Nel 2019 travolse mortalmente un 22enne di Civate: in affidamento in prova, chiede di tornare in carcere
Nel riquadro Chetra Sponsiello
L'uomo era collocato dal 21 novembre scorso in una comunità brianzola dove stava scontando la propria pena con la misura alternativa dell'affidamento in prova ai servizi sociali in seguito a una condanna per omicidio stradale con fuga e omissione di soccorso per un grave incidente avvenuto nel mese di maggio 2019 sulla SS36 direzione Milano; qui, all'altezza dell'uscita Monza centro, morì Chetra Sponsiello, un giovane di 22 anni residente a Civate. Nella circostanza il giovane era stato investito dopo che era sceso dall'auto dopo un tamponamento per verificare i danni al proprio mezzo.
Ma i ritmi della comunità, secondo l'uomo, erano stati definiti troppo intensi: ''non ci lasciano respirare, meglio la cella che tutto quel lavoro'' avrebbe detto il 38enne. Sembra dunque che l'uomo abbia pensato che in fondo era più confortevole scontare la pena in carcere anziché beneficiare dell'opportunità della vita in comunità.
Detta alternativa al regime di restrizione carceraria o domiciliare, in omaggio alla funzione rieducativa della pena, mira a favorire, attraverso una minore compressione della libertà personale, il reinserimento sociale del condannato (cfr. Cassazione penale, sez. I, sentenza 10/01/2019 n° 1032).
I carabinieri pertanto lo hanno prelevato dalla comunità e trasferito nella casa circondariale di Monza dove sconterà la restante parte della pena.