Lecco, la maggioranza su Irpef e 'tagli': la scelta fatta è 'orgogliosamente da giunta di centrosinistra'

La scelta è politica: aumentare le entrate o ridurre le spese finendo con il tagliare una serie di servizi importanti o “qualificanti”. Tertium non datur, dicevano i latini: una terza via non esiste.
Una scelta che la maggioranza alla guida del Comune di Lecco rivendica all’unisono, presentandosi con tutti i propri rappresentanti a spalleggiare il sindaco Mauro Gattinoni e l’assessore al bilancio Roberto Pietrobelli in una conferenza stampa convocata per sgomberare il campo da equivoci e chiarire le discussioni di questi giorni sulla predisposizione del bilancio preventivo per il 2023. All’incontro con i giornalisti in municipio, a fianco di primo cittadino e assessore, sono anche intervenuti in presenza o collegati da remoto Alessio Dossi (Ambientalmente), Matteo Ripamonti e Giacomo Galli (Fattore Lecco), Pietro Regazzoni (Partito Democratico) e Alberto Anghileri (Sinistra).

Di bilancio preventivo, dunque, si parla. A sottolineare che i conti del Comune sono in ordine, non vi è deficit alcuno e quindi non è vero che la spesa sia finita fuori controllo. I sette milioni di euro mancanti all’appello sono semplicemente la differenza fra le previsioni di entrata (61 milioni di euro) e quelle di uscita (68 milioni) per l’anno in corso. Una cifra ora dimezzata, dopo una serie di tagli e rinunce da parte dei vari assessorati tra manifestazioni e lavori pubblici.
Quindi – è stato detto – un processo fisiologico che avviene ogni anno in fase di predisposizione del preventivo quando la richiesta di spesa proveniente dai vari settori esorbita le entrate e va quindi necessariamente limata per far quadrare i conti e chiudere in pareggio.
Resta il fatto che quest’anno la limatura non è stata sufficiente e il fabbisogno supera di oltre tre milioni di euro gli introiti provenienti da entrate tributarie, extratributarie e trasferimenti statali e regionali.
Davanti al bivio, la giunta comunale ha scelto di innalzare l’aliquota Irpef (la parte destinata al proprio Comune delle tasse versate dai cittadini) allo 0,80%, quindi al tetto massimo consentito per legge con abolizione delle varie fasce determinando quindi un prelievo unico complessivo valido per tutti. Significa che anche per i redditi alti, già sottoposti a tassazione dello 0,80% vi saranno aumenti, essendo stata soppressa la progressività. La fascia di esenzione è stata portata dai 15mila euro precedenti ai 16mila euro. Oltre all’Irpef sono inoltre previsti ritocchi alle tariffe per i servizi a domanda individuale (asili nido, impianti sportive, sale comunali, eccetera) compresi tra il 4 e il 10%. Restano comunque in vigore le agevolazioni e le riduzioni.
In quanto alle tariffe dei parcheggi pubblici, tema sul quale in questi giorni si è accentrata l’attenzione, il bilancio non prevede aumenti. Però è certo che entro la fine dell’anno il ritocco alle tariffe arriverà. Dovrà essere infatti discusso e approvato il nuovo piano del traffico ed è in quella sede che si deciderà l’eventuale revisione tariffaria legandola tra le altre cose agli interventi per favorire la turnazione dei veicoli in sosta. In quella sede, sarà deciso l’ammontare delle nuove tariffe e le zone della città interessate alla nuova regolamentazione. Proprio perché non ancora definiti nella loro entità, il bilancio preventivo non tiene conto degli aumenti.
«Ci rendiamo conto – ha detto il sindaco Gattinoni – che l’amministrazione comunale sta facendo una scelta impopolare e non la faremmo se non ce ne fosse davvero bisogno. Bisogna essere consapevoli che offriamo servizi di alta qualità e tanti ai cittadini, andando a coprire numerosissimi bisogni. Non tutte le amministrazioni lo fanno. I lecchesi hanno compreso la situazione».
Va anche detto – hanno sottolineato lo stesso Gattinoni e Pietrobelli – che già tutti i capoluoghi di provincia lombardi (a esclusione di Lodi) applicano da tempo l’aliquota dello 0,80%, mentre per quanto riguarda la popolazione esentata, il limite di 16mila euro pone la nostra città al secondo posto nella regione (soltanto Milano prevede una fascia esente superiore, attestata ai 23mila euro).
La media calcolata è che ogni cittadino si trovi a versare tra i 10 e 12 euro in più al mese, «che per molte famiglie, significherà un risparmio concreto su taluni servizi»
Nei vari interventi sono stati indicati i dettagli che qualificano il documento di programmazione economica in fase di predisposizione. Al di là della contingenza economica per la quale anche un Comune è costretto a fare i conti con gli aumenti dei costi intervenuti in questi due anni tra covid, guerra e spinta inflazionistica. Per esempio, ha spiegato Pietrobelli, ci trasciniamo in bilancio il peso della cartelle esattoriale del 2020 per le quali il governo aveva deciso la sospensione dei pagamenti proprio tra i provvedimenti legati alla pandemia. Un provvedimento che ha fatto balzare la cifra accantonata per i cosiddetti fondi di dubbia esigibilità dal tradizionale milione di euro ai 5 milioni, cifra ora scesa di poco più di un milione ma che resta comunque pesante.
Una scelta politica, dunque. Una scelta «orgogliosamente da giunta di centrosinistra» per usare le parole di Dossi: «Perché i gruppi di centrodestra, al di là delle polemiche che fanno parte del gioco politico, non hanno proposte alternative». Anzi sì: tagliare i servizi, tagliare per esempio la spesa per i servizi sociali: «Ed è ciò che non vogliamo fare. E questa è la differenza».
Per esempio, il dem Regazzoni ha invitato a guardare al progetto “Ti porto io” (l’autobus gratuito per i giovanissimi) e al servizio di post-scuola, l’uno che va nella giusta direzione di incentivare l’uso del mezzo pubblico e l’altro ritenuto fondamentale per le famiglie. Che a fronte appunto dei “dieci” euro mensili si troveranno, per esempio, a risparmiare i costi degli abbonamenti dei bus.
Da parte sua, Ripamonti si è soffermato sul lavoro certosino di questi giorni da parte dei singoli assessori appunto per ridurre la nota spesa di ciascuno, scendendo da una prima previsione appunto di 68 milioni all’attuale di 64, che dovrebbe essere quella definitiva. «Una scelta complicata, ma doverosa – il parere di Anghileri – Non sono stati buttati via i soldi. Sono state fatte alcune scelte e stabilite alcune priorità: per esempio, se debbo scegliere tra il garantire il pasto agli anziani senza aumentare il costo e l’asfaltare una strada, non ho dubbi: scelgo l’anziano. Certo, non è piacevole vedersi aumentare le tasse, ma sarebbe auspicabile che tutti le pagassero».
A questo proposito, tra l’altro, si innesta nella discussione la questione delle cartelle esattoriali in attesa di pagamento, per le quali è stata ventilata una rottamazione di quelle di minore entità così come per esempio fatto dal governo nazionale di centrodestra. Il sindaco Gattinoni ha assicurato che il Comune di Lecco non aderirà alla rottamazione soprattutto per principio. E’ un dato di fatto, però, che la cifra derivante da quelle cartelle non è quantificabile e il bilancio non ne tiene già conto. Dovessero essere incassate, saranno un incasso in più.
D.C.
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