I promessi sposi e la guerra in ucraina: incontro con Elena Mazzola
Elena Mazzola con alcuni ucraini
Elena Mazzola è infatti presidente della Ong “Emmaus” di Charkiv, la seconda città ucraina, una delle prime conquistate dai russi a marzo e poi liberata nei mesi scorsi. Emmaus è una comunità che si occupa della cura e dell’assistenza a bambini e ragazzi disabili o problematici e agli orfani del conflitto che dal 2014 dilania il Donbass, nel Sud del Paese. Molti di loro, scoppiata la guerra, grazie all’aiuto di un gruppo di amici anche lecchesi tra febbraio e marzo si sono rifugiati in Italia dopo un avventuroso e interminabile viaggio attraverso l’Europa.
Mazzola, laureata in lingue e letterature straniere presso l’Università Cattolica di Milano con una tesi in linguistica applicata alla traduzione, è pure docente universitaria, traduttrice e direttrice del Centro di cultura europea “Dante” sempre a Charkiv, ma ha vissuto a Mosca dal 2002 al 2017 insegnando Letteratura italiana all’Università Ortodossa Umanistica San Tichon e Teoria e pratica della traduzione all’Università Statale Umanistica di Mosca. Poi, accogliendo la sollecitazione e la proposta di alcuni amici, nel 2017 Elena Mazzola si è trasferita a Charkiv, in Ucraina, per condividere l’esperienza della comunità Emmaus e dei suoi ospiti, senza per questo abbandonare la sua attività di studiosa e di traduttrice.
Da questa sua passione è così nato il libro “Manzoni tra Mosca e Kiev. I promessi sposi e il mistero della storia”, pubblicato da Morcelliana nell’agosto scorso e dove il romanzo “lecchese” di Alessandro Manzoni, incontrando la Bibbia e Dostoevskij, diventa una chiave di lettura per giudicare la storia e per guidare le scelte di vita di quanti si mettano in dialogo con il testo. Anche nei tempi bui – quelli di oggi come lo erano quelli di Lecco e della Lombardia dei Promessi Sposi ¬– di una guerra che sta creando solo vittime, odio e divisioni tra i popoli e gli Stati.