A La Spezia un 'pezzo di storia' di Lecco: esposta la locomotiva Badoni

Nel week-end scorso ha aperto al pubblico il deposito di Locomotive di La Spezia grazie alla volontà di Fondazione FS Italiane, che da 10 anni si occupa di preservare le vetture e le locomotive che hanno fatto la storia del trasporto ferroviario del nostro Paese proponendo, tra le iniziative, anche numerosi treni come il Lario Express che più volte, tra primavera e autunno, grazie a locomotive a vapore modello 625 o 725, carrozze centoporte e Corbellini degli anni '30, portano nel capoluogo manzoniano numerosi turisti.
Tra il materiale rotabile esposto in Liguria anche una locomotiva ABL, acronimo che sta per Antonio Badoni Lecco, un pezzo di storia che oggi non c'è più e vive grazie ai manufatti che sono rimasti sul territorio italiano e internazionale come il ponte sul Bosforo o quello a scavalco ferroviario di Corso Matteotti.



La storica fabbrica che ha dato da lavorare a generazioni di lecchesi, aperta nel 1900, ha chiuso i battenti nel 1993. Le sue origini risalgono al 1850 quando nacque come società Giuseppe Badoni & Compagni attiva nel settore siderurgico sino alla cessazione dello stabilimento di Bellano nel 1867. La produzione riprese l'anno successivo grazie ai figli Antonio e Carlo. Nel 1900 modificò la ragione sociale divenendo la Antonio Badoni & C e divenne presto una tra le maggiori protagoniste dello sviluppo industriale della città. Per qualche anno la Badoni fu poi la BBB (Badoni-Bellani-Benazzoli) in quanto controllata dalle omonime famiglie; nel 1912 si trasformò in Società anonima Antonio Badoni. Tra le sue più qualificanti realizzazioni del periodo la costruzione della monorotaia di Genova, la Telfer, ultimata nel 1914. Nel 1922, dopo alcuni trasferimenti proprietari e cambio di ragione sociale, l'azienda tornò ad essere interamente controllata dalla famiglia Badoni e si trasformò in società per azioni con il nome di Antonio Badoni SpA. La produzione spaziava ormai su tutti i settori della carpenteria e meccanica pesante, conquistando prestigio e realizzando grandi opere all'estero.


La locomotiva esposta a La Spezia è la Fs 214.4067, usata prevalentemente come mezzo di manovra: è l'unica che Fondazione FS ha scelto di preservare, insieme alla sorella 214.1051, in fase di restauro presso ARSMS Milano Smistamento. Le altre sono oggi accantonate o assegnate ad alcuni depositi sparsi in giro per l'Italia.
Le locomotive della serie 4000 costruite, in numero di 319 unità, tra il 1979 e il 1986, dagli stabilimenti di produzione SOCIMI di Milano, Antonio Badoni Lecco e Officine Greco vennero progettate con lo scopo di sostituire in alcuni servizi quelle di manovra dei gruppi più obsoleti, tra cui le Sogliole e le 213, 215 e 218, già prodotte dala Badoni, ormai per lo più in cattivo stato. La prima ordinazione venne fatta nel 1978, e l'anno successivo vennero consegnate le prime due unità prototipo immatricolate come 214.4001-4002.
Il progetto congiunto SOCIMI-FS prevedeva la costruzione di una piccola e versatile locomotiva che adottava un motore diesel a 4 tempi a iniezione diretta a 8 cilindri disposti a "V" raffreddato ad aria; il modello era l'LM 7300 prodotto dagli Stabilimenti Meccanici VM di Cento da 175 kW di potenza a 1800 giri al minuto, ma tarato a 95 kW allo scopo di sfruttarne le possibilità con un buon margine di sovraccarico momentaneo e quindi di durata e affidabilità. L'impostazione generale della locomotiva, scelta dalle FS, prevedeva di massima le stesse caratteristiche complessive delle serie 214.1000 e macchine simili rifuggendo da soluzioni più moderne e differenti. Per la trasmissione del moto fu scelto quindi il convertitore idraulico di coppia Voith del tipo L33U, costruito dalla Breda su licenza, con tre marce selezionabili che permettevano di raggiungere le velocità di 11, 21 e 35 km/h. In manovra invece era stabilito, mediante un selettore, un diverso rapporto di trasmissione che la limitava a 20 km/h. La trasmissione era seguita da un riduttore-invertitore Breda che infine trasmetteva il moto alle ruote per mezzo di due catene tipo duplex.


Nella progettazione della struttura sono state tenute in conto l'insonorizzazione della cabina di guida e la sicurezza prevedendo corrimani all'intorno sui praticabili e accesso alla cabina centrale posteriore mediante un terrazzino. La categoria di bassa potenza scelta ha permesso, con la razionalizzazione degli incarichi di condotta, di assegnarla direttamente alle stazioni e di abilitarne alla guida il personale delle squadre di manovra. La locomotiva è dotata di impianto frenante ad aria compressa con freno Westinghouse. Anche le sabbiere sono azionate tramite questa modalità.
In tanti hanno quindi potuto ammirare in questa due giorni un "fiore all'occhiello" dell'attività industriale lecchese, che continua a vivere nella memoria di molti, e anche nel concreto grazie all'esposizione di questi importanti manufatti.
A.G.
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