Esercizio abusivo della professione e truffa. Queste le accuse mosse nei confronti di una donna donna – Nicoletta C., in attività a Lecco – nell'ambito di un procedimento penale incardinato al cospetto del giudice monocratico Martina Beggio. Quest'oggi, in apertura di istruttoria, sono stati escussi i testi introdotti dalla pubblica accusa, rappresentata dal viceprocuratore onorario Caterina Scarselli, erede di un fascicolo aperto dal “togato” Paolo Del Grosso, con delega d'indagine alla Finanza. Ad un luogotenente del Comando di via Gondola, dunque, il compito di tracciare in Aula i contorni dell'attività svolta, con il materiale probatorio raccolto in gran parte costituito dalle dichiarazioni rese dai vari coinvolti nella vicenda, a cominciare dal denunciante, un imprenditore classe 1953, legale rappresentante di tre società (una delle quali al tempo dei fatti in liquidazione volontaria). Quest'ultimo tra il 2018 e il 2020, secondo quando fino ad ora emerso, si sarebbe servito dello studio dell'imputata, ritenendo di aver a che fare con una commercialista da lui incaricata – pur senza la sottoscrizione di uno specifico contratto ma, di fatto, accettando un tariffario per i servizi resi – della tenuta della contabilità, della compilazione degli F24 e delle dichiarazioni ai fini IVA, salvo poi scoprire di essere diventato inadempiente e di essersi affidato ad una professionista... senza titoli. La donna – come confermato in Aula dalla nuova consulente della persona offesa, con l'imprenditore costituito parte civile e rappresentato dunque dall'avvocato Giordano Freti – non sarebbe infatti iscritta all'albo dei commercialisti. Da qui la prima ipotesi di reato contestata all'imputata, in aggiunta, poi, alla truffa, essendosi fatta pagare – secondo l'impianto accusatorio – senza erogare le prestazioni richieste dal committente per le cui società, per gli anni 2018 – 2019 e 2020, non è stato presentato né il modello Unico né le dichiarazioni Iva come accertato dalla Finanza che ha altresì bollato come evasore – come riferito in Aula dall'operante escusso come testimone – la società di elaborazioni dati riconducibile alla signora Nicoletta C., difesa dall'avvocato Daniele Gandini che, in controesame ha cercato invece di far emergere presunti “pasticci” in capo al cliente della sua assistita e ad altri famigliari, incluso il fratello che avrebbe fatto da tramite per l'avvio della collaborazione professionale al centro del procedimento.
Per il proseguo dell'istruttoria, incluso l'esame dell'imputata, si torna ora in Aula il prossimo 18 aprile.
A.M.