In viaggio a tempo indeterminato/238: ciao ciao Turchia
Ci siamo, quel giorno è arrivato.
Abbiamo salutato la Turchia.
Mannaggia ai visti sempre troppo brevi.
Questi 3 mesi sono passati nel tempo di un çay ma hanno segnato un passaggio. Nel nostro viaggio verso Oriente adesso ci sarà un "prima della Turchia" e un "dopo la Turchia".
Sono stati giorni intensi che abbiamo provato a vivere sfruttando ogni minuto.
Se guardo la mappa della strada che abbiamo fatto, non riesco a credere sia stato possibile percorrere tutti quei km con il nostro piccolo van.
Direi che la nostra missione segreta di confermare il detto "chi va piano, va sano e va lontano" è andata a buon fine.
Nonostante la nostra velocità (o sarebbe meglio dire lentezza!) abbiamo attraversato tutta la gigantesca Turchia da ovest a est.
Quindi mi sembra doveroso e giusto concludere i racconti su questo Paese con un elenco delle 5 cose che ha significato per noi la Turchia.
1) ABBIAMO BATTUTO MOLTI RECORD
Ho già anticipato che riuscire a percorrere tutto il Paese per noi è stato un enorme traguardo, ma non ho ancora parlato del fatto che con il nostro minivan, motore 1000, siamo arrivati ad altitudini inimmaginabili.
2644 metri è il picco che abbiamo raggiunto.
Sinceramente, non ho idea di come sia stato possibile arrivare fin lassù.
Ventola per raffreddare il motore, riscaldamento accesso e siamo saliti. Km dopo km. Così piano da veder cambiare il paesaggio e poter salutare i pastori e le pecore che incontravamo sul cammino.
È stata una grandissima soddisfazione.
E ci siamo anche goduti una discesa ripidissima, stavolta sfiorando i 100 km/h. Finestrini abbassati, braccia fuori e vento tra i capelli.
La Turchia ci ha spinto ad andare oltre quelli che sembravano i limiti di avere un mezzo così vecchio, così piccolo, così poco potente.
2) ABBIAMO FATTO GLI EQUILIBRISTI
La Turchia ci ha insegnato a camminare in equilibrio tra due mondi.
Non sto parlando del fatto che il Paese sia a metà tra Europa e Asia, anch'essi due mondi che però si incontrano armoniosamente in una delle città più belle mai viste, Istanbul.
L'equilibrio a cui mi riferisco è quello tra la Turchia che abbiamo vissuto realmente e quella che appare dall'esterno.
La nostra Turchia è stata un susseguirsi di sorrisi e occhi curiosi. Di gente così gentile da invitarti a casa sua senza nemmeno conoscerti. Un Paese che ci ha accolto a braccia aperte e ci ha fatto sentire parte di una bella umanità.
Dall'altra parte, però, c'era un'immagine della Turchia che onestamente noi non conoscevamo e che abbiamo scoperto grazie ai commenti e messaggi che man mano ricevevamo.
Un Paese "pericoloso, instabile, guerrafondaio e con a capo un dittatore" riassume il tono di molti commenti ricevuti.
Per noi è stato un vero cortocircuito perché la realtà che vivevamo era completamente diversa da quella che leggevamo.
Non stiamo dicendo che la Turchia sia il Paese perfetto perché di problemi ne ha parecchi, a partire dalla classe politica.
Ma "chi è senza peccato, scagli la prima pietra" diceva un proverbio.
E di certo la Turchia è l'esempio più calzante del fatto che le persone non sono i loro governi.
3) ABBIAMO PROVATO UN INGREDIENTE SEGRETO
Non si può parlare di Turchia senza pensare al suo fantastico cibo.
Prima di venirci pensavo avremmo fatto una dieta a base solo di kebap e baklava.
Come mi sbagliavo.
La cucina turca è così varia, ricca e gustosa che credo dovremo tornarci solo per provare tutti i piatti che abbiamo tralasciato.
Ma tutte le deliziose pietanze che abbiamo assaggiato mi sono accorta che avevano in comune qualcosa.
All'inizio pensavo fosse il prezzemolo gigante o la salsa al melograno.
Ma poi ho capito.
L'ingrediente segreto, quello che dà un sapore unico e inconfondibile è l'amore.
Vedere le persone cucinare in Turchia è stato come fare un salto nella cucina di mia nonna.
Lei cantava mentre cucinava perché amava ciò che stava preparando. E quell'amore lo trasmetteva ai piatti rendendo deliziosa anche un'insalata.
Quell'ingrediente segreto l'ho ritrovato anche negli involtini di foglie di vite che ci ha preparato la mamma di Tugba. L'ho ritrovato nel pide (pizza turca) preparato da un simpatico signore che sembrava un acrobata davanti a un gigantesco forno a legna. L'ho ritrovato in moltissimi piatti che abbiamo assaggiato. Era lui a fare la differenza, sempre.
4) SIAMO TORNATI A SCUOLA
Mesopotamia, Tigri ed Eufrate e in un attimo mi sono sentita nuovamente sui banchi di scuola.
Ho rivisto il sussidiario sottolineato con l'evidenziatore che sbavava sempre, perché le pagine erano leggermente lucide.
Ho rivisto i riassunti fatti per ricordare due date che, bastava finisse la verifica, e avevo già dimenticato.
Ma stavolta tra quei due fiumi c'eravamo noi.
E quelle che erano solo parole scritte su un libro, si sono trasformate in realtà.
L'Eufrate scorreva lì davanti a me, ne sentivo il rumore, ne ammiravo la potenza.
Viaggiare è sicuramente una delle scuole più importanti che si possano frequentare.
5) CI SIAMO MESSI LA MANO SUL CUORE
È stato quel gesto che ha aperto e chiuso il nostro viaggio in Turchia.
Uno dei gesti più belli che io abbia mai visto, insieme al "namastè" indiano con le mani giunte.
La prima volta è successo il giorno dopo che avevamo attraversato il confine. Uno strano signore ci ha bloccato mentre camminavamo sulla spiaggia, ci ha fatto partecipare a una diretta su un social che non conoscevamo e ci ha imboccato con dei gamberetti.
Quando siamo riusciti a congedarci, per salutarci e ringraziarci quello strano signore si è messo una mano sul cuore.
E di "mani sul cuore", nei 3 mesi in Turchia, ne abbiamo ricevute e fatte moltissime.
L'ultima, forse la più bella, proprio la notte prima di lasciare il Paese.
Un pastore è venuto a bussare al nostro van e ci ha invitato nella sua tenda per bere del çay.
Una tenda bianca e triangolare, come quelle che da bambina costruivo in casa con mia sorella quando giocavamo al campeggio, usando le lenzuola di mamma.
Ci siamo seduti su dei materassi posizionati a terra e pieni di coperte. Abbiamo bevuto il çay e chiacchierato con il traduttore del telefono.
È stato emozionante incrociare la nostra vita con quella di una persona che fa una vita così diversa e solitaria, lì nel bel mezzo del nulla.
Il suo saluto, la sua mano sul cuore, rimarrà per sempre impressa nella mia mente.
La Turchia per me sta racchiusa lì, in quel gesto tanto bello quanto sincero.
Abbiamo salutato la Turchia.
Mannaggia ai visti sempre troppo brevi.
Questi 3 mesi sono passati nel tempo di un çay ma hanno segnato un passaggio. Nel nostro viaggio verso Oriente adesso ci sarà un "prima della Turchia" e un "dopo la Turchia".
Sono stati giorni intensi che abbiamo provato a vivere sfruttando ogni minuto.
Se guardo la mappa della strada che abbiamo fatto, non riesco a credere sia stato possibile percorrere tutti quei km con il nostro piccolo van.
Direi che la nostra missione segreta di confermare il detto "chi va piano, va sano e va lontano" è andata a buon fine.
Nonostante la nostra velocità (o sarebbe meglio dire lentezza!) abbiamo attraversato tutta la gigantesca Turchia da ovest a est.
Quindi mi sembra doveroso e giusto concludere i racconti su questo Paese con un elenco delle 5 cose che ha significato per noi la Turchia.
VIDEO:
1) ABBIAMO BATTUTO MOLTI RECORD
Ho già anticipato che riuscire a percorrere tutto il Paese per noi è stato un enorme traguardo, ma non ho ancora parlato del fatto che con il nostro minivan, motore 1000, siamo arrivati ad altitudini inimmaginabili.
2644 metri è il picco che abbiamo raggiunto.
Sinceramente, non ho idea di come sia stato possibile arrivare fin lassù.
Ventola per raffreddare il motore, riscaldamento accesso e siamo saliti. Km dopo km. Così piano da veder cambiare il paesaggio e poter salutare i pastori e le pecore che incontravamo sul cammino.
È stata una grandissima soddisfazione.
E ci siamo anche goduti una discesa ripidissima, stavolta sfiorando i 100 km/h. Finestrini abbassati, braccia fuori e vento tra i capelli.
La Turchia ci ha spinto ad andare oltre quelli che sembravano i limiti di avere un mezzo così vecchio, così piccolo, così poco potente.
2) ABBIAMO FATTO GLI EQUILIBRISTI
La Turchia ci ha insegnato a camminare in equilibrio tra due mondi.
Non sto parlando del fatto che il Paese sia a metà tra Europa e Asia, anch'essi due mondi che però si incontrano armoniosamente in una delle città più belle mai viste, Istanbul.
L'equilibrio a cui mi riferisco è quello tra la Turchia che abbiamo vissuto realmente e quella che appare dall'esterno.
La nostra Turchia è stata un susseguirsi di sorrisi e occhi curiosi. Di gente così gentile da invitarti a casa sua senza nemmeno conoscerti. Un Paese che ci ha accolto a braccia aperte e ci ha fatto sentire parte di una bella umanità.
Dall'altra parte, però, c'era un'immagine della Turchia che onestamente noi non conoscevamo e che abbiamo scoperto grazie ai commenti e messaggi che man mano ricevevamo.
Un Paese "pericoloso, instabile, guerrafondaio e con a capo un dittatore" riassume il tono di molti commenti ricevuti.
Per noi è stato un vero cortocircuito perché la realtà che vivevamo era completamente diversa da quella che leggevamo.
Non stiamo dicendo che la Turchia sia il Paese perfetto perché di problemi ne ha parecchi, a partire dalla classe politica.
Ma "chi è senza peccato, scagli la prima pietra" diceva un proverbio.
E di certo la Turchia è l'esempio più calzante del fatto che le persone non sono i loro governi.
3) ABBIAMO PROVATO UN INGREDIENTE SEGRETO
Non si può parlare di Turchia senza pensare al suo fantastico cibo.
Prima di venirci pensavo avremmo fatto una dieta a base solo di kebap e baklava.
Come mi sbagliavo.
La cucina turca è così varia, ricca e gustosa che credo dovremo tornarci solo per provare tutti i piatti che abbiamo tralasciato.
Ma tutte le deliziose pietanze che abbiamo assaggiato mi sono accorta che avevano in comune qualcosa.
All'inizio pensavo fosse il prezzemolo gigante o la salsa al melograno.
Ma poi ho capito.
L'ingrediente segreto, quello che dà un sapore unico e inconfondibile è l'amore.
Vedere le persone cucinare in Turchia è stato come fare un salto nella cucina di mia nonna.
Lei cantava mentre cucinava perché amava ciò che stava preparando. E quell'amore lo trasmetteva ai piatti rendendo deliziosa anche un'insalata.
Quell'ingrediente segreto l'ho ritrovato anche negli involtini di foglie di vite che ci ha preparato la mamma di Tugba. L'ho ritrovato nel pide (pizza turca) preparato da un simpatico signore che sembrava un acrobata davanti a un gigantesco forno a legna. L'ho ritrovato in moltissimi piatti che abbiamo assaggiato. Era lui a fare la differenza, sempre.
4) SIAMO TORNATI A SCUOLA
Mesopotamia, Tigri ed Eufrate e in un attimo mi sono sentita nuovamente sui banchi di scuola.
Ho rivisto il sussidiario sottolineato con l'evidenziatore che sbavava sempre, perché le pagine erano leggermente lucide.
Ho rivisto i riassunti fatti per ricordare due date che, bastava finisse la verifica, e avevo già dimenticato.
Ma stavolta tra quei due fiumi c'eravamo noi.
E quelle che erano solo parole scritte su un libro, si sono trasformate in realtà.
L'Eufrate scorreva lì davanti a me, ne sentivo il rumore, ne ammiravo la potenza.
Viaggiare è sicuramente una delle scuole più importanti che si possano frequentare.
5) CI SIAMO MESSI LA MANO SUL CUORE
È stato quel gesto che ha aperto e chiuso il nostro viaggio in Turchia.
Uno dei gesti più belli che io abbia mai visto, insieme al "namastè" indiano con le mani giunte.
La prima volta è successo il giorno dopo che avevamo attraversato il confine. Uno strano signore ci ha bloccato mentre camminavamo sulla spiaggia, ci ha fatto partecipare a una diretta su un social che non conoscevamo e ci ha imboccato con dei gamberetti.
Quando siamo riusciti a congedarci, per salutarci e ringraziarci quello strano signore si è messo una mano sul cuore.
E di "mani sul cuore", nei 3 mesi in Turchia, ne abbiamo ricevute e fatte moltissime.
L'ultima, forse la più bella, proprio la notte prima di lasciare il Paese.
Un pastore è venuto a bussare al nostro van e ci ha invitato nella sua tenda per bere del çay.
Una tenda bianca e triangolare, come quelle che da bambina costruivo in casa con mia sorella quando giocavamo al campeggio, usando le lenzuola di mamma.
Ci siamo seduti su dei materassi posizionati a terra e pieni di coperte. Abbiamo bevuto il çay e chiacchierato con il traduttore del telefono.
È stato emozionante incrociare la nostra vita con quella di una persona che fa una vita così diversa e solitaria, lì nel bel mezzo del nulla.
Il suo saluto, la sua mano sul cuore, rimarrà per sempre impressa nella mia mente.
La Turchia per me sta racchiusa lì, in quel gesto tanto bello quanto sincero.
Angela&Paolo