In viaggio a tempo indeterminato/314: la pioggia cambia ogni cosa
Mi ricordo ancora la faccia del compagno di mia sorella la prima volta che è arrivato in Italia e ha iniziato a piovere. È inglese e per lui la pioggia è una condizione normale, a differenza del sole che invece è decisamente più "eccezionale".
Stavamo camminando nel centro di Bergamo per mostrargli le bellezze locali dato che era la sua prima visita in terra lombarda.
Non era una bella giornata e il cielo era coperto da grosse nuvole scure minacciose. Noi passeggiavamo tranquilli osservando le vetrine con in mano un gelato, quando a un certo punto gocce d'acqua grosse e insistenti hanno iniziato a bagnare le strade.
Un fuggi fuggi generale è cominciato. Chi si nascondeva sotto le tettoie. Chi correva a ripararsi dentro i negozi di Via XX Settembre. Chi cercava disperatamente di aprire l’ombrello inceppato dopo giorni di inutilizzo.
Tempo cinque minuti e la strada prima affollata e rumorosa, si era trasformata in un deserto silenzioso e umido.
Lui, che di quelle 4 gocce quasi non si era accorto, ha iniziato a preoccuparsi. “Cosa è successo? Perché scappano tutti?” ci chiedeva ansioso. “Sta piovendo!” “Si ok, ma perché scappano tutti? Voi italiani siete fatti di sapone?”
A quella domanda eravamo scoppiati tutti a ridere. Mio cognato aveva le sue ragioni in effetti. Non credo che qualche goccia d’acqua possa farci sciogliere, anche se proprio piacevole a volte non è.
Quello è stato il primo episodio che mi ha fatto rivedere il mio odio verso la pioggia. In viaggio poi, negli ultimi 6 anni, ce ne sono stati tanti altri di momenti che mi hanno fatto apprezzare anche un bel temporale o un acquazzone improvviso.
In questa fase della mia vita, mi godo e quasi ricerco la lentezza che solo una giornata di pioggia ti può regalare.
Che poi “lentezza” è un parolone perché qui in Vietnam la pioggia non fa rallentare proprio niente e nessuno.
I motorini, presenza costante sulle strade vietnamite, non spariscono quando piove, anzi.
I venditori ambulanti, che con le loro merci disposte a terra sembrano quadri viventi, muniti di cappello a cono e impermeabile, continuano imperterriti la loro attività.
I bambini non smettono di giocare davanti casa e persino chi va in bicicletta sembra indifferente all’acqua.
Tutto procede come niente fosse, solo un po’ più incelofanato.
Negli ultimi giorni la pioggia, qui nella parte centrale del Vietnam, non ci ha proprio dato tregua. In questa zona la stagione delle piogge dura moltissimo, quasi 6 mesi. Trovare finestre di tempo, non dico soleggiato ma almeno nuvoloso, è quasi un miracolo. Consapevoli del fatto che non siamo fatti di sapone o di altro materiale che si sciolga a contatto con un liquido, stavolta abbiamo deciso di provare l’approccio vietnamita e siamo usciti ad esplorare una città magica, Hoi An. Nonostante le secchiate d’acqua che Zeus sembrava divertirsi a lanciare dal cielo, devo dire che ce la siamo goduta e ne è venuta fuori un’esperienza affascinante.
La prima cosa che abbiamo fatto è stata toglierci le scarpe e indossare le nostre fedeli infradito di gomma. Se c’è una cosa peggiore di avere i piedi bagnati è avere le scarpe inzuppate. Non si asciugano mai. Ci vogliono ore e ore con l'asciugacapelli acceso per ottenere un risultato diverso dal “livello umidità foresta pluviale”. Glisserò sulla questione odore che comunque tutti possiamo facilmente immaginare.
Indossare le infradito, quando piove forte, fa abbastanza caldo e le strade sono piane, è sicuramente un’ottima scelta. Bisogna fare un po’ di attenzione a non scivolare ma dopo un po’ di pratica tutto diventa più semplice.
Altro elemento fondamentale è il k-way. I nostri vengono con noi da 6 anni e adesso stanno un po’ iniziando a cedere, ma fanno ancora il loro umido lavoro di tenerci asciutti.
Nella nostra mise metà “tipi da spiaggia” metà “palombari”, siamo usciti ad avventurarci tra le strade pozzangherose di Hoi An, la città delle lanterne.
Le scene a cui abbiamo avuto l’onore di assistere credo che resteranno per sempre nella mia memoria. La pioggia non ha tolto nulla alla città, anzi, le ha donato un fascino e uno charme unici.
Prima di tutto, dal punto di vista visivo e fotografico, vedere le lanterne colorate riflettersi nelle pozze d’acqua delle strade rende tutto meravigliosamente magico.È come se venissero moltiplicate dai riflessi e in un certo qual modo fossero ancora più luminose e decorative. Persino le facciate color ambra degli edifici storici sembrano illuminarsi con la pioggia. Non so se è un effetto ottico, ma il cielo grigio e le gocce d’acqua rendono ancora più vivi i colori. Come se si accendesse una luce su ciò che è vivace e allegro.
Altro effetto che ha provocato in me questo clima è stata la sensazione di aver fatto un salto nel tempo. Come se per qualche ora stessi esplorando la Hoi An del passato, quel grande porto commerciale dove giungevano mercanti cinesi, giapponesi ed europei. Qui, dopo giorni e giorni di navigazione, trovavano un porto sicuro dove stabilirsi per i loro scambi commerciali e in cambio lasciavano edifici dal sapore nipponico.
Ecco, le strade allagate dalla pioggia dove passano solo biciclette e quei pochi avventurosi turisti, sembrano dei portali spazio temporali che ti conducono in un’epoca che non esiste più. Ti mostrano in modo ancora più evidente e romantico il passato glorioso di questa città che poi è stata abbandonata per secoli ed è come se si fosse “cristallizzata”.
Oggi Hoi An non è più così. Si è trasformata in un rinomato centro turistico che attrae ogni giorno moltissimi visitatori. Questo ha sicuramento intaccato il suo fascino e la sua atmosfera di paesino tranquillo e sonnecchiante.
Ma quando piove, quando l’acqua del fiume riempie i marciapiedi e quasi nessuno ha voglia di avventurarsi fuori dal proprio riparo, in quei momenti lì, questa città ritrova tutta la sua magia. Come se la pioggia lavasse via il superfluo per lasciare spazio soltanto a ciò che è fondamentale.
Stavamo camminando nel centro di Bergamo per mostrargli le bellezze locali dato che era la sua prima visita in terra lombarda.
Non era una bella giornata e il cielo era coperto da grosse nuvole scure minacciose. Noi passeggiavamo tranquilli osservando le vetrine con in mano un gelato, quando a un certo punto gocce d'acqua grosse e insistenti hanno iniziato a bagnare le strade.
Un fuggi fuggi generale è cominciato. Chi si nascondeva sotto le tettoie. Chi correva a ripararsi dentro i negozi di Via XX Settembre. Chi cercava disperatamente di aprire l’ombrello inceppato dopo giorni di inutilizzo.
Tempo cinque minuti e la strada prima affollata e rumorosa, si era trasformata in un deserto silenzioso e umido.
Lui, che di quelle 4 gocce quasi non si era accorto, ha iniziato a preoccuparsi. “Cosa è successo? Perché scappano tutti?” ci chiedeva ansioso. “Sta piovendo!” “Si ok, ma perché scappano tutti? Voi italiani siete fatti di sapone?”
A quella domanda eravamo scoppiati tutti a ridere. Mio cognato aveva le sue ragioni in effetti. Non credo che qualche goccia d’acqua possa farci sciogliere, anche se proprio piacevole a volte non è.
Quello è stato il primo episodio che mi ha fatto rivedere il mio odio verso la pioggia. In viaggio poi, negli ultimi 6 anni, ce ne sono stati tanti altri di momenti che mi hanno fatto apprezzare anche un bel temporale o un acquazzone improvviso.
In questa fase della mia vita, mi godo e quasi ricerco la lentezza che solo una giornata di pioggia ti può regalare.
Che poi “lentezza” è un parolone perché qui in Vietnam la pioggia non fa rallentare proprio niente e nessuno.
I motorini, presenza costante sulle strade vietnamite, non spariscono quando piove, anzi.
I venditori ambulanti, che con le loro merci disposte a terra sembrano quadri viventi, muniti di cappello a cono e impermeabile, continuano imperterriti la loro attività.
I bambini non smettono di giocare davanti casa e persino chi va in bicicletta sembra indifferente all’acqua.
Tutto procede come niente fosse, solo un po’ più incelofanato.
Negli ultimi giorni la pioggia, qui nella parte centrale del Vietnam, non ci ha proprio dato tregua. In questa zona la stagione delle piogge dura moltissimo, quasi 6 mesi. Trovare finestre di tempo, non dico soleggiato ma almeno nuvoloso, è quasi un miracolo. Consapevoli del fatto che non siamo fatti di sapone o di altro materiale che si sciolga a contatto con un liquido, stavolta abbiamo deciso di provare l’approccio vietnamita e siamo usciti ad esplorare una città magica, Hoi An. Nonostante le secchiate d’acqua che Zeus sembrava divertirsi a lanciare dal cielo, devo dire che ce la siamo goduta e ne è venuta fuori un’esperienza affascinante.
La prima cosa che abbiamo fatto è stata toglierci le scarpe e indossare le nostre fedeli infradito di gomma. Se c’è una cosa peggiore di avere i piedi bagnati è avere le scarpe inzuppate. Non si asciugano mai. Ci vogliono ore e ore con l'asciugacapelli acceso per ottenere un risultato diverso dal “livello umidità foresta pluviale”. Glisserò sulla questione odore che comunque tutti possiamo facilmente immaginare.
Indossare le infradito, quando piove forte, fa abbastanza caldo e le strade sono piane, è sicuramente un’ottima scelta. Bisogna fare un po’ di attenzione a non scivolare ma dopo un po’ di pratica tutto diventa più semplice.
Altro elemento fondamentale è il k-way. I nostri vengono con noi da 6 anni e adesso stanno un po’ iniziando a cedere, ma fanno ancora il loro umido lavoro di tenerci asciutti.
Nella nostra mise metà “tipi da spiaggia” metà “palombari”, siamo usciti ad avventurarci tra le strade pozzangherose di Hoi An, la città delle lanterne.
Le scene a cui abbiamo avuto l’onore di assistere credo che resteranno per sempre nella mia memoria. La pioggia non ha tolto nulla alla città, anzi, le ha donato un fascino e uno charme unici.
Prima di tutto, dal punto di vista visivo e fotografico, vedere le lanterne colorate riflettersi nelle pozze d’acqua delle strade rende tutto meravigliosamente magico.È come se venissero moltiplicate dai riflessi e in un certo qual modo fossero ancora più luminose e decorative. Persino le facciate color ambra degli edifici storici sembrano illuminarsi con la pioggia. Non so se è un effetto ottico, ma il cielo grigio e le gocce d’acqua rendono ancora più vivi i colori. Come se si accendesse una luce su ciò che è vivace e allegro.
Altro effetto che ha provocato in me questo clima è stata la sensazione di aver fatto un salto nel tempo. Come se per qualche ora stessi esplorando la Hoi An del passato, quel grande porto commerciale dove giungevano mercanti cinesi, giapponesi ed europei. Qui, dopo giorni e giorni di navigazione, trovavano un porto sicuro dove stabilirsi per i loro scambi commerciali e in cambio lasciavano edifici dal sapore nipponico.
Ecco, le strade allagate dalla pioggia dove passano solo biciclette e quei pochi avventurosi turisti, sembrano dei portali spazio temporali che ti conducono in un’epoca che non esiste più. Ti mostrano in modo ancora più evidente e romantico il passato glorioso di questa città che poi è stata abbandonata per secoli ed è come se si fosse “cristallizzata”.
Oggi Hoi An non è più così. Si è trasformata in un rinomato centro turistico che attrae ogni giorno moltissimi visitatori. Questo ha sicuramento intaccato il suo fascino e la sua atmosfera di paesino tranquillo e sonnecchiante.
Ma quando piove, quando l’acqua del fiume riempie i marciapiedi e quasi nessuno ha voglia di avventurarsi fuori dal proprio riparo, in quei momenti lì, questa città ritrova tutta la sua magia. Come se la pioggia lavasse via il superfluo per lasciare spazio soltanto a ciò che è fondamentale.
Angela (e Paolo)