In ricordo di un amico e collega
Ferruccio Favaron
Rapporti che si erano rallentati nel periodo della sua recente malattia, ma che avevano ripreso con grande intensità da alcuni mesi dopo che aveva superato la fase critica di quell’esperienza. Si vedeva in lui una tale voglia di fare, di riprendere i rapporti e di impegnarsi nelle attività del nostro ordine professionale, da suscitare ammirazione e speranze per un futuro di lavoro assieme, così da mettere a disposizione di tutti il ricco patrimonio di conoscenze e di esperienze maturate da lui nel tempo.
Ferruccio non era solo un collega ma un amico. La nostra conoscenza risale al mio primo anno del liceo scientifico Grassi, lui in quarta e io primino. Sono gli anni dei mitici professori Antonietta Nava, Gianna Rabbiosi e Lamberto Riva. Poi gli anni della facoltà di architettura, le occupazioni dell’università e la ricerca di docenti da cui attingere conoscenze ed esperienze capaci di dare un indirizzo per il nostro futuro professionale che lui aveva individuato in un grande maestro, anche preside della facoltà, quale fu l’architetto Carlo De Carli.
Iniziò subito l’attività professionale sulla scia dell’attività aperta dal padre geometra per proseguirla poi in società con l’architetto Umberto Gerosa . Il suo interesse professionale si indirizzò fin da subito nell’ambito dell’urbanistica e quindi nei conseguenti rapporti con gli enti locali e istituzioni.
L’occasione per incontrarlo di nuovo fu l’impegno di entrambi quali consiglieri comunali a Lecco negli anni ottanta con sindaco prima Paolo Mauri e poi Giulio Boscagli.
Senz’altro dimenticherò qualcuna delle sue numerose attività e ruoli svolti in vari campi, certamente ricordo la sua lunga attività di docente presso il Politecnico a Lecco e, all’interno dei nostri organismi professionali, quello di Presidente dell’Ordine di Lecco, della Consulta lombarda degli architetti e quello di consigliere nel Consiglio Nazionale Architetti. Quest’ultimo incarico lo aveva impegnato e reso protagonista nel mondo professionale e nei rapporti con le istituzioni a livello nazionale.
Il ricordo più vivo che conservo di Ferruccio è tuttavia legato non tanto ai numerosi incarichi da lui ricoperti, ma al suo instancabile desiderio di conoscenza, di tessere rapporti e di essere presente con il proprio contributo nei vari ambiti della nostra professione, durante tutto il periodo della sua attività lavorativa più intensa, ma anche in quest’ultimo periodo dopo l’esperienza della malattia, fino al punto di rendersi disponibile a far parte del nostro Consiglio di Disciplina e avere aderito ad alcune iniziative pubbliche programmate di recente dal nostro Ordine.
La sua vivacità intellettuale si fondava su un grande desiderio di conoscenza e su un’ indomita voglia di fare per la nostra professione e soprattutto per una più equilibrata e vivibilità delle nostre città. Lascerà un segno positivo e la certezza, in tutti quelli che lo hanno conosciuto, che ora la sua sete potrà finalmente trovare piena soddisfazione.
Anselmo Gallucci