Lecco, variante al PGT: al via il processo di partecipazione, parola agli 'Ordini'
"Una città che cresce, cambia, cura". È lo "slogan" riassuntivo emerso dalle linee guida approvate dal consiglio comunale di Lecco che rappresentano la direzione da seguire nella formulazione della variante generale al Piano di governo del territorio (Pgt), il più importante strumento urbanistico della città che prenderà forma nei prossimi mesi. Come previsto dalla normativa, è stato avviato in questi giorni il processo partecipativo per coinvolgere stakeholder e cittadini e martedì pomeriggio, a Palazzo Bovara e in streaming, si è svolto il primo forum pubblico.
Lecco vista dal Lago
Padrone di casa l'assessore all'Urbanistica Giuseppe Rusconi, che dopo i saluti iniziali ha lasciato la parola all'architetto Claudia Molinelli, funzionario comunale dell'ufficio urbanistica, che ha riassunto il senso delle linee guida e delle parole scelte a rappresentarle: "Sono tre brevi parole che però racchiudono il cuore della programmazione. Una città che cresce deve essere vitale e attrattiva, deve avere una alta qualità della vita in grado di attrarre giovani, garantendo loro benessere, sicurezza e accesso a casa e lavoro, una città che cresce è una città in cui si sta bene. Una città che cambia è una città che sta al passo con i cambiamenti climatici, con la crisi energetica, è una città resiliente con i suoi comportamenti e le sue scelte pur rimanendo competitiva. Nel post emergenza sanitaria non poteva mancare un riferimento alla cura, inteso come prossimità dei cittadini ai loro luoghi e come welfare di comunità".
Dopo questa breve introduzione diversi sono stati gli interventi che hanno caratterizzato la fase consultiva del forum, durante la quale sono intervenuti i principali stakeholder cittadini dal punto di vista urbanistico. Anselmo Gallucci, presidente dell'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Lecco, ha precisato che quello offerto in questa sede è un primo contributo a cui ne seguiranno altri più approfonditi da parte della commissione urbanistica dell'ordine: "È un contributo che noi diamo da tecnici, ma riteniamo che il compito degli architetti e quello degli urbanisti sia complementare e riguardi la cultura e il bene comune". Tre gli elementi sottolineati da Gallucci. In primo luogo una lettura critica degli strumenti urbanistici comunali del passato: "Lo strumento urbanistico non è solo uno strumento meramente tecnico ma deve essere al servizio di un progetto di città, deve avere come obiettivo la migliore vivibilità degli spazi urbani a prescindere dalla loro destinazione". Ripercorrendo i vecchi piani regolatori che si sono susseguiti dagli anni Sessanta, il rappresentante degli architetti ha sottolineato come gli spazi della città si siano via via costruiti e "riempiti" trasformando l'alta densità edilizia del tessuto urbano precedente prevalentemente industriale in residenziale, "come se fare case e fare capannoni fosse la stessa cosa". "Che insegnamenti trarre? - si è chiesto Gallucci - Anche oggi con la legge sulla riduzione del consumo di suolo sono state bloccate delle aree di espansione e ci si è orientati al recupero dell'esistente, bisogna però prestare attenzione a far sì che si aprano gli spazi verso la città e non solo sulla singola area. Occorre una riedificazione che vada nella direzione di uno sfoltimento e di un alleggerimento e di un recupero a uso pubblico degli spazi indispensabili per realizzare percorsi verdi, spazi, pedonali". Il secondo punto sottolineato dagli architetti è quello del metodo che deve andare nella direzione della valorizzazione dei rioni e di una conoscenza dirette delle specifiche realtà. "Bisogna raccogliere i contributi provenienti dalla città ma anche proporre un confronto con l'idea di città che si intende realizzare nel concreto. Occorre non solo raccogliere contributi ma anche osservazioni su una proposta che deve essere esplicitata". Infine Gallucci ha introdotto alcune prime proposte operative: favorire l'insediamento della giovani coppie attraverso il potenziamento dei servizi scolastici e di alloggi a prezzi a calmierati, magari nell'ambito della rigenerazione urbana; affrontare il problema della mobilità con nuovi collegamenti pedonali e ciclabili sicuri che colleghino le varie parti della città e i vari punti di interesse pubblici; intransigenza sulla rinaturalizzazione della cava del Magnodeno, riprendendo la vecchia ipotesi della creazione di un parco regionale del Resegone oppure prendendo ad esempio quanto fatto al parco del Monte Barro dove i versanti sono stati recuperati con un'unica pendenza e non "a gradoni".
Un intervento a titolo personale quello di Pietro Canali, vice presidente ordine ingegneri della provincia di Lecco, che si è concentrato sulla necessità di sviluppare una nuova capacità occupazionale, "senza la quale non ci sarà lo sviluppo di crescita demografica avuto nel passato". A questo proposito Canali ha detto di apprezzare "il progetto di un nuovo ponte di collegamento che svolga il ruolo di favorire la mobilità locale ed è questo il senso in cui si dovrebbe lavorare". Rispetto ai rioni, l'ingegnere ha sottolineato come in città vi sia ancora "un forte attaccamento al luogo di residenza delle famiglie" ricordando però come "i vecchi nuclei non sono privi di problematiche", per questo è importante "trovare sistemi attraverso i quali favorire interventi di trasformazione nel rispetto delle norme e superando nome che oggi sembrano vincolanti e anacronistiche. La nostra è diventata una città di servizi e questa offerta deve trovare condizioni migliori per far sì che quello che c'è possa ampliarsi: università e ospedale sono le nostre eccellenze, sono gli ambiti sui quali lavorare, in parallelo con i temi della mobilità e il ciclo dei rifiuti, come ad esempio il teleriscaldamento". Prima ci chiudere Canali ha riportato l'attenzione alla cura degli spazi di vita, denunciano un "forte degrado degli spazi pubblici" e ricordando l'importanza della loro manutenzione e cura: "Le piazze sono di proprietà dei clochard e dei tavolini e i loro collegamenti con il lago meriterebbero cure maggiori".
È tornato sul tema della partecipazione Maurizio Ronchetti, segretario del collegio dei geometri e geometri laureati della provincia di Lecco, che ha rimarcato l'importanza di un coinvolgimento non solo formale di ordini e stakeholder: "Il titolo di questo linee guida racchiude una visione di città costituita da persone e relazioni diverse che vivono la città con aspettative diverse. Progettare spazi è l'elemento sostanziale del Pgt che deve essere svolto in ottica qualitativa e non quantità. Il processo urbanistico deve porre al centro i bisogni della città e per capire quali essi siano bisogna avviare un processo di partecipazione attivo e concreto, condividendo i progetti con i cittadini, portandoli negli spazi pubblici centrali e periferici e dando ad esempio dando vita a luoghi stabilo di partecipazione continuativa dei cittadini, come gli 'urban center', come fatto a Bergamo, Brescia o in Emilia-Romagna".
Naturalmente si è concentrato sul verde l'intervento di Giorgio Buizza, segretario dell'ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Como Lecco Sondrio: "Spesso il Pgt arriva alle periferie delle città e del resto del territorio non si occupa. Invece deve essere un'occasione per farsi carico anche di quello che sta fuori del territorio, come le pendici montane che sono situazioni da valorizzare e non da perdere o trasformare. Il piano del verde è un elemento costitutivo e imprescindibile ma non ha ancora maturato un'esperienza significativa, per questo deve essere sviluppato insieme al Pgt e deve conciliare il piano territoriale e quello temporale, al fine di tutelare e valorizzare il verde presente ma anche di ricostruire i collegamenti tra i vari spazi verdi".
Dal verde alle costruzioni, è passata la parola a Mario Sangiorgio, vicepresidente di Ance Lecco-Sondrio, che ha evidenziato come l'aspetto più importante di cui deve occuparsi l'amministrazione è quello di elaborare una "strategia a medio-lungo termine che sappia coinvolgere territorio per un tempo importante. Questa variante - ha aggiunto - può essere un'occasione per vedere una nuova città, con un approccio progettuale che sia in grado di favorire l'attuazione di nuovi interventi di trasformazione in modo adeguato a come i tempi ci chiedono".
In rappresentanza della Fimaa Lecco è infine intervenuto Jonatan Colombo che ha ricordato la necessità di pensare anche alla "città economica" che torni ad essere attrattiva anche in termini di lavoro, con spazi per far crescere una cultura della città turistica e della la città universitaria.
M.V.