In viaggio a tempo indeterminato/289: è arrivata l'estate
Ti distrai un attimo e BAM... è arrivata l'estate!
L'estate è sempre stata la mia stagione preferita. So che c'è chi non la sopporta e appena scatta il 22 giugno inizia a contare i giorni che mancano a Natale.
Per me, però, è una stagione che sa di leggerezza.
Si alleggeriscono i vestiti da indossare.
Si alleggeriscono i cibi da mangiare.
Le chiacchiere sotto l'ombrellone sono più leggere.
E anche i pensieri diventano più leggeri.
È il periodo dell'anno in cui si possono rimandare le decisioni e posticipare le incombenze noiose.
Ci si può prendere una pausa selettiva da ciò che non si vuole affrontare.
Le scuse che si possono usare per questo procrastinare sono molte, ma la più funzionale e gettonata è sicuramente una: "Fa troppo caldo..."
Alzi la mano chi non ha mai usato il caldo come scusa per evitarsi una seccatura.
Che poi, a pensarci bene, ce lo insegnano fin da bambini che la calura è la scusa giusta per non fare qualcosa.
"Mamma perché da noi le scuole chiudono d'estate e in altri Paesi no?" mi ricordo di aver chiesto da bambina. "Perché da noi a Luglio e Agosto fa troppo caldo per andare a scuola."
Il caldo. Un essere mitologico a tre teste che sputa fuoco e scioglie gelati.
Così potente da far chiudere scuole, uffici, aziende.
Così furbo da far aprire piscine, sagre della salamella e vagonate di ombrelloni.
A me il caldo non è mai dispiaciuto, forse perché quando lo vedevo sbucare all'orizzonte sapevo che la leggerezza si stava avvicinando, insieme alle pesche e all'anguria.
Ecco, il mio rapporto con il caldo ha iniziato a incrinarsi quando ho conosciuto Paolo.
Lui proprio non lo sopporta. Appena intuisce che il termometro potrebbe segnare temperature sopra i 25 gradi, inizia ad andare in panico.
Mi ricordo ancora la prima estate calda che abbiamo passato a Lecco. Eravamo appena andati ad abitare in un appartamento al quarto piano senza ascensore. Vista bellissima fuori, forno dentro.
Paolo ha dormito per due mesi in mutande sul pavimento di piastrelle.
È lì che ho capito che il caldo non fa esattamente lo stesso effetto a tutti.
Ma il mio rapporto con le alte temperature ha subito un drastico cambiamento quando siamo partiti nel 2018 e a Gennaio ci siamo trovati ad affrontare i 30 gradi umidi della Malesia.
È in quei giorni che ho realizzato che non avrei più potuto usare la scusa "fa caldo" per fare le cose altrimenti non avrei più fatto assolutamente nulla.
Credo che sia anche il momento in cui Paolo ha realizzato che doveva rivedere la sua soglia di sopportazione delle alte temperature.
Insomma quel gennaio del 2018 ha cambiato molte più cose di quelle che potessimo immaginare.
Allora, però, ancora non sapevo che sfide avrei dovuto affrontare dopo, quando abbiamo deciso di vivere su un mezzo.
Dormire in macchina in Messico ci ha fatto sudare 70 camicie, altro che 7.
La notte peggiore me la ricordo come fosse ieri.
Eravamo a Puerto Escondido, famosa località di mare sulla costa ovest del Paese. Avevamo parcheggiato a pochi metri dalla spiaggia nella speranza che soffiasse un po' di brezza, ma nulla.
A distanza di quasi due anni, credo che quella sia stata l'unica notte che abbiamo passato con tutti i finestrini completamente abbassati. Incoscienti? Pazzi? Forse solo annebbiati da quel caldo appiccicoso e soffocante.
Dopo quella nottata ho iniziato a rimpiangere i piedi freddi e i maglioni a collo alto.
Ma la vera metamorfosi è avvenuta la scorsa estate quando siamo andati in Iran a luglio.
Ora, l'Iran non è certo rinomato per essere una destinazione fresca, dato che il deserto più caldo del mondo si trova proprio lì.
Se poi ci aggiungiamo che si deve andare in giro con un velo in testa, con le maglie a manica lunga e i pantaloni che coprono le caviglie, ecco che la ricetta per odiare la calura è servita.
In quel periodo, nei molti momenti passati lontano da un ventilatore o da un bocchettone dell'aria condizionata, ho ripensato alla Angela bambina che amava il caldo.
Avrei voluto tornare indietro e dirle: "Il caldo fa schifo! È davvero un mostro a tre teste che sputa fuoco. Trasferisciti in Alaska!"
Non credo mi avrebbe ascoltata, con il suo ghiacciolo al limone in mano, ma magari le avrei insinuato il dubbio.
Vabbè, il passato è passato, ora veniamo al presente.
Perché qui ci siamo distratti un attimo ed è arrivata l'estate anche in Turchia.
Siamo passati dalle piogge monsoniche ai 30 gradi da un giorno all'altro.
E quando viaggi su un van come il nostro, con il motore proprio sotto il sedile, quei 30 gradi diventano percepiti 40.
Quindi ora abbiamo due scenari all'orizzonte:
1) Scioglierci rimpiangendo il gelo nepalese di Dicembre.
2) Trovare una meta più fresca che sia raggiungibile in breve tempo nonostante la nostra velocità massima di crociera sia di 60 km/h.
Ci aspetta un'estate da prendere con leggerezza, tanta leggerezza, un'infinità di leggerezza... e qualche quintale di anguria!
L'estate è sempre stata la mia stagione preferita. So che c'è chi non la sopporta e appena scatta il 22 giugno inizia a contare i giorni che mancano a Natale.
Per me, però, è una stagione che sa di leggerezza.
Si alleggeriscono i vestiti da indossare.
Si alleggeriscono i cibi da mangiare.
Le chiacchiere sotto l'ombrellone sono più leggere.
E anche i pensieri diventano più leggeri.
È il periodo dell'anno in cui si possono rimandare le decisioni e posticipare le incombenze noiose.
Ci si può prendere una pausa selettiva da ciò che non si vuole affrontare.
Le scuse che si possono usare per questo procrastinare sono molte, ma la più funzionale e gettonata è sicuramente una: "Fa troppo caldo..."
Alzi la mano chi non ha mai usato il caldo come scusa per evitarsi una seccatura.
Che poi, a pensarci bene, ce lo insegnano fin da bambini che la calura è la scusa giusta per non fare qualcosa.
"Mamma perché da noi le scuole chiudono d'estate e in altri Paesi no?" mi ricordo di aver chiesto da bambina. "Perché da noi a Luglio e Agosto fa troppo caldo per andare a scuola."
Il caldo. Un essere mitologico a tre teste che sputa fuoco e scioglie gelati.
Così potente da far chiudere scuole, uffici, aziende.
Così furbo da far aprire piscine, sagre della salamella e vagonate di ombrelloni.
A me il caldo non è mai dispiaciuto, forse perché quando lo vedevo sbucare all'orizzonte sapevo che la leggerezza si stava avvicinando, insieme alle pesche e all'anguria.
Ecco, il mio rapporto con il caldo ha iniziato a incrinarsi quando ho conosciuto Paolo.
Lui proprio non lo sopporta. Appena intuisce che il termometro potrebbe segnare temperature sopra i 25 gradi, inizia ad andare in panico.
Mi ricordo ancora la prima estate calda che abbiamo passato a Lecco. Eravamo appena andati ad abitare in un appartamento al quarto piano senza ascensore. Vista bellissima fuori, forno dentro.
Paolo ha dormito per due mesi in mutande sul pavimento di piastrelle.
È lì che ho capito che il caldo non fa esattamente lo stesso effetto a tutti.
Ma il mio rapporto con le alte temperature ha subito un drastico cambiamento quando siamo partiti nel 2018 e a Gennaio ci siamo trovati ad affrontare i 30 gradi umidi della Malesia.
È in quei giorni che ho realizzato che non avrei più potuto usare la scusa "fa caldo" per fare le cose altrimenti non avrei più fatto assolutamente nulla.
Credo che sia anche il momento in cui Paolo ha realizzato che doveva rivedere la sua soglia di sopportazione delle alte temperature.
Insomma quel gennaio del 2018 ha cambiato molte più cose di quelle che potessimo immaginare.
VIDEO:
Allora, però, ancora non sapevo che sfide avrei dovuto affrontare dopo, quando abbiamo deciso di vivere su un mezzo.
Dormire in macchina in Messico ci ha fatto sudare 70 camicie, altro che 7.
La notte peggiore me la ricordo come fosse ieri.
Eravamo a Puerto Escondido, famosa località di mare sulla costa ovest del Paese. Avevamo parcheggiato a pochi metri dalla spiaggia nella speranza che soffiasse un po' di brezza, ma nulla.
A distanza di quasi due anni, credo che quella sia stata l'unica notte che abbiamo passato con tutti i finestrini completamente abbassati. Incoscienti? Pazzi? Forse solo annebbiati da quel caldo appiccicoso e soffocante.
Dopo quella nottata ho iniziato a rimpiangere i piedi freddi e i maglioni a collo alto.
Ma la vera metamorfosi è avvenuta la scorsa estate quando siamo andati in Iran a luglio.
Ora, l'Iran non è certo rinomato per essere una destinazione fresca, dato che il deserto più caldo del mondo si trova proprio lì.
Se poi ci aggiungiamo che si deve andare in giro con un velo in testa, con le maglie a manica lunga e i pantaloni che coprono le caviglie, ecco che la ricetta per odiare la calura è servita.
In quel periodo, nei molti momenti passati lontano da un ventilatore o da un bocchettone dell'aria condizionata, ho ripensato alla Angela bambina che amava il caldo.
Avrei voluto tornare indietro e dirle: "Il caldo fa schifo! È davvero un mostro a tre teste che sputa fuoco. Trasferisciti in Alaska!"
Non credo mi avrebbe ascoltata, con il suo ghiacciolo al limone in mano, ma magari le avrei insinuato il dubbio.
Vabbè, il passato è passato, ora veniamo al presente.
Perché qui ci siamo distratti un attimo ed è arrivata l'estate anche in Turchia.
Siamo passati dalle piogge monsoniche ai 30 gradi da un giorno all'altro.
E quando viaggi su un van come il nostro, con il motore proprio sotto il sedile, quei 30 gradi diventano percepiti 40.
Quindi ora abbiamo due scenari all'orizzonte:
1) Scioglierci rimpiangendo il gelo nepalese di Dicembre.
2) Trovare una meta più fresca che sia raggiungibile in breve tempo nonostante la nostra velocità massima di crociera sia di 60 km/h.
Ci aspetta un'estate da prendere con leggerezza, tanta leggerezza, un'infinità di leggerezza... e qualche quintale di anguria!
Angela (e Paolo)