Lecco, PGT: un'interpretazione 'autentica' in attesa della variante generale
L'assessore Giuseppe Rusconi
Una questione apparentemente molto tecnica ma che ha dei riscontri concreti sulla già travagliata messa a terra del Pgt vigente. A cercare di spiegare la situazione è l’assessore all’Urbanistica Giuseppe Rusconi: “Si tratta di mettere a punto la modalità di intervento e di attuazione degli Ambiti di trasformazione urbana (Atu) che oggi non è chiara perché ci sono delle incongruenze tra il Programma integrato di intervento e il Piano attuativo, dal momento che ogni Ambito si compone a sua volta di singole schede che in certi casi lasciano informazioni contraddittorie e impediscono di dare una sicurezza di diritto agli uffici e agli operatori economici”.
Nel concreto: uno dei tre documenti fondamentali del Pgt insieme al Piano delle regole e a quello dei servizi è il Documento di piano, che per ognuno dei 16 Ambiti di trasformazione urbana stabiliti nel 2014 (Chiuso-area ex cava, Pescarenico, torrente Caldone-Garabuso-Bonacina, torrente Gerenzone-Laorca-Pomedo, corso Martiri, Rivabella, via Pergola, via Valsugana-Unicalce, Arlenico, via Fiandra, torrente Bione-Belledo, cava Maggianico, Logaglio, area San Nicolò-ex Faini, stazione ferroviaria-Caletto, Caviate) prevede delle schede (Sdatu) descrittive sulle modalità di trasformazione.
La questione è resa ancor più complessa dal fatto che ogni Atu si va a concretizzare secondo tre criteri principali. Il primo è lo schema grafico che prevede due opzioni: l’attuazione tramite Piano attuativo (una convenzione tra Comune e privato che poi intraprende la trasformazione dell’ambito) o il Piano integrato di intervento che implica un’azione integrata tra privato e Comune. Questa distinzione si riflette sul secondo parametro, ovvero la descrizione dei diversi servizi (verde, abitativo, commerciale...) delle aree: nel Piano attuativo è già stabilito come e dove devono essere distinti i servizi all’interno di un Ambito, nel Piano integrato di intervento c’è solo un riferimento generico. Anche il terzo criterio, ovvero l’inquadramento degli obiettivi di un Atu, prevede prescrizioni particolari a seconda che si tratti di un Piano attuativo o di un Pianp integrato di intervento.
La difficoltà è che può capitare che questi tre elementi che compongono una stessa scheda diano informazioni diverse e contraddittorie tra loro, rendendo difficile agli uffici, davanti a una richiesta di un privato che vuole dare attuazione a un Atu, stabilire se si è di fronte a un Piano attuativo o a un Piano integrato di intervento; da qui l’esigenza di stabilire una “interpretazione autentica” alla luce della quale dare risposte certe agli operatori economici. “L’alternativa è lasciare l’onere agli uffici, ma questo va oltre le loro competenze e li carica di responsabilità su scelte in carico al Consiglio comunale - commenta Rusconi -. Con la delibera che proporremo andiamo a mettere in fila tutti i dati per chiarire per ciascun Ambito qual è la prevalenza e quindi quale schema grafico applicare”.
M.V.