Lecco: 'Mahsa siamo tutti noi', in tanti al Poli per il popolo iraniano

In tantissimi nel tardo pomeriggio di venerdì hanno sfidato la pioggia e il traffico per partecipare alla mobilitazione organizzata al Politecnico di Lecco da una serie di realtà del territorio (Mir Sada, Renzo e Lucio, Il filo rosso, Il segreto di Penelope, Lezioni al campo, Anpi, Spazio condiviso) per manifestare solidarietà con il popolo iraniano e in particolare le donne. Ad aprire i lavori l’assessore alle Pari opportunità Renata Zuffi, in rappresentanza dell’amministrazione comunale che ha patrocinato l’evento, che ha chiarito subito come quella di venerdì fosse un’occasione per ascoltare la testimonianza diretta “di coloro che hanno qualcosa da raccontarci”, ricordando che il luogo scelto per questo momento non fosse casuale: “La rivoluzione si fa a partire dalla cultura e dal pensiero”.

Ad accompagnare le persone intervenute in questo viaggio simbolico verso l’Iran sono stati Sepideh Miandar e Hooman Soltani, due ex studenti iraniani laureati in Design al Politecnico di Milano. Dopo aver letto alcuni versi di una poetessa iraniana, Sepideh ha spiegato che “queste parole risuonano forte da oltre quattro settimane, in cui sta accadendo una cosa bella e tremenda al tempo stesso, fatta di slanci di vita, di amore e capelli al vento, in Iran e all’estero”. Ha poi spiegato come nel proprio Paese di origine le donne non solo vengono uccise, come sta accadendo in questi tragici giorni, “ma da 43 anni c’è un regime che si oppone alle libertà sociali e alle donne: se sei donna la tua testimonianza vale meno di uomo, se sei donna e muori in un incidente il risarcimento sarà inferiore a quello di un uomo, se sei donna avrai diritto ad una eredità inferiore a quella di un uomo. Le donne non hanno il diritto di cantare, di ballare, di vestirsi come voglio, di andare all’estero da sole, di andare allo stadio. In Iran la maggior parte delle persone ha meno di 35 anni, ha la vita davanti e vuole solo vivere a testa alta con i capelli al vento”. A portare il punto di vista occidentale in questo racconto è stato un avvocato del territorio, con una lunga esperienza in Iran: “La nazione vive un incubo da 43 anni, quando il popolo cerca di svegliarsi da questo incubo ci viene ricacciato, nel sangue. Il regime si è macchiato di crimini contro l’umanità, non possiamo far finta di niente. Mahsa era solo una ragazza in gita con la famiglia, poteva essere mia figlia, poteva essere una di voi. Questa è una rivoluzione: Mahsa siamo tutti noi”.

È stato Hooman Soltani a spiegare come, una volta che gli studenti iraniani fuori sede hanno cominciato ad esporsi, siano arrivate minacce alla famiglie rimaste Iran. Per questo è stata ancora più potente la testimonianza di una giovane iraniana che ha raccontato come da bambina avesse dei bei lunghi capelli e, ad appena dodici anni, non volesse coprirli: è stato così che una delle sentinelle della polizia morale in mezzo alla strada l’ha presa e le ha tagliato i capelli. “Che cosa fareste voi se mandaste le vostre figlie a scuola e poi non le vedeste più tornare a casa? Se doveste piangere sul corpo delle vostre figlie? Se non poteste nemmeno protestare perché sareste messi in prigione o uccisi?”.
Dopo la proiezione di un video realizzato dagli studenti iraniani del Politecnico intitolato “In the name of freedom” nel quale sono state mostrate immagini delle proteste e delle violenze della polizia, testimonianze di attivisti, racconti dalle televisioni del mondo, ma anche musicisti e performance teatrali, è stato di nuovo Hooman Soltani a riprendere la parola: “I governi possono avere ambasciate e contatti con questi assassini? In un mese sono morte 244 persone, di cui 32 bambini, ci sono stati 12mila arresti e 900 scomparsi. Basta tortura, basta censura, siate la nostra voce!”.

In chiusura della manifestazione hanno preso la parola gli esponenti di alcune delle realtà organizzatrici. Due rappresentanti dell’associazione LGBT+ Renzo e Lucio hanno ricordato come la libertà sia il “valore più grande” e che “per essere tale non deve avere condizionamenti”. Gli esponenti dei sindacati Cgil, Cisl e Uil e del Comitato noi tutti migranti hanno dato lettura dei rispettivi comunicati stampa testimoniando la propria vicinanza alle donne e al popolo iraniano. Giacinta Papini del Filo rosso nel suo intervento ha voluto invece sottolineare come vada messa al centro la questione delle donne, in Iran come in Afghanistan e in Europa. A concludere l’iniziativa Patrizia Milani, presidente della sezione comunale di Lecco dell’Anpi, che ha ricordato una frase di Tina Anselmi: "Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie le vittorie sono state vittorie per tutta la società. La politica che vede le donne in prima linea è politica d'inclusione, di rispetto delle diversità, di pace”.
M.V.
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