Lecco: 350 biciclette nella collezione del dr. Cremonesi, che ora sogna un 'museo'
Il suo sogno è quello di creare una sorta di museo, aprendo al pubblico quella che al momento è "solo" una collezione privata. In alternativa (o anche in aggiunta) vorrebbe raccogliere il suo "patrimonio" in un libro, un atlante fotografico in grado di catapultare grandi e piccini in un mondo fatto di ruote, pedali, telai e soprattutto tanta passione. Stefano Cremonesi possiede 350 biciclette: 56 anni, otorinolaringoiatra con studio a Lecco, nonché medico di medicina generale tra Garlate e Valgreghentino, le colleziona fin dalla prima adolescenza, quando iniziò a percepire il fascino dei tanti aneddoti del nonno Attilio che dal 1911 al 1962 aveva portato avanti la ditta Cicli Cremonesi producendo migliaia di esemplari.
Stefano Cremonesi
"Sono cresciuto con lui, e anche se la sua attività si è interrotta prima della mia nascita ne ho sempre sentito parlare con entusiasmo ed emozione" ci ha raccontato il medico, proprietario di un magazzino sul territorio dove sono riposti tutti i suoi "tesori", alcuni dal valore storico ed economico davvero notevole, anche per la loro estrema rarità. "Negli anni sono andato alla ricerca di tanti capolavori, e in particolare di quelli "firmati" da mio nonno, per provare a riportarne "a casa" alcuni: uno l'ho trovato addirittura in Germania, sul tetto di un'automobile (ma il proprietario non ha voluto vendermelo), un altro era appeso a un soffitto in uno scantinato di Milano, dove una donna lo conservava fin dal 1939 come "cimelio" del marito morto in guerra. Quello più prezioso, però, è sicuramente un Michaux: si tratta di un mezzo risalente al 1860, che ho acquistato a Parigi ed è considerato la prima bicicletta della storia, anche se non ha la catena ma solo un telaio in ferro e ruote in legno, con quella anteriore dotata di pedali per consentirne un movimento rapido".
La moglie Luisa e il figlio Jacopo Attilio
Ogni esemplare della collezione di Cremonesi, insomma, è qualcosa di unico, così come i dettagli aggiuntivi che a un occhio attento non possono di certo sfuggire, da un sellino in pelle a una borsa portagiornali, da un telaio "speciale" a una borraccia in acciaio a un piccolo pezzo che magari, anche da solo, è in grado di raccontare un passaggio epocale, un momento di evoluzione nella storia del mezzo più "green" in assoluto, anche oggi sempre molto apprezzato e sfruttato, nelle città e non solo.
"Le mie biciclette funzionano tutte, per quanto il loro utilizzo non sia propriamente semplice, in molti casi" ha aggiunto il dottor Cremonesi, che condivide la sua passione con la moglie Luisa e il figlio Jacopo Attilio di sette anni, al quale spera di poter affidare, in futuro, tutto ciò che ha raccolto e curato finora con tanta dedizione e pazienza, nel poco tempo libero dal suo lavoro. "I pezzi migliori li ho già trovati tutti, quelli mancanti sono praticamente irreperibili”. E poi in magazzino non ho più spazio, ormai è pieno. Credo che sia una collezione davvero notevole e interessante, motivo per cui mi piacerebbe aprirla al pubblico e condividerla con più persone: realizzare un vero e proprio museo è complicato per ragioni burocratiche (soltanto per fare qualche esempio, dovrei dotare il deposito di servizi igienici e impianto di riscaldamento), ma sarebbe bello renderla accessibile anche solo per un week-end al mese. In alternativa potrei creare un atlante fotografico, per raccontare la mia collezione attraverso immagini e parole. Finora non ho mai riscontrato un interesse concreto ad aiutarmi da parte di Enti, Istituzioni o sponsor: se qualcuno si facesse avanti si potrebbe dare vita a qualcosa di bello".
Un appello dunque, quello di Stefano Cremonesi, rivolto a tutto il territorio lecchese, che potrebbe arricchirsi di una preziosa "chicca" interessante anche dal punto di vista culturale e turistico. Chiunque volesse mettersi in contatto con lui può scrivere all'indirizzo stefanobicicletta@gmail.com.
B.P.