Lecco: l'ospedale raccoglie la sfida per formare cittadini in grado di fermare un'emorragia
“Ferma un’emorragia e salva una vita”: istruire la popolazione affinché sia pronta a bloccare “il sangue” in casi di emergenza. E’ il senso della campagna organizzata dall’Unità Operativa Complessa Chirurgia Generale e d’Urgenza dell’ospedale di Lecco e che ha avuto come primo appuntamento della nostra provincia un corso che ha coinvolto operatori sanitari in genere, volontari delle associazioni di soccorso, forze dell’ordine, ma anche una trentina di studenti dell’istituto Bertacchi, riuniti tutti nell’aula magna del “Manzoni” nella giornata di oggi, venerdì 27 maggio. Periodo non casuale, essendo il mese di maggio dedicato in tutto il mondo proprio alla campagna “Stop the bleed”, e cioè “Ferma il sanguinamento” promossa inizialmente negli Stati Uniti all’indomani degli attentati terroristici che hanno sconvolto il mondo. In particolare, tutto cominciò alla Maratona di Boston dove erano presenti alcuni ex militari che erano abituati a portarsi in tasca un laccio utilizzato proprio per fermare le emorragie. E da quella volta si è sviluppata la sensibilità sull’argomento e ha preso corpo l’idea appunto di diffondere le capacità a intervenire da parte di sempre più persone.
«E’ un’esigenza civica e non solo medica» dice il dottor Mauro Zago, appunto direttore dell'Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale dell'Ospedale Manzoni Lecco, che ha curato l’iniziativa, ma soprattutto spinge perché davvero sia organizzata sul territorio una rete di emergenza chirurgica così come ormai si è radicata quella cardiologica, con la collocazione di una serie di defibrillatori che in molti casi hanno salvato delle vite. Per non parlare della conoscenza delle manovre antisoffocamento.«Pensiamo – sono ancora le parole di Zago – a quanto potrebbe essere utile, per la sicurezza dei nostri figli, che il personale scolastico sia formato per l’intervento in caso di gravi emorragie, o che in ogni edificio pubblico, centro commerciale, stazione della metropolitana e -perché no? - in ogni automobile privata o delle forze di polizia ci sia un kit con l’occorrente per fermare l’emorragia».
Il dr. Mauro Zago
Anche l’emergenza chirurgica prevede infatti la messa a disposizione di un vero e proprio kit che, tra gli altri attrezzi e medicamenti, comprende un “tourniquet”, una sorta di cintura da stringere attorno alla ferita per evitare il dissanguamento. «Perché di emorragia si muore in pochi secondi - dice ancora Zago – e un intervento immediato può essere determinante», fatto salvo il fatto che comunque e in qualsiasi situazione la prima cosa da fare è quella di chiamare il 112 e quindi i soccorsi e soltanto dopo intervenire con le proprie mani, utilizzando – in assenza del kit – anche indumenti per stringere o comprimere le ferite.Dopo quella che è stata una sorta di giornata di sensibilizzazione, nel corso della quale, anche attraverso simulazioni quale forma di prova pratica, è stato formato un primo gruppo di persone. Ma l’intenzione è quella di promuovere corsi interamente gratuiti per formare gli istruttori (medici e infermieri) e poi tutti gli altri, a cominciare dal personale che lavora in contesti pubblici come scuole, gruppi scout, vigili del fuoco, polizie municipali, per poi estenderli anche ai cittadini, alle aziende o ai privati che ne facciano richiesta, dotando loro di kit. In teoria, la formazione è rivolta all’intera popolazione «in modo che chiunque– ha fatto osservare il direttore generale dell’Azienda sanitaria Paolo Favini – possa intervenire con semplici manovre, per controllare l’emorragia e aiutare la vittima in attesa dell’arrivo dei soccorsi».
D.C.