New York, Berlino, Chicago, Londra, Boston e Tokyo: Sergio Frigerio ultima il circuito delle maratone Major. Migliorandosi

La prima risale al 2017, quando si è detto "per i sessant'anni mi faccio un regalo: porto la famiglia a New York e corro la maratona". Detto fatto. Dopo l'esperienza nella Grande Mela, Sergio Frigerio, però, non si è più fermato, centrando nelle scorse settimane, con dodici mesi di ritardo solo a causa dello stop imposto, a tutti, dal Covid, quell'ambizioso obiettivo che, nel 2022, giusto per dare un termine di paragone, è stato raggiunto da meno di mille corridori, 942 per l'esattezza: ottenere l'ambitissima Six Star, la medaglia a sei stelle, riconosciuta a chi riesce a inanellare, non importa con quale ritmo, tutte e sei le "Major" e dunque a completare le maratone di New York, Berlino, Chicago, Londra, Boston e Tokyo, giusto per snocciolarle proprio con l'ordine seguito dal lecchese.


Sergio Frigerio in gara. Sotto le sue medaglie


37.500 gli atleti alla partenza (tra cui Giovanni Battista Negri, altro lecchese, di cui presto vi racconteremo la storia), il 5 marzo, ai piedi dell'imponente sede del Municipio nella capitale nipponica, con il podio maschile poi interamente conquistato da professionisti etiopi. A spuntarla è stato Deso Gelmisa in 2:05 e un arrivo davvero al fotofinish con il connazionale Mohamed Esa; terza piazza, ad appena 3'', per Tsegaye Getachew Kebede. Frigerio ha chiuso centesimo tra gli oltre 1.300 corridori della sua categoria, 65-69 anni. Una gran bella soddisfazione, coronata, tanto più, con la Six Star da mettere al collo.



Anche in questa occasione è rimasto abbondantemente sotto le quattro ore, dove ha fissato la sua personale asticella, riuscendo sempre a non oltrepassarla da Berlino in poi, dopo essersi affidato, per la preparazione, ad una leggenda della maratona come Orlando Pizzolato, due volte vincitore a Central Park. "Con lui sono migliorato di oltre 40 minuti, con il miglior tempo - 3:40 - ottenuto a Londra. Seguo un allenamento specifico quattro volte la settimana, curo l'alimentazione e ci metto costanza e dedizione. Nella corsa non si deve mollare mai - sostiene con convinzione il 66enne -. Anche solo due o tre settimane di fermo poi si fanno pesanti".



Personalmente macina da 2.000 a 2.500 chilometri l'anno, più di 12.500 dunque quelli affrontati per preparare le sei "Major", ognuna vissuta con un'emozione particolare, complici anche le caratteristiche del tracciato e l'unicità delle città ospitanti. "Boston è stata la più bella: è la maratona più antica, io ho corso la 126esima edizione" racconta. "Per accedervi devi avere un tempo specifico ed è particolarmente difficile per tutta una serie di sali e scendi, con l'arrivo poi nella via in cui è stato commesso il noto attentato. D'impatto anche il traguardo di Berlino, alla porta di Brandeburgo, come pure a Londra, sul vialone di Buckingham Palace, dopo aver attraversato i posti più belli della città".



"Anche se devo dire - ammette Frigerio sorridendo - che durante la maratona di fatto non vedi nulla, non ti godi ciò che ti circonda. Al massimo guardi l'orologio per tenere controllato il tempo. In Giappone poi ero particolarmente teso" racconta ancora il lecchese, amante della corsa da sempre, pur non avendo mai preso parte a gare particolari prima di decidere di cimentarsi nei canonici 42,195 km lungo le strade principali nel cuore di New York.


"Alla maratona di Tokyo avrei dovuto partecipare nel 2020 ma una settimana prima di partire hanno chiuso tutto per la pandemia. Mi hanno "congelato" l'iscrizione - con il pettorale ottenuto sottoscrivendo una donazione in favore di Medici Senza Frontiere, ndr. - fino al 2023, quando finalmente la situazione si è sboccata".


Ed ora? Terminato il circuito delle "Major", neanche a dirlo, Sergio Frigerio è già tornato ad allenarsi. Vuole provare a conquistare il pass per la maratona che a Parigi, nel 2024, si snoderà lungo il tracciato predisposto per le Olimpiadi. "Entrare sarà difficile". Ma il tentativo è da farsi. Anche perché quella della corsa "è diventata una scusa per girare il mondo" con la moglie Patrizia Guglielmana, sempre pronta a seguirlo. Avanti!
A.M.
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