IN VIAGGIO A TEMPO INDETERMINATO/263: panettone o pandoro?
Panettone o pandoro?
Stare lontani da casa a Natale è una vera tortura.
Tutte le foto e le stories di Instagram ti fanno venire una fame allucinante.
Ti ritrovi a pensare che vorresti un piatto di cappelletti in brodo o una cucchiaiata di zuppa inglese, anche se prima non li avevi mai considerati come piatti di Natale.
Le videochiamate con le famiglie, poi, trasformano un piccolo languorino in una famelica necessità di procacciarti qualcosa che si avvicini lontanamente alle lasagne che prepara la zia.
Perché ti ritrovi al tavolo, ma solo come spettatore dietro uno schermo.
Ti godi le chiacchierate, il rumore dei bicchieri, le risate perché qualcuno ha rovesciato il vino... ma poi non hai una fetta di panettone in mano per assorbire il tutto.
E poi la domanda delle domande "ma voi, cosa avete mangiato il giorno di Natale?"
Il cibo è qualcosa di meraviglioso. È un collante, una gioia, un momento di condivisione. Sta alla base della nostra cultura e ci caratterizza in modo forte e definito.
E nelle giornate di festa me lo ricordo ancora di più.
Non parlo solo di questo periodo dell'anno che ha una valenza particolare per noi, ma in generale nel mondo le feste e le ricorrenze sono sempre segnate da un piatto tradizionale.
Prendiamo ad esempio il Diwali in India.
Si tratta della festa delle luci che segna la vittoria del bene sul male ed è una specie di capodanno.
Per celebrarla si mangiano dolci in quantità industriale.
Nankathai: biscotti con burro chiarificato e cardamomo.
Laddoo: sfere di farina di riso con cocco, mandorle, zucchero e cardamomo.
Ma anche goulab jamoun, barfi e altri dolci dolcissimi come da usanza indiana.
Il profumo di biscotti riempie l'aria la mattina del Diwali e la tradizione vuole che, dopo la preghiera del mattino, i dolci si consumino insieme a parenti, amici, vicini, passanti.
Altra festa, altro Paese, altra tradizione: il Nowruz, il capodanno iraniano.
Il "giorno nuovo" si festeggia in concomitanza con l'equinozio di primavera ed è una festa molto molto antica legata alla religione zoroastriana, quindi antecedente il cristianesimo o l'islam.
Le celebrazioni iniziano 10-13 giorni prima dell'equinozio quando sulla tavola vengono posti 7 elementi tutti che iniziano con la lettera "s".
Ognuno simboleggia qualcosa che sia di buon auspicio per il nuovo anno:
Sekkeh - moneta: prosperità
Somagh - sommacco (una spezia): benessere
Sonbol - giacinto: serenità
Sib - mela: felicità
Samanoo - grano: famiglia e amicizia
Sir - aglio: salute
Sabzi Polo - riso con verdure ed erbe aromatiche verdi: abbondanza
La tavola e il cibo sono al centro di questa importante festa, dove si condivide con la famiglia e le persone care.Tre luoghi lontani nel mondo, con culture, religioni e tradizioni diverse ma tutti accomunati dal senso di unione e convivialità che dà il cibo.
Lo so, può sembrare riduttivo parlare di feste importanti legandole solo al cibo.
Il Natale, il Diwali o Il Nowruz sono molto molto di più rispetto a una fetta di pandoro, un biscotto o un piatto di riso.
Dietro ci sono significati più profondi, religiosi o meno.
Quello che però mi piace pensare è che nonostante tutte le differenze che ci allontanano, siamo molto più simili di quello che possiamo pensare.
Perché il cibo è la più bella delle lingue universali. Riesce a trasmettere amore, gioia, calore.
"Siamo ciò che mangiamo" diceva un filosofo tedesco. E anche se lui si riferiva al fatto che mangiando sano saremo sani, mi piace pensare che il cibo sia ciò che ci caratterizza.
Se ci pensiamo bene, tutti abbiamo quel piatto che ci ricorda la nostra infanzia, quello che ci tira su di morale quando siamo tristi, quello che non vediamo l'ora di addentare per festeggiare.
E questi sapori sono unici, diversi da persona a persona, come se facessero parte di noi, della nostra storia, di ciò che siamo.
Per questo quando arriva il Natale, in me si risveglia la voglia di una porzione di lasagne di mia zia. Ed è una bella sensazione che porta con sé il ricordo dei Natali del passato, il ricordo delle persone sedute attorno a quella tavola che magari oggi non ci sono più, il ricordo di quelle emozioni che custodiamo dentro di noi e fanno parte di noi.
E per rispondere alla domanda dell'inzio, noi a Natale abbiamo mangiato una zuppa di noodles e del riso con verdure, ma con il cuore abbiamo assaporato tutto il menù completo, compreso l'amaro finale per digerire il tutto.
Stare lontani da casa a Natale è una vera tortura.
Tutte le foto e le stories di Instagram ti fanno venire una fame allucinante.
Ti ritrovi a pensare che vorresti un piatto di cappelletti in brodo o una cucchiaiata di zuppa inglese, anche se prima non li avevi mai considerati come piatti di Natale.
Le videochiamate con le famiglie, poi, trasformano un piccolo languorino in una famelica necessità di procacciarti qualcosa che si avvicini lontanamente alle lasagne che prepara la zia.
Perché ti ritrovi al tavolo, ma solo come spettatore dietro uno schermo.
Ti godi le chiacchierate, il rumore dei bicchieri, le risate perché qualcuno ha rovesciato il vino... ma poi non hai una fetta di panettone in mano per assorbire il tutto.
E poi la domanda delle domande "ma voi, cosa avete mangiato il giorno di Natale?"
VIDEO:
Il cibo è qualcosa di meraviglioso. È un collante, una gioia, un momento di condivisione. Sta alla base della nostra cultura e ci caratterizza in modo forte e definito.
E nelle giornate di festa me lo ricordo ancora di più.
Non parlo solo di questo periodo dell'anno che ha una valenza particolare per noi, ma in generale nel mondo le feste e le ricorrenze sono sempre segnate da un piatto tradizionale.
Prendiamo ad esempio il Diwali in India.
Si tratta della festa delle luci che segna la vittoria del bene sul male ed è una specie di capodanno.
Per celebrarla si mangiano dolci in quantità industriale.
Nankathai: biscotti con burro chiarificato e cardamomo.
Laddoo: sfere di farina di riso con cocco, mandorle, zucchero e cardamomo.
Ma anche goulab jamoun, barfi e altri dolci dolcissimi come da usanza indiana.
Il profumo di biscotti riempie l'aria la mattina del Diwali e la tradizione vuole che, dopo la preghiera del mattino, i dolci si consumino insieme a parenti, amici, vicini, passanti.
Altra festa, altro Paese, altra tradizione: il Nowruz, il capodanno iraniano.
Il "giorno nuovo" si festeggia in concomitanza con l'equinozio di primavera ed è una festa molto molto antica legata alla religione zoroastriana, quindi antecedente il cristianesimo o l'islam.
Le celebrazioni iniziano 10-13 giorni prima dell'equinozio quando sulla tavola vengono posti 7 elementi tutti che iniziano con la lettera "s".
Ognuno simboleggia qualcosa che sia di buon auspicio per il nuovo anno:
Sekkeh - moneta: prosperità
Somagh - sommacco (una spezia): benessere
Sonbol - giacinto: serenità
Sib - mela: felicità
Samanoo - grano: famiglia e amicizia
Sir - aglio: salute
Sabzi Polo - riso con verdure ed erbe aromatiche verdi: abbondanza
La tavola e il cibo sono al centro di questa importante festa, dove si condivide con la famiglia e le persone care.Tre luoghi lontani nel mondo, con culture, religioni e tradizioni diverse ma tutti accomunati dal senso di unione e convivialità che dà il cibo.
Lo so, può sembrare riduttivo parlare di feste importanti legandole solo al cibo.
Il Natale, il Diwali o Il Nowruz sono molto molto di più rispetto a una fetta di pandoro, un biscotto o un piatto di riso.
Dietro ci sono significati più profondi, religiosi o meno.
Quello che però mi piace pensare è che nonostante tutte le differenze che ci allontanano, siamo molto più simili di quello che possiamo pensare.
Perché il cibo è la più bella delle lingue universali. Riesce a trasmettere amore, gioia, calore.
"Siamo ciò che mangiamo" diceva un filosofo tedesco. E anche se lui si riferiva al fatto che mangiando sano saremo sani, mi piace pensare che il cibo sia ciò che ci caratterizza.
Se ci pensiamo bene, tutti abbiamo quel piatto che ci ricorda la nostra infanzia, quello che ci tira su di morale quando siamo tristi, quello che non vediamo l'ora di addentare per festeggiare.
E questi sapori sono unici, diversi da persona a persona, come se facessero parte di noi, della nostra storia, di ciò che siamo.
Per questo quando arriva il Natale, in me si risveglia la voglia di una porzione di lasagne di mia zia. Ed è una bella sensazione che porta con sé il ricordo dei Natali del passato, il ricordo delle persone sedute attorno a quella tavola che magari oggi non ci sono più, il ricordo di quelle emozioni che custodiamo dentro di noi e fanno parte di noi.
E per rispondere alla domanda dell'inzio, noi a Natale abbiamo mangiato una zuppa di noodles e del riso con verdure, ma con il cuore abbiamo assaporato tutto il menù completo, compreso l'amaro finale per digerire il tutto.
Angela (e Paolo)