Germanedo, don Francesco: 'anche la Croce può diventare un punto di partenza'
Se la lettera della nipote Martina ha aperto la funzione funebre, l'addio a Antonietta Vacchelli, questa mattina, nella parrocchiale di Germanedo, a due passi dall'abitazione dove l'86enne ha costruito la propria famiglia al fianco dell'uomo che poi le ha tolto la vita, si è chiuso con un intenso pensiero di don Francesco Scanziani. All'altare insieme al vicario della comunità pastorale Madonna della Rovinata don Andrea Bellani – che ha tenuto l'omelia – e a padre Angelo Cupini, il sacerdote originario di Besana Brianza, docente al seminario di Venegono Inferiore, ha proposto una toccante riflessione “sull'altruismo” nel momento della morte, sul pensare all'altro anche nella sofferenza insomma. Autore, recentemente, di un libro intitolato “Vorrei starti vicino”, scritto a quattro mani con la psicologa Cecilia Perrone, don Francesco, esperto di pastorale famigliare, parlando ai tanti intervenuti – con il sindaco Mauro Gattinoni, seduto tra amici e conoscenti – ha augurato a tutti ed in particolare agli Antonello, nonno Umberto incluso, di sentirsi sotto lo sguardo del Signore, per trovare la pace che viene da Dio.
“Si soffre di più sulla croce o ai piedi della croce? Così si domandava Chiara, una giovane mamma nel suo letto dell'Hospice, capovolgendo la preoccupazione di tutti, dimostrando che anche nei momenti più dolorosi e tristi, quando si vuole bene, non si smette di preoccuparsi degli altri. Mi ha ricordato Gesù. Anche lui sulla croce nel momento in cui muore vittima non pensa a sé, non pensa a rivendicazioni, a questioni di giustizia, ma guarda alla sua famiglia, lì ai suoi piedi e con tenerezza infinita si prende cura di loro. “Donna, ecco tuo figlio” dice a Maria. “Figlio, ecco tua madre” dice al giovanissimo Giovanni. Quasi distogliendo lo sguardo da sé, pensa ancora a loro, desidera che non si sentano soli, che il vuoto lasciato dalla sua partenza sia colmato, gli affida gli uni agli altri, desidera che vivano, che siano uniti, che guardino avanti non indietro. Anche nel cuore della morte, pur senza negare il dolore, il Signore ci vuole far arrivare un gesto di cura, una parola di rassicurazione, un invito a continuare a vivere la vita come Lui e i nostri cari ci hanno insegnato. Anche la croce può diventare non un punto di arrivo ma un nuovo punto di partenza. Un invito alla vita, all'unità e alla pace. Guardando così questo momento, anche noi da questa croce possiamo sentire una parola di pace che ci arriva. Auguro a tutti voi ma soprattutto a te Stefano, a Chiara e a Martina e al nonno che arrivi quella parola di pace che lo sguardo di Dio di vuole portare. Di sentirvi sempre sotto il suo sguardo. E di sentire la pace che viene da Lui e da tutti quelli che sono, come la nonna, in Lui, che vi vedono e vogliono la vostra pace”.
Antonietta Vacchelli riposerà ora per sempre nel cimitero di Castello.