Lecco: inizia il 125esimo anno della storia del circolo San Pio X di Rancio
Il Circolo parrocchiale San Pio X del quartiere Rancio è entrato nell’anno 125 della sua storia. Una targa di ferro lavorato, opera degli artigiani fratelli Manzoni di Parlasco, è stata collocata all’ingresso della sede nel 1998, all’inizio delle celebrazioni centenarie. Spicca l’effige del Pontefice Pio X al quale il convegno di via don Bosco è dedicato. La lapide venne scoperta dall’allora presidente del Pio X Enrico Erba che è stato anche consigliere comunale di Lecco. Nella cerimonia inaugurale della targa in ferro battuto tornò a sventolare la bandiera del 50° anniversario, inaugurata nel 1948 con il discorso di Omobono Manzoni, già sindaco di Rancio negli anni precedenti all’unificazione con Lecco, divenuta operativa il 1° marzo 1924.
La targa in ferro inaugurata per il centenario 1998
La storia del Pio X ricorda pure l’ultimo sindaco di Rancio, Giuseppe Spreafico, che nel 1968 venne premiato dal borgomastro di Lecco Alessandro Rusconi durante la cerimonia dei 120 anni della città, come ultimo superstite ex primo cittadino dei municipi assorbiti da Lecco dal 1923/1924 al 1928. Tra i presidenti passati nella storia del Pio X c’è da ricordare anche Giannino Mauri, consigliere comunale a Lecco, animatore e capo gruppo Monte Medale dell’ANA, promotore della prima fiaccolata prenatalizia nel 1973 sulle pendici del San Martino.
Alle celebrazioni del centenario del Pio X erano pure presenti rappresentanze dei circoli della vallata, dal Libero Pensiero di Rancio con Piero Riva al Circolo ACLI di Laorca con il presidente Alberto Gianola. La cerimonia venne accompagnata dalle note del Corpo musicale Brivio di Rancio, allora diretto da Giovanni Aondio. La Brivio è banda “sorella” del Circolo essendo stata costituita al suo interno nel 1924.Manifesto del centenario
Nel 1898, quando venne fondato il Circolo parrocchiale San Pio X, Rancio era una fiorente realtà industriale, con fabbriche e fucine lungo la vallata del Gerenzone, con gli storici e famosi “tirabagia”. Vi era una nutrita e diffusa presenza di lavoratori con problemi sociali di tutela, soprattutto nel settore minorale e poi ancora della salute, di normative salariali e generali. Il circolo affrontò, oltre l’aspetto ricreativo del tempo libero, anche una diffusa e pesante presenza di problemi sociali.Omobono Manzoni, oratore del 1948, 50° del circolo, sottolineò che la motivazione principale di costituire il Pio X era la necessità di “realizzare anche a Rancio una società dove operai, lavoratori, cittadini, potessero trovarsi senza essere costretti a dare il proprio nome a certe società contrarie alla fede, alla morale ed in contrasto con i principi cattolici”.
Soci del Pio X in gita culturale
Il circolo venne, infatti, costituito nel 1898 con una assemblea svoltati nella chiesetta di San Carlo in Castione, la località della fontana con tre bocche. La denominazione Pio X, Pontefice dal 1903 al 1914, in precedenza patriarca di Venezia, è menzionata per la prima volta ufficialmente nello statuto del 1910 approvato dall’arcivescovo cardinale Carlo Andrea Ferrari. Tra i dirigenti del circolo c’era un ex primo cittadino di Rancio antecedente dell’unificazione con Lecco nel 1924, il già menzionato Omobono Manzoni, penultimo della serie conclusa con Giuseppe Spreafico negli anni ’20.Festa delle donne per Sant'Agata anni fa
Alla cerimonia del centenario nel 1998 erano presenti l’assessore comunale di Lecco Pinuccio Castelnuovo, “ragno” di Rancio, l’assessore di Valmadrera Riccardo Valsecchi, rancese di nascita e diversi altri ex residenti nel quartiere.La stampa locale commentò l’assemblea del centenario scrivendo “Vi è stata una buona partecipazione con circa 60 tesserati. Il presidente ha chiesto idee e progetti per il futuro. Enrico Erba è alla guida del Pio X da un quinquennio, dopo aver ereditata la presidenza da Antonio Nava. Con Enrico Erba, lecchese di via Mascari, figlio del vice sindaco Carlo, il circolo traghetta sul fiume della storia, dalle sponde del primo secolo verso il secondo e sul Duemila”.
Come sarà il futuro dopo i 125 anni del 2023?
Aloisio Bonfanti