Lecco: il 2022 dei Ragni raccontato... sotto la pioggia. Imprese e successi per la Serata in maglione rosso
Una nuova via sul mitico Cerro Torre in Patagonia, una montagna “misteriosa” sull’altopiano dello Hielo Norte sempre in Patagonia, ma anche una falesia bulgara e i Corni di Canzo al centro dell’attenzione della tradizionale Serata in maglione rosso, l’annuale appuntamento con il quale i Ragni della Grignetta sono soliti presentare i risultati della stagione. Un appuntamento che si ripete ormai da tredici anni, come ha ricordato Fabio Palma.
Mauro Gattinoni e Fabio Palma
Serata bagnata, ieri sera in piazza Garibaldi, visto che il meteo ha fatto lo scherzetto dopo che l’incontro era già stato posticipato di un paio di giorni proprio per via del maltempo. Un imprevisto che non ha comunque mandato all’aria la scaletta, ma soltanto accelerato di un po’ i tempi. E se tra il pubblico qualcuno ha abbandonato, in molti sono rimasti ad assistere sotto ripari di fortuna.
Adriano Carnati ai Corni di Canzo
Aperta con la proiezione del filmato curato da Michele Caminati e dedicato alle vie attrezzate dal “ragno” Adriano Carnati sui Corni di Canzo «per creare un nuovo “terreno di gioco” per giovani talenti dell’arrampicata sportiva» e dopo il saluto portato dal sindaco Mauro Gattinoni, la serata è continuata con il progetto che ha portato i maglioni rossi ad attrezzare, in collaborazione con arrampicatori locali, una falesia in Bulgaria nell’ambito del progetto “Italian Routes – Montagne senza confini”. Un’iniziativa germogliata dal progetto “Pietre del Sud” che negli anni scorsi ha visto lo stesso gruppo alpinistico lecchese chiodare alcune pareti nel meridione: dal ministero degli esteri è infatti arrivata la proposta di esportare il progetto attraverso gli istituti italiani di cultura. La prima tappa è stata appunto la Bulgaria, ma già sono arrivate altri inviti anche da oltre oceano.
Matteo De Zaiacomo, Anna Aldè, Carlo Aldè, Fabio Palma e Francesca Mauri
Un intermezzo è stato anche dedicato a un ricordo di Carlo Mauri con un videocollage che ha raccolto filmati e spezzoni d’interviste d’epoca e con l’intervento sul palco della figlia del grande esploratore e alpinista, Francesca Mauri. E’ stata l’occasione per ricordare la mostra dedicata all’indimenticabile “Bigio” – del quale quest’anno ricorrono i quarant’anni dalla scomparsa – ancora in corso all’osservatorio alpinistico di Palazzo delle paure.E c’è stato un ricordo anche per Casimiro Ferrari attraverso una videointervista a Carlo Aldè che racconta se stesso seduto su un masso in vetta alla Grignetta a ricordare di quando lassù ci saliva bambino con il papà. E cominciando in quel modo ad amare la montagna e avviandosi a una carriera alpinistica di altissimo livello: aveva solo diciannove anni quando al campo estivo dei Ragni fu avvicinato appunto da Ferrari che gli propose di accompagnarlo al Cerro Murallon, anno 1984. Con il ricordo di una discesa avventurosa senza più viveri e nutrendosi con neve, dadi da brodo e polvere di tè liofilizzato. E ora Aldè passa il testimone alla figlia Anna, da quest’anno entrata a far parte a tutti gli effetti del gruppo dopo avere frequentato la scuola di arrampicata «che continua a crescere per numero di partecipanti e per risultati» come ha detto il responsabile Luca Passini nel presentare la squadra di giovanissimi.
I nuovi Ragni. Sotto la scuola di arrampicata
E’ stata poi la volta di Matteo De Zaiacomo che ha raccontato “Brothers in arms” la nuova via aperta sul Cerro Torre nel gennaio di quest’anno con Matteo Della Bordella e David Bacci una spedizione vittoriosa che in vetta ha incrociato la cordata di Corrado “Korra” Pesce che sarebbe morto durante la discesa travolto da una valanga.
Matteo De Zaiacomo mentre parla del Cerro Torre
Tra l’altro, la via aperta dai Ragni era quella cominciata dallo stesso Della Bordella nel febbraio 2020 assieme a Matteo Bernasconi e Matteo Pasquetto, i due alpinisti che quello stesso anno avrebbero perso la vita: il primo in maggio travolto da una valanga in Valtellina e il secondo in agosto sulle Grandes Jorasses al Monte Bianco.Luca Schiera e Paolo Marazzi
Infine, Luca Schiera e Paolo Marazzi hanno descritto la loro avventurosa ricerca di una montagna misteriosa nello Hielo Norte, una montagna a oggi non ancora scalata, un montagna vista in fotografia e localizzata per via di un’ombra sul ghiacciaio sulla mappa di Google-Earth: «Se c’è l’ombra, c’è la montagna». E nel 2020 sono riusciti a vederla, quella montagna, ma per raggiungerla avrebbero dovuto attraversare un ghiacciaio che si è rivelato un labirinto insidiosissimo con piste cieche, crepacci e buche, che li ha costretti a tornare indietro. A vuoto anche il tentativo dell’anno successivo, quando era stato deciso l’avvicinamento attraverso un altro itinerario: in questo secondo caso si sono dovuti accontentare di salire altre pareti «delle centinaia da scalare che si vedono a perdita d’occhio». Ma il progetto non è accantonato: laggiù ci si tornerà.
Tra un’impresa e l’altra, Palma ha anche dato la notizia che la fortissima e giovanissima arrampicatrice lecchese Beatrice Colli, fresca del titolo mondiale “Speed” conquistato in agosto a Dallas negli Usa, ha conquistato anche la finale di arrampicata sportiva categoria “Lead & Speed” ai campionati mondiali che si stanno svolgendo in questi giorni a Edimburgo, proprio nelle ore in cui il Regno Unito è in lutto per la scomparsa della regina Elisabetta II. La finale è in programma per questa sera. A chiusura, la tradizionale foto di gruppo dei maglioni rossi che quest’anno finirà anche sul calendario di Telethon.
Dario Cercek