Nazifascismo e comunismo sono la stessa cosa?
Enrico Baroncelli
Niente male tra l'altro per chi si dice nazionalista, e per offuscare una data prettamente italiana ricorre a una che riguarda dei paesi stranieri, invitando gli insegnanti italiani a dedicare almeno un'ora di lezione " a un evento così significativo, cioè la fine della dittatura comunista ".
Ma quello che lascia piuttosto perplessi, soprattutto chi ha studiato Storia non solo su un manuale di Liceo, come la Meloni, ma anche sui banchi dell'Università, che purtroppo per lei la presidentessa non ha frequentato ma quasi tutti gli insegnanti si, è l'equivalenza, cara a una certa mistificazione dell'estrema destra, tra la dittatura fascista e quella comunista, come se fossero state la stessa cosa.
Purtroppo, cara Presidentessa del Consiglio, questa è una semplificazione generica molto rozza e superficiale che piace alle Destre ma è piuttosto lontana dalla realtà. NaziFascismo e Comunismo sono stati la stessa cosa ?
Intanto l'origine ideologica è completamente diversa. Alla base del Nazismo c'è la teorizzazione del "Mein Kampf", scritto da Hitler nel 1924, dove si dichiarava il razzismo etnico più totale e la necessità dello sterminio degli Ebrei.
Alla base ideologica del Fascismo invece, oltre al "Santo Manganello" e all'"Olio di Ricino" (il Fascismo era molto più Azione che Pensiero) non ci sono invece particolari pubblicazioni. Mussolini ne scrisse una teorizzazione, più di dieci anni dopo la "Marcia su Roma", per un capitolo dell'Enciclopedia Treccani, che doveva dare una versione più o meno ufficiale dell'ideologia fascista.
Ma come scriveva giustamente Pirandello, che al PNF era pure stato iscritto, il "Fascismo è sostanzialmente un tubo vuoto, dove ognuno mette quello che vuole", inserendovi tutto e il contrario di tutto. Alla base comunque c'era lo svilimento della Democrazia e l'apoteosi della Dittatura, sovvertendo i noti princìpi di Montesquieu sulla divisione dei Poteri (Esecutivo, Legislativo e Giudiziario)
E alla base dell'ideologia comunista ? Naturalmente ci sono le pubblicazioni di Karl Marx e Frederich Engels, alla metà dell'Ottocento, che elaborarono la teoria della "lotta di classe" a somiglianza della Rivoluzione Francese. Lenin sviluppò questa teoria agli inizi del Novecento, elaborando più ampiamente il concetto di "Dittatura del Proletariato", a cui Marx aveva appena accennato, per arrivare alla trasformazione della società in una "Democrazia Progressiva" (un concetto caro anche al PCI della Resistenza, dal 1943 al 1946). Una volta rovesciata la Società borghese e abolita la proprietà privata, tutti si sarebbero avviati verso una società di "Liberi e Uguali". Il fine della massima libertà era quindi il fine del Comunismo.
Il problema, come avrebbero poi sottolineato molti storici e saggisti non solo russi (citiamo ad esempio Roy Medvedev per dirne solo uno) era proprio la transizione della "Dittatura del Proletariato", che dava spazio ai leader di costruire una propria dittatura personale, ma tradendo così quello che era il fine del Comunismo. Stalin in Russia, che forse uccise più comunisti di Hitler, con le "Grandi Purghe" del 1936, con cui fece sparire i dirigenti della "Rivoluzione d'Ottobre (Drezinsky e Preobrazenzky, oltre a Trotzky, per citarne qualcuno) e sempre per esempio Ceausescu in Romania, un delinquente totale. Che le due ideologie però non fossero compatibili lo ha dimostrato l'attacco, del tutto inutile e in prospettiva disastroso, che Hitler sferrò alla Russia nel Giugno del 1941 (Operazione Barbarossa), quando tutta l'Europa tranne l'Inghilterra era ai suoi piedi, impiegando quasi cinque milioni di soldati, che avrebbero potuto essere utilizzati molto più utilmente in altri fronti, ad esempio in Africa come chiedeva Mussolini.
Quell'attacco, del tutto ideologico e senza motivazioni (più tardi disse che mirava al petrolio del Caucaso) ha dimostrato che i due regimi non potevano convivere. Senza quell'attacco Hitler probabilmente avrebbe potuto vincere definitivamente la guerra, prolungando per molti anni una situazione disastrosa e terribile per l'Europa, anche se coloro che hanno lasciato la fiamma tricolore nel logo della Meloni, a cui lei evidentemente tiene tanto, ne sarebbero stati ben felici, a differenza della stragrande maggioranza dei popoli europei. Quell'attacco, in prospettiva inutile, fu però la chiara dimostrazione che NaziFascismo e Comunismo non erano affatto la stessa cosa. E non ci sarebbe bisogno neanche di ricordare che la sconfitta e la cattura dell'Armata di Von Paulus, a Stalingrado nel Febbraio de 1943, cambiò definitivamente il corso della II Guerra Mondiale.
Quindi in conclusione due suggerimenti darei alla Prima Ministra e a quello dell'"Istruzione e Merito", prima che si mettano a declamare sermoni perfettamente inutili agli insegnanti che probabilmente ne sanno più di loro.
Il primo è quello di studiare qualche libro in più, cosa che non fa mai male, ma il secondo, ben più contingente, sarebbe di preoccuparsi piuttosto che di dare consigli inutili agli insegnanti, di adeguare il loro salario ai livelli europei, magari rinnovando quel contratto che è scaduto da ben quattro anni e il cui rinnovo stiamo aspettando con una certa urgenza, vista anche la galoppante inflazione.
Ecco, cara Meloni, piuttosto che occuparsi delle date da consigliarci, si segni in agenda quando potremo mai avere un nuovo contratto rinnovato: questo sarebbe il suo compito e questo ci aspetteremmo da lei. Poi magari potremo tranquillamente parlare della fu Unione Sovietica, e financo se il 9 Novembre sia più importante del 25 Aprile! Ci conto!
Prof. Enrico Baroncelli