Trent'anni dopo, Lecco ricorda la strage di via D'Amelio, Paolo Borsellino e i suoi agenti, morti nel compiere il loro dovere

Anche Lecco ricorda la strage di via D'Amelio. Sono passati esattamente trent'anni da quel 19 luglio 1992, quando a Palermo il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta - Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina - persero la vita a causa di un attentato di stampo terroristico-mafioso, rimanendo vittime del loro stesso impegno in difesa della legalità delle Istituzioni democratiche.





Una ferita ancora aperta per l'Italia intera, che oggi, da nord a sud, ha reso omaggio alla memoria del procuratore aggiunto e dei cinque poliziotti con iniziative pubbliche in tutte le principali città. Come dicevamo, Lecco non è stata da meno, organizzando un breve ma significativo momento presso Il Giglio di Pescarenico, un luogo già di per sè particolarmente simbolico in quanto ex pizzeria confiscata alla mafia e poi bene restituito alla collettività, con il Comune che nel 2015 lo ha trasformato in un centro ricreativo aperto soprattutto ai meno giovani, con tanti eventi durante tutto il corso dell'anno.




Ersilio Secchi e Andrea Figoni

"Siamo qui, in un posto che ingannava i lecchesi con il volto del male, dove io stesso venivo non di rado con la mia famiglia" ha esordito il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni, dinnanzi a una piccola platea composta sostanzialmente da autorità civili e militari, compresi il presidente del Tribunale Ersilio Secchi e il Sostituto Procuratore Andrea Figoni. "Questa giornata ci stimola tante riflessioni, ci spinge a chiederci qual è il compito delle Istituzioni, e di tutti noi, nella lotta alla mafia, che deve essere la "bellezza di sentire il fresco profumo della libertà". Non molto tempo fa, al Cenacolo Francescano, ho avuto modo di incontrare Fiammetta Borsellino: con lei ho sentito un imperativo morale all'agire, al pensare, al comunicare. Non a caso, di recente, abbiamo realizzato una Commissione comunale Antimafia, che non si pone chissà quali obiettivi, ma è importante per tenere vivo l'impegno a favore della legalità con le associazioni, la sensibilizzazione verso le scuole e le Istituzioni, anche per un minimo ma indispensabile confronto con le forze dell'ordine. A trent'anni da quella bomba che tolse la vita a Borsellino e agli agenti della sua scorta abbiamo il dovere morale di non lasciare quell'episodio isolato, ricordando l'esempio del magistrato che affermava: "Non ho chiesto io di occuparmi di mafia. Ci sono entrato per caso. E poi ci sono rimasto per un problema morale. La gente mi moriva attorno"".


Il sindaco Mauro Gattinoni


Sulla sinistra il consigliere Stefano Parolari, sulla destra il coordinatore provinciale di Libera Alberto Bonacina


In primo piano il consigliere Giacomo Zamperini e l'assessore Maria Sacchi

"In una giornata come questa c'è sempre il rischio di dire cose banali o retoriche, che finiscono per allontanare la gente da questi temi" ha aggiunto il Vice Prefetto aggiunto dott. Mariano Scapolatello. "La cosa che mi fa più riflettere è sapere che Borsellino e i suoi agenti avevano sempre avuto la consapevolezza che prima o poi sarebbe toccata a loro, ma nonostante ciò non indietreggiarono: furono eroi, ma nel compimento del loro dovere, cosa che può ben spiegare l'etica quotidiana, l'importanza di fare bene il proprio lavoro senza cedere a meschinità individualistiche, nello sforzo di rendere la nostra società sempre migliorabile grazie al lavoro. È quello che ci hanno chiesto loro, che dobbiamo fare tutti i giorni".


Mariano Scapolatello


Roberto Nigriello

La parola, infine, è passata a Roberto Nigriello, intervenuto sia in qualità di Presidente del Consiglio che di delegato comunale e provinciale di Avviso Pubblico. "Le commemorazioni di oggi devono essere anche e soprattutto uno stimolo a cercare la verità, che ancora non abbiamo, perché evidentemente in quel 1992 c'era un problema anche all'interno dello Stato" ha sostenuto. "Forse la cosa più importante sarebbe smettere di credere che la mafia riguardi solo il sud, capire che è anche una questione politica, imprenditoriale, finanziaria. Soltanto se si collabora tutti insieme potremo lasciare qualcosa anche ai nostri figli. Questa cerimonia non è una passerella, ma la dimostrazione che la città di Lecco e le Istituzioni credono in questo. Dobbiamo lavorare affinchè il sacrificio di Borsellino e dei suoi agenti non sia vano, così come non lo deve essere l'impegno di coloro che lottano per contrastare queste dinamiche e i loro responsabili".




Doveroso, nel corso della cerimonia, un pensiero particolare a Emanuela Loi, passata alla storia come una delle prime agenti donna della Polizia di Stato italiana assegnate a un servizio di scorta e la prima a morire in servizio: proprio a lei, infatti, è dedicato il Centro Il Giglio, che la ricorda anche all'ingresso con una targa dove oggi è stato appoggiato un delicato fiore bianco, simbolo di un impegno pagato con la vita.
B.P.
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