magari ne servirebbero quattro o cinque. E poi ci sono le aiuole fiorite che non è solo una questione estetica: un giorno parleremo dei benefici psicologici della fioritura».
«Indubbiamente – ha detto l’agronomo – spiace sempre dover abbattere alcune piante, ma a volte si è costretti. C’è, per esempio, il problema del cancro dei platani: la legge prescrive che siano abbattute le piante malate e anche quelle vicine per evitare il contagio e il diffondersi della malattia. Ci sono, poi, le situazioni di pericolo e le cosiddette interferenze: quando le piante costituiscono un problema per la visibilità e la viabilità, per le scuole o per alcune proprietà private. E infine vanno calcolate le piante infestanti, arrivate chissà come e che creano intralcio all’altra vegetazione o perché magari piantate in maniera impropria come nel caso di chi si libera dell’albero di Natale piantandolo in un un’aiuola… Per ragioni di costi si tende a condensare gli interventi in poco tempo e così l’intervento complessivo appare più massiccio, ma in realtà siamo nella norma».
Il patrimonio arboreo cittadino è costituito da 5.500 alberi, 1.500 dei quali sono tigli e platani, «le piante che danno i maggiori problemi – ha proseguito Fezzi – e quindi ben un terzo degli alberi del territorio comunale crea problemi. Ma se calcoliamo in cento anni la vita media di un albero, e per un albero di città non è detto che ci arrivi, si può stimare che ogni anno cinquanta piante vadano sostituite. Per quest’anno, siamo dunque nell’ordinarietà».
Per quanto riguarda le potature, 300 come detto quelle previste entro il mese di marzo, in una città sono sostanzialmente una scelta obbligata per diminuire alcuni disagi da parte dei cittadini favorendo così una convivenza più “pacifica” tra abitanti e verde. E’ il caso, per esempio, dei tigli di viale Turati per i quali più volte i residenti si sono lamentati perché tolgono luce alle abitazioni. A proposito di lamentele, inoltre, ci sono i ginkgo biloba di via Filzi dove per errore nel corso della ristrutturazione urbanistica dell’area ex Sae sono stati piantati esemplari femminili, anziché maschili, e quindi che fruttificano, con il risultato che i frutti cadono a terra e se calpestati emanano odori pestilenziali che ci si porta in giro con le scarpe. Un problema all’attenzione degli uffici anche se andare a sostituire una quarantina di piante non è una “passeggiata”.
Sul fronte delle nuove essenze, la piantumazione prevista va a sostituire le piante eliminate e a compensare i vuoti lasciati dall’eliminazione di piante frondose.
Da parte sua, l’assessore Sacchi ha anche assicurato la piantumazione di ulteriori piante nella zona del Bione di Rivabella, nell’ambito del cantiere per il raddoppio della pista ciclopedonale.
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D.C.