A Maggianico 'Alpi: trame e visioni', nuova mostra di fotografia allestita al circolo Figini
È una sperimentazione che parla di amore per le Alpi quella esposta nella mostra inaugurata sabato sera al Circolo Fratelli Figini di Lecco. Un legame, quello tra Sara Invernizzi e le Orobie, dopo anni di studi e ricerche oggi ha assunto un’altra forma, ovvero quella di un’esposizione intitolata “Alpi: trame e visioni”.
Sara Invernizzi
“In questi ultimi anni le mie ricerche si sono focalizzate soprattutto sulle alpi valtellinesi, ovvero la zona sopra Gravedona. Tuttavia, ho scoperto narrazioni e racconti che si muovono lungo tutto l’arco alpino” ha spiegato l’autrice, oggi residente in val San Martino. “Alla base di tale immaginario c’è anche il desiderio di dare delle risposte a delle rigidità climatiche o a delle situazioni di paura. Spesso, dietro le sensazioni che provo quando visito certi luoghi ci sono proprio delle leggende”. Una nutrita platea di visitatori ascoltava assorta le parole dell’antropologa.“L’obiettivo delle fotografie che compongono questa mostra è proprio quello di raccontare tali percezioni in chiave moderna. Le alpi sono un tessuto ricchissimo di narrazioni che si sovrappongono alle geologie, agli elementi naturali e al tempo. Tali racconti aprono a delle risposte nuove, nuove ritualità e nuovi modi di percepire” ha proseguito Sara Invernizzi. “Nel primo scatto io mi travesto da allocco. Nell’antichità le persone che si travestivano acquisivano una modalità diversa di vedere il mondo. Mettendomi nei panni dell’allocco io ho sviluppato le riflessioni rappresentate dai gruppi di foto successivi, ognuno legato ad una stagione”.
Davide Re
Tra una serie di scatti e l’altra, inoltre, era esposti dei testi scritti sempre dalla giovane studiosa. “Nei testi ci sono riferimenti a tanti aspetti della cultura alpina. Essi forniscono un contributo decisivo al racconto delle fotografie. Spero che queste letture possano stimolare la vostra curiosità” ha aggiunto l’autrice. “C’è poi la componente materica di questa mostra, collocata al centro della sala. Gli elementi presenti in quelle tre scatole sono sia naturali sia antropici in quanto raccontano delle storie connesse all’uomo”.I materiali in questione erano: lo spolverino, ovvero la sabbia fine usata dai muratori per intonacare gli edifici nelle valli; le foglie di faggio, usate per fare dei giacigli per gli animali; l’argilla della grotta e il fieno. Un racconto della montagna a 360 gradi che segna la differenza di stile tra Sara Invernizzi e gli autori esposti prima di lei in quelle stesse sale. “Con questa mostra, aperta fino al 9 giugno, si conclude la rassegna Fuori dal Tempo. Prima degli scatti di Sara Invernizzi, lo ricordiamo, è stato possibile ammirare le fotografie di Emilio Frisia, Giandomenico Spreafico, Pietro Buttera. Attraverso il suo lavoro Sara Invernizzi racconta leggende che ormai conoscono in pochi” ha spiegato Davide Re, presidente di Lumis Arte, ovvero l’associazione che ha organizzato la rassegna.Antonio Pattarini
L’ultimo intervento prima del rinfresco è stato quello di un soddisfatto Antonio Pattarini. “I membri della cooperativa che gestisce il circolo Figini hanno un unico obiettivo: far sì che questa struttura continui ad essere un punto di aggregazione e di incontro per tutti. Mostre come quella che inauguriamo oggi danno un contributo fondamentale al raggiungimento di questo risultato. Ringrazio Sara Invernizzi ed anche Lumis Arte” ha concluso il vicepresidente del circolo Figini.
A.Bes.