Lecco, il prevosto alla Festa del Lago: 'lasciamoci contagiare dalla bellezza'. E invoca la pioggia (che arriva prima dei fuochi)

«Lasciamoci contagiare della bellezza»: questo l’invito di don Davide Milani, durante la tradizionale benedizione del lago, celebrata nella serata di ieri, domenica 26 giugno. E’ tornata così a Lecco la «Festa del Lago e della Montagna» finalmente di nuovo sulla scena cittadina dopo il lungo stop dovuto alla pandemia. Al cuore della giornata, proprio la benedizione officiata dal prevosto davanti alla statua di San Nicolò, ieri sera alle 18: dopo la Messa delle cinque don Davide – seguito dalla processione dei fedeli e delle autorità presenti – è sceso al lago dove si è imbarcato per raggiungere la statua del santo patrono, accompagnato dai volontari del Gruppo Manzoniano Lucie.

La cerimonia si è aperta con la lettura della Creazione, dal libro della Genesi: «Questo brano – ha esordito Mons. Milani – contiene tre grandi verità: la prima è che tutto è buono. L’uomo è buono, ed è stato pensato in sintonia dentro il creato. In questo tempo noi consideriamo la natura avversaria dell’uomo: non piove e sentiamo ostile l’ambiente intorno a noi. Le temperature sono impazzite e ci sembra che la terra non sia più ospitale. Ma a rendere inospitale la terra non è il creato ma è l’uomo stesso con la sua voracità, con incapacità di cura, con la sua gelosia, con la distruzione che porta nel modo, con l’accaparramento e con la guerra». Tutto è buono dunque, come sancisce Dio dopo aver messo ordine nella creazione: «Il secondo insegnamento è che siamo chiamati anche noi all’impegno di dichiarare buona ogni cosa – ha proseguito don Davide – ovvero a riconoscere la bellezza del luogo in cui siamo, del creato, a riconoscerla come dono. Noi non siamo i padroni della terra: sappiamo che è un dono che ci è stato tramandato di generazione in generazione e che condividiamo con le nostre sorelle e fratelli».

Il prevosto ha poi invocato il ritorno allo stupore davanti al creato: «In particolare noi di Lecco, che siamo stati oggetto di una particolare predilezione di Dio, che ci ha posti in un luogo stupendo. C’è il lago, le montagne, le colline, la bellezza del creato. Tutti coloro che vengono qui riconoscono quanto sia bella la nostra terra». E in accordo con quanto ci circonda: «Lasciamoci contagiare da tutta questa bellezza, vogliamo imitarla per diventare belli anche noi, anche noi buone persone».

Infine, come terzo «insegnamento» della lettura, il dare nome alle cose: «Deriva da questa particolare azione di Dio – ha spiegato don Milani – che dà un nome a ogni opera creata. Non solo “fa”, ma dà anche un nome. Pensiamo al nostro nome, quello che ci hanno dato i nostri genitori: attraverso di esso ciascuno viene riconosciuto dagli altri, con la propria storia. Dentro la nostra città dobbiamo imparare da ciò che Dio ha fatto:  riconoscerci, dare un nome ad ogni abitante, ad  ogni cittadino. A tutte le esperienze della nostra città, riconoscendole come buone. Molte sono le realtà che si organizzano per promuovere il bene comune: associazioni, parrocchie, volontariato. Tutti dobbiamo riconoscerci, solo così la nostra città può stare insieme, così possiamo diventare più buoni».

Poi, la benedizione per il lago e per la montagna: «Per coloro che ci lavorano, per chi nel lago trova pace e refrigerio, per chi affronta la montagna per sport, che siano protetti dalla loro stessa prudenza e da Dio». Infine, la preghiera a san Nicolò, ricordato come «ponte» con l’Oriente e in particolare con l’Ucraina (dove è molto venerato) per affidargli le intenzioni per la pace e per la siccità: «A lui raccomandiamo questo tempo che mette a rischio non solo le colture ma anche noi stessi».
E il desiderio è stato esaudito qualche ora dopo, quando un breve temporale ha fatto temere per lo spettacolo pirotecnico che si è poi però svolto regolarmente dalle 22.30, per la gioia di quanti - lecchesi e non -  stavano aspettando questo momento ormai da tre anni. Eccone qualche frammento:
VIDEO

A.I.
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