Lecco: l'addio ad Alessandro, non riemerso dopo un tuffo nel Garda. 'E' morto felice con chi amava e con quello che amava'
"E' arrivato il mio papà?". Una domanda che i bambini fanno spesso. Oggi, mentre il carro funebre si fermava sul sagrato della Basilica di San Nicolò, quel quesito tanto innocente è stato posto dalla piccola Venere, 5 anni appena. E sì, su quel carro funebre, c'era davvero il suo papà.
Alessandro Redaelli
Come previsto, arrivando a scegliere per l'appunto la Basilica proprio per la sua capienza, in tanti questa mattina si sono stretti attorno alla famiglia Redaelli per tributare l'ultimo saluto ad Alessandro, il dirigente d'azienda, appena quarantenne, mancato domenica 17 luglio dopo un tuffo nella acque del Lago di Garda, nel corso di un'uscita in barca con la compagna Sabrina e i loro due bimbi, il secondo nato da appena pochi mesi. Portano i nomi di un pianeta e di una stella - Nash - come sottolineato nell'omelia dall'ex parroco di Castello don Egidio Casalone, nel rispondere alla domanda "Chi era Alessandro?"."Non l'ho conosciuto da piccolo - ha detto il celebrante, affiancato all'altare dal Prevosto don Davide Milani e da don Marco Albertoni - ma so che amava la sua parrocchia di Acquate dove ha fatto il cammino di fede mettendosi anche a servizio di quella comunità. Alessandro era una persona attiva, capace, dai mille interessi. Dalle radio locali all'astronomia, da cui ha preso i nomi dei suoi figli. Un pianeta e una stella. Possiamo dire che era una persona che amava il bene e il bello, disponibile anche verso tutti. Io personalmente lo raggiungevo ogni settimana con i miei messaggi spirituali che sono abituato a inviare alle persone che in molti anni ho conosciuto. Ora siamo qui come parenti, come famigliari, come amici, come persone che hanno condiviso con lui un pezzo di strada. Che dire: mi hanno scritto "Alessandro è morto felice con chi amava e con quello che amava"" ha proseguito don Egidio, ricordando, rifacendosi alle Scritture, come "all'uomo giusto, il Signore promette la Pace" e ancora "al termine della nostra vita, ci attende una grande gioia". Ebbene, animati da quella fede - "che non è qualcosa che riguarda i vecchietti ma dà il senso della vita" - quando verrà il momento, ha assicurato il sacerdote, scopriremo Alessandro felice e beato nel Regno dei cieli.
Nel mentre, esaudito il desiderio di papà Aldo e mamma Monica, dopo giorni di angoscia per il mancato rinvenimento della salma rimasta in bilia del Lago, di riavere almeno il corpo "per poter dare a lui una giusta sepoltura ed avere un luogo dove andare a esternare il nostro dolore e la nostra preghiera", come detto da don Egidio, ci si aggrappa ai ricordi, come fatto anche da don Marco, "venuto grande" con Alessandro ad Acquate. "Siamo cresciuti insieme in via Canto, abbiamo giocato a pallone insieme. Lui giocava in porta e se la cavava bene, era un bel gatto. Io ero un po' imbranato ma in difesa di passava dei buoni palloni. Abbiamo vissuto insieme, con indirizzi diversi, le scuole superiori al Badoni e poi l'università. Oggi non riesco a togliermi dalla mente quel suo sorriso, quella sua intraprendenza, quella sua voglia di fare che aveva dentro nel cuore, quel suo saper coinvolgere. Con semplicità volevo esprimere vicinanza ai suoi genitori, a Sabrina, al fratello Daniele, ai suoi piccoli, a tutti i vicini di casa di via Canto, a tutta la comunità cristiana di Acquate e a tutti gli amici e coscritti. Che il Signore ti accolga alla vita eterna, caro Ale. Spero che il Signore protegga sempre la tua famiglia".
Surreale il silenzio all'uscita del feretro dalla Basilica. "Ciao papà", l'ultimo saluto di Venere stretta alla sua mamma in lacrime.