Lecco: con una Fiat 128 del 1973 fino a Capo Nord, abbracciando i Paesi in guerra. Partita l'avventura di Becco to the borders
“Per combattere questa sfiga serve il cuore”. Con queste parole, urlate a squarciagola con lo sguardo rivolto verso un cielo limpido, Dario Mazzocchi ha dato via alla festa. Perché l’iniziativa tenutasi nella mattina del 16 luglio in Piazza Garibaldi è stata prima di tutto questo: un momento di gioia animato da un gruppo di giovani capaci, con i loro sorrisi colorati dal naso rosso, di farti dimenticare il grande caldo. Già, il naso rosso, il naso dei clown. Non pagliacci qualunque ma clown, volontari, membri dell’associazione Veronica Sacchi, specialisti nel regalare un momento di serenità ai bambini e ai malati ospitati in ospedali e strutture sanitarie. Questi angeli del sorriso si sono radunati a pochi passi dalle rive del lago per celebrare l’avvio, dopo mille peripezie, di “Becco to the borders”.
Emanuele Panzeri, Stefano Maddalon e Valerio Carbonara
Al microfono Diego Crippa
Al termine di un rito propiziatorio chiamato “clown chi” e guidato da Ettore Sacchi, vicepresidente dell’associazione Veronica Sacchi, è lo stesso Dario Mazzocchi, volontario dell’associazione, a raccontare ai presenti la storia di questo progetto. “In origine, doveva essere Mongolia. Poi, però, è arrivato il Covid che ha rimandato la partenza per due volte” ha spiegato il giovane facendo riferimento alla Mongol Rally, una corsa non competitiva che avrebbe dovuto portare un team di volontari con il naso rosso fino in Mongolia. “Poi, quando il Covid sembrava superato, un signore ha deciso di premere un bottone e far scoppiare una guerra. Poiché per arrivare in Mongolia bisogna passare dalla Russia, il piano è saltato di nuovo. Noi però non ci siamo persi d’animo e ci siamo inventati Becco to the borders” ha proseguito Dario Mazzocchi. “Gli passeremo vicino. Vogliamo fargli vedere il verde della nostra panda e dei nostri capelli”.
Il rito
Sotto la simpatica denominazione di Becco to the borders, infatti, si cela un ambizioso piano: un abbraccio virtuale ai paesi che confinano con Russia e Ucraina, un viaggio di 50 giorni, attraverso i Balcani, la Grecia, la Turchia, la Bulgaria e poi su fino a Capo Nord e ritorno. I protagonisti di questa missione sono tre clown dell’associazione Veronica Sacchi. Visibilmente carichi ed emozionati, Emanuele Panzeri, Stefano Maddalon e Valerio Carbonara, garlatesi doc, per l’occasione, si sono colorati i capelli di un verde simile al colore della carrozzeria del loro bolide.Giovanni Colombo direttore di Einap
Chiamata Zuel in onore di un loro compaesano, la Fiat 128 del 1973 si stagliava imperiosa dietro i ragazzi, pronta a trasportarli per i 16.000 kilometri previsti. Pronta? Forse. “Dopo settimane in cui tutto ha funzionato, stamattina la frizione ha deciso di rompersi quindi servirà un nuovo passaggio in officina prima dell’effettiva partenza. Questa è proprio sfiga” ha raccontato Emanuele Panzeri tra i sorrisi preoccupati dei presenti. L’officina è quella di ENAIP, da aggiungere alla lunga lista dei luoghi dove questi volontari con il naso rosso hanno lasciato un segno. “Questi giovani hanno iniziato a fare del bene ancora prima di partire. Hanno stimolato, motivato e provocato i ragazzi di Enaip spingendoli a cimentarsi con una scommessa. Auguri e in bocca al lupo” ha sottolineato Giovanni Colombo, direttore dell'ente.“Abbiamo coinvolto gli studenti di tutti gli anni, lavorando sia sulla meccanica sia sulla carrozzeria. Ci abbiamo provato e proseguiremo lavorando tutto il pomeriggio sulla frizione. Entro le 17/18 la macchina sarà in strada. Auguro a questi amici di trovare gente che li aiuti in caso di problemi ma soprattutto di tornare con il sorriso” ha aggiunto Diego Crippa, docente all’Enaip, suscitando enormi applausi.
Il gagliardetto di Lecco. A destra il sindaco Mauro Gattinoni e il consigliere garlatese Annalisa Gnecchi
“Siamo pronti, abbiamo tutto quello che ci serve. Taniche di acqua e di benzina, due gomme di scorta, zaini, tenda, materasso da campeggio, padella e fagioli per la fagiolata alla Bud Spencer. Poi monociclo, aggeggini da clown e così via” ha raccontato un emozionato Valerio Carbonara dopo aver aperto il bagagliaio della 128. Lo scopo di questo viaggio, infatti, non è solo quello di raccogliere fondi per i progetti dell’associazione Veronica Sacchi ma anche portare un sorriso nei centri di accoglienza e nei campi profughi. “Non solo profughi ucraini. In Grecia passeremo anche per i campi dell’associazione Luna di Vasilika, dove vengono ospitati profughi siriani e africani. Se in autunno e in inverno sviluppiamo progetti di clown – terapia negli ospedali, d’estate siamo soliti organizzare queste missioni del sorriso. Vogliamo portare allegria alle persone che scappano dalle guerre” ha spiegato Emanuele Panzeri. Parole da cui traspariva un impegno e una voglia di mettersi in gioco profondi e radicati.“Sono qui a nome non solo del sindaco Conti ma di tutta la comunità di Garlate. Conosco questi ragazzi praticamente da una vita. Solo loro potevano organizzare una simile iniziativa con così tanto impegno e cuore. Quando i comuni sono molto piccoli è l’entusiasmo delle persone che fa la differenza e loro si sono sempre impegnati in ogni attività” ha raccontato Annalisa Gnecchi, consigliera comunale di Garlate.
“Unire la simpatia, un messaggio di fratellanza e un’avventura come questa non è da tutti. Porterete in giro non solo i vostri sorrisi ma anche un pezzo di questa città. Vi lascio il gagliardetto della città di Lecco, usatelo come portafortuna. Vi auguro buon viaggio” ha aggiunto tra gli applausi Mauro Gattinoni, primo cittadino del capoluogo.
“Ringraziamo il sindaco di Lecco per la sua presenza. Speriamo davvero che il nostro essere clown possa essere un mezzo di incontro con le persone. Pur non essendo giocolieri professionisti o comici da Zelig, speriamo di aiutare i bambini e gli adulti che incontreremo a dimenticare per un attimo le loro difficoltà. Quando si torna da questi viaggi si hanno occhi nuovi e si inizia a dare il giusto valore alle cose e il giusto peso ai problemi” ha quindi concluso Emanuele Panzeri.
Il carro attrezzi era arrivato, la mattinata volgeva al termine. “Un giorno senza sorriso è un giorno perso” diceva Charlie Chaplin. Grazie all’entusiasmo di questi giovani, piazza Garibaldi ha sorriso e per questo li ringraziamo. Grazie al loro impegno e alla loro passione, persone in fuga dalle guerre e dalla povertà sorrideranno e per questo li applaudiamo e gli auguriamo con tutto il cuore buon viaggio.
Andrea Besati