Gino Bartali fermò il giorno più lungo delle tute blu
Palmiro Togliatti durante un comizio di campagna elettorale
“Hanno sparato a Togliatti”, anche nel lecchese si trattenne il fiato temendo ripercussioni di carattere nazionale e locale. Il tam-tam della notizia dilagò poco dopo le 11.30 del 14 luglio 1948, portato dalla radio, in quanto la TV non c’era ancora. I primi particolari riferivano che Togliatti, leader del Partito Comunista Italiano, era stato atteso da un giovane presso palazzo Montecitorio in Roma ed era stato colpito da quattro colpi di pistola. Risultava seriamente ferito, ma non in condizioni tali da ritenerlo in pericolo di vita.
Il gesto del giovane fanatico venne interpretato a sinistra come un tentativo reazionario per cancellare o ridimensionare il Partito Comunista La base popolare del P.C.I., come del P.S.I., diede subito inizio a scioperi e manifestazioni di vivace protesta. La città di Lecco era allora densa di fabbriche metalmeccaniche e metallurgiche con tantissime tute blu. In ogni rione la maggioranza delle tute blu diventava “rossa” nel sindacato di Giuseppe Di Vittorio.
L’Italia scossa dall’evento e percorsa da manifestazioni di protesta lungo tutta la penisola, visse nell’incubo di una guerra civile. Scattarono blocchi stradali e ferroviari, occupazione di fabbriche; si formarono cortei dove i manifestanti apparvero aggressivi contro le forze dell’ordine, in particolare la Polizia del ministro Scelba.
Lo sciopero generale scoppiò anche a Lecco, cortei di lavoratori raggiungevano piazza Garibaldi, momenti di tensione si verificarono in alcune fabbriche tra favorevoli e contrari allo sciopero, ritenuto troppo politico. Erano da tempo evidenti le lacerazioni politiche tra la Camera del Lavoro e la corrente cristiana del sindacato sostenuta dalle ACLI, una distanza che si era rivelata sempre più consistente durante la campagna elettorale del 18 aprile 1948.
In improvvisati comizi presso i maggiori complessi industriali non si mancò di accennare con veemenza a manovre per un colpo di Stato come quello che gli anziani compagni ricordavano ai tempi del delitto Matteotti che cancellò le opposizioni.
Per la verità le vicende non erano andate così. Alcuni anni dopo, rievocando quei giorni caldi del ’48 un dirigente comunista dichiarò che la D.C. non aveva bisogno di fare la repressione avendo stravinto con il voto popolare del 18 aprile, sostenuta dall’organizzazione capillare delle parrocchie e dell’Azione Cattolica. I dirigenti del P.C.I. locale fecero opera di moderazione con riunioni urgenti presso la sede della federazione allora in via Cairoli, angolo via Carlo Cattaneo. Era già in fase di organizzazione il primo congresso provinciale del P.C.I. di Lecco che si svolse presso il Circolo Luigi Bonfanti in quartiere San Giovanni, eleggendo alla carica di segretario Dalife Mazza.
Gino Bartali festeggiato a Lecco dal Moto Velo Club
Le notizie su Palmiro Togliatti erano, intanto, confortanti, e con un appello radiofonico aveva confermato personalmente il suo migliorato stato di salute ed invitava i compagni a rientrare nei ranghi.
E così avvenne, l’Italia riprese la via del dibattito politico e democratico, pur divisa dal colore delle bandiere e delle idee, ma piena di voglia di rinascere dopo la tragedia spaventosa della guerra.
Diversi anni dopo Gino Bartali venne invitato a Lecco, festeggiato dal Moto Velo Club locale per la sua straordinaria carriera ciclistica. Nel saluto di indirizzo all’illustre ospite, l’allora presidente del Moto Velo Club, Giorgio Zoboli, accennò garbatamente alle vicende di un’estate lontana che anche a Lecco erano state stemperate dal grande successo di Gino Bartali al Tour de France. Il che portò a commentare da uno dei presenti che anche la storia è proprio una ruota che gira.
A.B.