'Quer pasticciaccio brutto' del PNRR
Enrico Baroncelli
Ma che cosa è successo? Perchè siamo arrivati a questo punto? Vorrei cercare di ricapitolare la situazione, almeno da come l'ho capita io, a partire proprio da quando, ormai tre anni fa, si è cominciato a parlare di questi "straordinari finanziamenti", "un'occasione unica per l'Italia". E ne vorrei parlare in termini molto semplici, come si può spiegare ai bambini (o ai miei giovani alunni).
Quindi, nell'estate del 2020, "Giuseppi" Conte, che era al suo secondo mandato come Presidente del Consiglio (Governo giallo-rosso, PD più 5 Stelle) e usciva (quasi) da una lotta alla pandemia che aveva visto l'Italia faticare non poco a cercare delle soluzioni, era andato a Bruxelles, dove era ormai accolto con una forte carica di simpatia e benevolenza dai vertici europei (Macron, Merkel, ecc.) a chiedere aiuti per una economia come la nostra fortemente provata dai lockdown e dalla recessione conseguente.
Il suo fare cordiale forse non aveva l'autorevolezza del suo futuro successore Mario Draghi, ma raccoglieva solidarietà e consensi nei vertici europei. Molto più di quanto si potesse immaginare e addirittura sperare: ben 210 miliardi di euro ("Next generation EU", per le generazioni future) messi a disposizione dall'Europa per il Governo italiano, purchè utilizzati in progetti riguardanti riforme strutturali, digitalizzazione e innovazione, riforme ambientali e di lungo periodo.
Benissimo, sorpreso lui stesso dal suo imprevedibile successo, Conte si era dato subito da fare per creare una organizzazione amministrativa parallela ai Ministeri (i famosi "300 tecnici" specializzati, qualcuno se ne ricorda?) per creare questi progetti in modo realistico e credibile, visto che l'Unione Europea li avrebbe giustamente valutati e controllati, prima di sborsare i finanziamenti promessi.
E qui si scatenò il finimondo, che lo avrebbe costretto alle dimissioni. Il Senatore Renzi e altri che purtroppo lo hanno seguito aprirono il fuoco a pallettoni incrociati: "Che bisogno c'è di nuovi tecnici che scavalchino i Ministeriali?". "Ma Conte sarà in grado di gestire tutti questi soldi? Non sarebbe meglio che li gestisse un altro Governo guidato da una personalità più esperta e introdotta in Europa?".
Fu così che nel febbraio 2021, dopo lo sgambetto del genio politico di Rignano, che tolse i suoi parlamentari, già scissionisti dal PD, dalla maggioranza che sorreggeva Conte, si affacciò sulla soglia di Palazzo Chigi, chiamato dal Presidente Mattarella, il "migliore dei migliori", cioè il pluricelebrato Mario Draghi, l'"uomo serio" che doveva finalmente garantire il buon uso di quei 210 miliardi, con dei progetti realmente credibili.
Il Governo di Draghi aveva per l'appunto questi due obiettivi, approvare una legge finanziaria salvifica, e organizzare per l'appunto questi famosi progetti. Per fare questo chiese "l'"unità nazionale", cioè la partecipazione di quasi tutti i Partiti, escluso quello di Giorgia Meloni (che così passò dal 4% al 30% dei voti) aderendo tutti al suo Governo, dalla Lega a Forza Italia, PD e 5 Stelle.
Purtroppo, come capita praticamente quasi sempre nei "Governi di unità nazionale", in cui bisogna tenere buoni tutti, sia chi la pensa in un modo sia chi la pensa in modo diametralmente opposto, il risultato fu un gigantesco "impasse". Salvini, che ogni giorno si dimenava uscendo con sparate propagandistiche sui giornali, non ottenne la "flat tax", e il PD non ottenne lo "Jus soli" (e nemmeno lo "Jus scholae" per gli extracomunitari). I famosi progetti nel frattempo sarebbero stati elaborati finalmente nelle chiuse stanze ministeriali e nel più assoluto segreto ("ci sarà il Ponte sullo Stretto di Messina? Forse, ma costa troppo) senza che nessuno ne sapesse più nulla.
Insomma, ora, a quasi due anni di distanza, viene fuori che anche qui c'è stato un grande "impasse", tra chi voleva micro progetti da distribuire negli enti locali (strade e "tangenzialine", padiglioni, persino feste e sagre) e chi voleva giustamente concentrare gli interventi in opere più sostanziose (nuovi Ospedali, Scuole e centri di servizio).
Risultato: anche qui un "impasse" di cui non si può onestamente dare tutta la colpa alla Meloni e al suo Governo per il resto già abbastanza ridicolo degli "ultimi della classe" (come li ha definiti Michele Santoro). Di certo però i progetti non sono più andati avanti da mesi.
Perderemo quindi questa "occasione irripetibile" su cui già si era preventivamente contabilizzato un ipotetico aumento del PIL? A questo punto sembra molto probabile, anche se per fortuna qualcosa è già arrivato, cioè circa una sessantina di miliardi, secondo il sito ufficiale del Governo "Italiadomani", che ha ridotto però il totale previsto a 191 miliardi. Vedremo gli ulteriori sviluppi, ma come diceva un nostro antico conterraneo: "chi è causa del suo mal....".
Enrico Baroncelli