Quella beneficenza che impoverisce lo Stato
Se mi spacco una gamba non voglio sperare che quel giorno ci sia in servizio un volontario che mi soccorre, conto, pagando pure le tasse, che ci sia lo Stato a garantire il soccorso e la cura.
Invece, sempre più, siamo a chiedere aiuto al volontariato, sempre più, siamo a chiedere aiuto alla beneficenza.
L'ennesima evidenza è l'attuale raccolta fondi per l'emergenza alluvione.
Ed è così ogni volta.
C'è quella per la ricerca, per una crisi alimentare, per un bene pubblico, un ospedale ect
Guardiamo questa ora dell'alluvione
Cento associazioni, comuni, parrocchie, Enti, privati organizzano la loro raccolta fondi
E gli italiani ci sono anche questa volta.
Ci sono sempre.
Non si tirano mai indietro
Quello che resta in fondo, per scelta, conseguenza, opportunità, è lo Stato.
Perché per l'emergenza alluvione in Emilia Romagna, per le mascherine o il centro vaccinale Covid, per la ricerca scientifica, per un Bene pubblico devo sostituirmi allo Stato che i fondi ce li ha, ed ha il dovere morale e istituzionale di trovarli e impiegarli, invece che raccoglierli per cento rivoli privati, non in prestito ma a fondo perduto?
Al volontariato e al buon cuore si affidano troppi compiti che dovrebbero essere dello Stato e, in questo modo, ci si dimentica dell'importanza che deve avere il welfare e l'Istituzione.
Per intenderci: se un uomo mi chiede un pezzo di pane glielo do. Ma è compito dello Stato fare in modo che quell'uomo non abbia bisogno del mio pezzo di pane
I soldi ci sono. Sembra una banalità ma lo Stato spende 28 miliardi di € all'anno, tutti gli anni, 72 milioni di € al giorno, tutti i giorni, per le spese militari.
Ogni anno in oltre 200 miliardi sono quantificati gli sprechi della PA
Spendiamo miliardi così, pure per un Ponte sullo Stretto e non abbiam soldi per salvaguardare il Territorio e soccorrere i propri cittadini?