Lecco: tra parole e musica Carmen Consoli dialoga con Jacopo Tomatis al festival Treccani
“Carmen Consoli è l’unica donna ad aver vinto la targa Tenco e questo ci dice qualcosa su uno squilibrio di genere che ancora c’è nel mondo della musica”. Così, venerdì, Jacopo Tomatis ha accolto sul palco dell’aula magna del Politecnico l’attesissima ospite del secondo evento serale del festival della lingua italiana di Treccani. Classe 1974, la cantautrice siciliana, dopo una pausa lunga sette anni, ha recentemente regalato ai suoi fan un nuovo album, intitolato “volevo fare la rockstar”.
Carmen Consoli
“Io sono sempre riuscita ad esprimere ciò che sento attraverso la musica. Allo stesso tempo, ho sempre dato del tempo alla mia musica, lasciando emergere l’ispirazione solo se autentica. Non mi sono mai posta la scadenza di fare un disco ogni anno” ha esordito Carmen Consoli. Una logica in evidente contrasto con gli attuali meccanismi dell’industria musicale. “Io rispetto moltissimo il tempo, professore. Ci vuole tempo per elaborare un lutto, un dolore o una gioia. Ci vuole tempo per scrivere una canzone, per elaborare un’idea su qualcosa. Questa fretta è contro l’uomo. Crea profitto certo, ma non so quanto giovi all’essere umano alla lunga” ha proseguito la cantautrice suscitando i convinti applausi degli spettatori. Poiché il contesto era quello di un festival della lingua italiana, le parole sono diventate presto il centro della discussione. “C’è molto io nella voce che narra le canzoni che compongono il tuo disco. Uno dei meccanismi più affascinanti delle canzoni è che quando il cantante dice io, noi abbiamo immediatamente un legame con la voce che sta cantando” ha sottolineato Jacopo Tomatis, docente di popular music al Dams di Torino. “In un certo senso ti sei inventata un modo di mettere l’italiano in musica” ha aggiunto il musicologo e musicista come per stimolare la sua interlocutrice. La risposta di Carmen Consoli, semplice e sincera, non si è fatta attendere. “Noi veniamo dalla terra di De Andre e Battiato, il rock lo conosciamo molto bene. Abbiamo avuto tanti cantautori rock in grado di dire delle cose molto forti” ha spiegato con un sorriso. “Franco Battiato un giorno mi disse che il testo deve tramare con la melodia che tu hai in testa. Poi, se tu non sai a chi dare priorità, vince il testo. La canzone è quello che tu devi dire, la tua urgenza di dire una cosa. Nella parola c’è già un suono, una musicalità”.
Una musicalità dolce e delicata era quella di “una domenica al mare”, uno dei brani che Carmen Consoli ha eseguito nel primo momento dedicato alla musica. Una performance che ha entusiasmato i presenti, come hanno dimostrato gli applausi con cui è stata celebrata. “Quando la melodia si piega ad una lingua comincia a diventare un’altra cosa. Io ho cercato di seguire il consiglio di Battiato. La nostra lingua è meravigliosa e io la voglio utilizzare in tutte le sue potenzialità”. Un messaggio chiaro e potente, soprattutto perché lanciato in un tempo in cui i social stimolano la semplificazione del linguaggio, la riduzione al minimo del numero delle parole usate per esprimere un pensiero. In un tempo in cui la predominanza dei “280 caratteri” finisce con lo spogliare la lingua di tutta la sua magnifica complessità. Carmen Consoli e Jacopo Tomatis
“Noi abbiamo avuto una lunga storia di canzoni politiche in questo Paese, brani che denunciavano il potere. Tu ti sei messa a scrivere di mondi che non esistono, di fantascienza” ha proseguito Jacopo Tomatis, spostando per un attimo l’attenzione dalla forma ai contenuti. “Io ho sempre avuto l’incubo terribile delle dittature. Volevo esorcizzare questo mondo dove c’è qualcuno per cui, per esempio, è colpa delle donne che si laureano se ci sono le culle vuote. Ci sono tante cose che mi fanno paura, dal saluto romano in poi, e per esorcizzare questa paura ho scritto una canzone” ha risposto Carmen Consoli. Il peso della storia, passata e presente, aveva fatto capolino nell’aula magna. “Ho scritto un brano che parla di un ipotetico dittatore/dittatrice che subentra in un momento di crisi sociale e culturale, camuffandosi dietro una faccia di democrazia. Sono convinta che, come diceva Bacone, l’uomo tanto può quanto sa e l’unico dominio in suo possesso è la conoscenza. Questo brano canta di ciò che non dovrebbe mai succedere e non succederà mai vero?” ha chiesto Carmen Consoli, in modo retorico, prima di eseguire “L’Uomo nero”, canzone vincitrice del premio Amnesty International Italia 2022.
Terminato anche questo intermezzo musicale, sul palco è salito Luigi Romani, responsabile base dati e area linguistica dell’istituto dell’enciclopedia italiana, il quale ha consegnato a Carmen Consoli una copia del nuovo dizionario Treccani. “Questa è la prima edizione di un vocabolario in cui i nomi e gli aggettivi vengono presentati nelle forme maschili o femminili. È una novità nel panorama europeo” ha sottolineato.
Carmen Consoli e Luigi Romani
Prima dell’ultimo trittico di canzoni, con cui Carmen Consoli si è congedata da un pubblico entusiasta, Jacopo Tomatis ci ha tenuto a fare una domanda molto particolare alla cantautrice. “Lo slogan del festival è #leparolevalgono. Ti chiedo di insegnarci una parola siciliana con cui poter dire qualcosa che non si può dire in italiano” ha chiesto il musicologo. Carmen Consoli ci ha pensato per un attimo mentre beveva. “Ciatu di lu me cori. Il senso è: sei il respiro del mio cuore. Di solito si dice ad una persona che si ama tanto”. Ciatu de lu me cori, l’amuri miu si tu.
A.Bes.