Le testimonianze del progetto 'Passo dopo Passo'
Un'immagine dei nuovi appartamenti lecchesi
Marta - "Dopo una perdita in famiglia, ho iniziato a ragionare sul dopo. Sono non vedente dalla nascita e benché abbia, con AFIN – Associazione Famiglie Ipo Non Vedenti – all’interno del progetto “Passo dopo Passo”, preso parte a dei weekend di sollievo, non sono ancora in grado di vivere da sola. Proprio questa esperienza ha stimolato in me il desiderio di capire come trovare una soluzione per la mia autonomia, una condizione che fino a tre anni fa mi faceva paura e non sapevo se potessi essere in grado di affrontare. Ho deciso, invece, di trovare una persona che mi aiutasse ad imparare ad essere autonoma e a gestire una casa. Proprio durante una di queste uscite ho conosciuto Elia, una signora con cui ho stretto subito un forte legame e che aveva già avuto esperienze con persone non vedenti. Non ci ho pensato un attimo e d’istinto le ho chiesto di aiutarmi in questo mio nuovo percorso. Piano piano e proprio “passo dopo passo”, voglio crescere e raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissata, nonostante le mie paure e difficoltà. So che ci sono persone e una rete che mi sostiene".
Gianni, presidente dell’Associazione La Goccia - "Ormai da quasi dieci anni lavoriamo insieme alle cooperative per creare un terreno fertile e una rete ed arrivare “passo dopo passo” pronti a questo tipo di esperienza più complessa. Sicuramente il nostro ruolo è cresciuto anche qualitativamente, potendo lavorare ancora di più in sinergia con gli altri. Portiamo una visione e punti di vista diversi che permettono di sviluppare confronti e ragionamenti al fine di costruire insieme strade che portino sempre più a risultati concreti. Siamo dimensioni diverse ma che si completano a vicenda, anche sul campo: insieme diventiamo più forti e possiamo offrire un servizio ancora più performante per beneficiari e famiglie”.
Valeria, operatrice della cooperativa La Vecchia Quercia - “Il progetto porta tanti benefici a utenti e comunità ospiutanti. Gli utenti hanno la possibilità di vivere qualche giorno fuori casa, in uno spazio in cui possono sperimentarsi in autonomia come adulti indipendenti e soprattutto permette di avere a un distacco emotivo graduale, sia loro che dei familiari. Uno spazio in cui possono immaginare il loro futuro e prendersi delle responsabilità, come ad esempio il gestire una casa, o imparare a organizzarsi, sia dal fare la spesa a pensare al proprio tempo libero. Con il tempo le persone sentono sempre più loro l’appartamento, tanto che ora stanno pensando a come addobbarlo per Natale e come organizzare una festa prima delle vacanze. Dall’altro lato la comunità in cui sono siti gli appartamenti, imparano ad avere attenzioni e ad essere responsabili nei confronti di chi hanno davanti. Il lavoro viene svolto a livello di quartiere o piccola realtà, in cui gli utenti possono avere una loro routine e compiere facilmente azioni della quotidianità. Questo genera negli esercenti e in coloro che vivono il quartiere un’attesa e un senso di cura: capire se è passato all’ora giusta, cos’ha comprato, se si comporta in modo diverso. Imparano ad avere a che fare con la disabilità, capendo che non è limite ma risorsa, e ad approcciarsi senza filtro dei familiari, attivando ognuno le proprie competenze e capacità".
Famiglia Mapelli, genitori di Michele ragazzo con disabilità - "Sicuramente grazie a questi progetti siamo più rasserenati. Siamo contenti che finalmente ci si muova e si progettino concretamente attività dedicate al futuro nei nostri ragazzi. È importante che anche le persone con una disabilità possano vivere la propria vita autonomamente. Michele non sarà mai solo, ha sua sorella che lo supporterà sempre ma non è neanche giusto “gravare” su di lei quando noi non ci saremo più. Questo progetto è importantissimo e speriamo che possa continuare nel tempo sfociando in attività che possano dare la possibilità ai nostri ragazzi di vivere in un ambiente con una certa autonomia".