In viaggio a tempo indeterminato/261: zaini leggerissimi
Da bambina adoravo Mary Poppins.
Una delle scene del film che mi piacevano di più era quando iniziava a tirare fuori oggetti dalla sua borsa.
Un attaccapanni, uno specchio, una pianta, una lampada... In quella borsa fiorata aveva davvero tutto.
"Non giudicare mai le cose dal loro aspetto, nemmeno una valigia" dice Mary Poppins ai bambini stupiti che tutti quegli oggetti escano da una sacca di dimensioni così ridotte.
Guardando ora gli zaini con cui io e Paolo stiamo viaggiando da 6 mesi, devo dire che abbiamo poco da invidiare alla mitica tata inglese, forse solo l'ombrello per volare.
I nostri zaini si sono ridotti molto nel corso del viaggio e ora siamo davvero leggerissimi.
40 litri a testa ci bastano per contenere tutto quello che ci serve per viaggiare e lavorare.
Zaini leggeri sulle spalle, giusto l'indispensabile con noi, molta più libertà di movimento.
Ma non è sempre stato così.
Prima di partire, nell'ormai lontano 2017, per andare ogni mattina al lavoro, portavo con me una borsa gigantesca.
Cosa avevo dentro? Sinceramente me lo chiedo ancora oggi. Ma ero convinta mi servisse tutto quello spazio per metterci il portafoglio, le penne, i fazzoletti, l'agenda, mazzi enormi di chiavi, il telefono che immancabilmente non riuscivo mai a trovare perché si infilava nel "buco nero" che nasconde ogni borsa gigante.
Insomma, quella borsa per andare ogni giorno a Milano, era quasi più voluminosa dello zaino che porto ora per girare il mondo.
Ci sono stati giorni in cui, in quella sacca nera da infilare sulla spalla, ho fatto stare un libro da 1000 pagine, una bottiglia d'acqua da 2 litri, una giacca e persino una sciarpa.
Era esagerata, ora me ne rendo conto.
Ma è come se tutto lo spazio che avessi in quella borsa, mi servisse per compensare un po' la mancanza di spazio che soffrivo nella mia vita.
Era la mia sacca magica dove potevo mettere tutto, persino i miei sogni, anche se quelli immancabilmente non riuscivo a trovarli, esattamente come il telefono cellulare.
Sono passati 5 anni da quando usavo quella borsa. Mi sembra succedesse un'eternità fa, a volte quasi in una vita diversa.
Non è stato semplice arrivare agli zainetti che abbiamo oggi sulle spalle, lo ammetto.
È stato un passaggio graduale e, a volte, cado nel pensiero che mi servirebbero molte più cose, più vestiti, più scarpe, più utensili, più tutto.
Ma poi mi ricordo che tutto quello in più che voglio, avrà un peso sulle mie spalle. Una t-shirt da sola pesa poco. Ma se la si somma ad altre 4, a 3 paia di pantaloni, a due felpe e ci si immagina che poi la si dovrà trasportare per 3 km con 30 gradi e un'umidità del 90%, ecco che allora anche la più leggera delle magliette appare come un macigno (ogni riferimento a fatti o persone NON è puramente casuale!).
Questo esercizio mentale mi ha aiutato moltissimo a scegliere cosa realmente fosse necessario portare con me.
A distinguere ciò che è utile da ciò che è solo uno sfizio, un capriccio momentaneo magari per colmare una mancanza di altra natura.
E così ho evitato di comprare oggetti che non mi sarei nemmeno accorta di aver smarrito in quel famoso "buco nero" che inghiotte i telefoni.
Mi rendo conto che questo esercizio si applica benissimo a molti ambiti della vita, non solo allo zaino con cui si viaggia.
Dare un peso a ciò che ci circonda, che siano oggetti, relazioni o pensieri, aiuta a distinguere ciò che ci appesantisce inutilmente da ciò che invece ci aiuta a stare bene.
E dato che ormai mancano pochi giorni all'inizio di un nuovo anno, credo sia il momento migliore per fare il punto e decidere cosa portare nello zaino.
Io, nel mio, credo che ci metterò:
- 3 t-shirt, un vestito e 3 pantaloni.
- Qualche amicizia vera che resiste ai km di distanza.
- Due felpe, un k-way e 1 sciarpa.
- L'amore delle persone che mi stanno accanto.
- Un paio di infradito, una manciata di calzini e un po' di biancheria.
- I sogni che vorrei realizzare.
- Un telefono che immancabilmente finirà nel "buco nero".
Una delle scene del film che mi piacevano di più era quando iniziava a tirare fuori oggetti dalla sua borsa.
Un attaccapanni, uno specchio, una pianta, una lampada... In quella borsa fiorata aveva davvero tutto.
"Non giudicare mai le cose dal loro aspetto, nemmeno una valigia" dice Mary Poppins ai bambini stupiti che tutti quegli oggetti escano da una sacca di dimensioni così ridotte.
Guardando ora gli zaini con cui io e Paolo stiamo viaggiando da 6 mesi, devo dire che abbiamo poco da invidiare alla mitica tata inglese, forse solo l'ombrello per volare.
I nostri zaini si sono ridotti molto nel corso del viaggio e ora siamo davvero leggerissimi.
40 litri a testa ci bastano per contenere tutto quello che ci serve per viaggiare e lavorare.
Zaini leggeri sulle spalle, giusto l'indispensabile con noi, molta più libertà di movimento.
Ma non è sempre stato così.
Prima di partire, nell'ormai lontano 2017, per andare ogni mattina al lavoro, portavo con me una borsa gigantesca.
Cosa avevo dentro? Sinceramente me lo chiedo ancora oggi. Ma ero convinta mi servisse tutto quello spazio per metterci il portafoglio, le penne, i fazzoletti, l'agenda, mazzi enormi di chiavi, il telefono che immancabilmente non riuscivo mai a trovare perché si infilava nel "buco nero" che nasconde ogni borsa gigante.
Insomma, quella borsa per andare ogni giorno a Milano, era quasi più voluminosa dello zaino che porto ora per girare il mondo.
Ci sono stati giorni in cui, in quella sacca nera da infilare sulla spalla, ho fatto stare un libro da 1000 pagine, una bottiglia d'acqua da 2 litri, una giacca e persino una sciarpa.
Era esagerata, ora me ne rendo conto.
Ma è come se tutto lo spazio che avessi in quella borsa, mi servisse per compensare un po' la mancanza di spazio che soffrivo nella mia vita.
Era la mia sacca magica dove potevo mettere tutto, persino i miei sogni, anche se quelli immancabilmente non riuscivo a trovarli, esattamente come il telefono cellulare.
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Sono passati 5 anni da quando usavo quella borsa. Mi sembra succedesse un'eternità fa, a volte quasi in una vita diversa.
Non è stato semplice arrivare agli zainetti che abbiamo oggi sulle spalle, lo ammetto.
È stato un passaggio graduale e, a volte, cado nel pensiero che mi servirebbero molte più cose, più vestiti, più scarpe, più utensili, più tutto.
Ma poi mi ricordo che tutto quello in più che voglio, avrà un peso sulle mie spalle. Una t-shirt da sola pesa poco. Ma se la si somma ad altre 4, a 3 paia di pantaloni, a due felpe e ci si immagina che poi la si dovrà trasportare per 3 km con 30 gradi e un'umidità del 90%, ecco che allora anche la più leggera delle magliette appare come un macigno (ogni riferimento a fatti o persone NON è puramente casuale!).
Questo esercizio mentale mi ha aiutato moltissimo a scegliere cosa realmente fosse necessario portare con me.
A distinguere ciò che è utile da ciò che è solo uno sfizio, un capriccio momentaneo magari per colmare una mancanza di altra natura.
E così ho evitato di comprare oggetti che non mi sarei nemmeno accorta di aver smarrito in quel famoso "buco nero" che inghiotte i telefoni.
Mi rendo conto che questo esercizio si applica benissimo a molti ambiti della vita, non solo allo zaino con cui si viaggia.
Dare un peso a ciò che ci circonda, che siano oggetti, relazioni o pensieri, aiuta a distinguere ciò che ci appesantisce inutilmente da ciò che invece ci aiuta a stare bene.
E dato che ormai mancano pochi giorni all'inizio di un nuovo anno, credo sia il momento migliore per fare il punto e decidere cosa portare nello zaino.
Io, nel mio, credo che ci metterò:
- 3 t-shirt, un vestito e 3 pantaloni.
- Qualche amicizia vera che resiste ai km di distanza.
- Due felpe, un k-way e 1 sciarpa.
- L'amore delle persone che mi stanno accanto.
- Un paio di infradito, una manciata di calzini e un po' di biancheria.
- I sogni che vorrei realizzare.
- Un telefono che immancabilmente finirà nel "buco nero".
Angela (e Paolo)