Omicidio di Temù: 'crollo emotivo' per il calolziese Milani dopo la confessione, sentite anche le sorelle Zani
Mirto Milani
Primo a chiedere di essere sentito, dopo essere rimasto sostanzialmente in silenzio per oltre un anno e aver trascorso otto mesi dietro le sbarre, dall'applicazione della misura cautelare a suo carico disposta dal Gip di Brescia il 24 ottobre scorso, è stato poi seguito su tale strada, evidentemente concordata con i difensori, anche dalle due figlie della 55enne, ex vigilessa di Temù, Silvia Zani e Paola, entrambe accusate, come l'ex studente del Rota di Calolzio, di omicidio e occultamento di cadavere.
In cella fino a ieri insieme nel carcere di Verziano, le due ragazze, sono state dapprima separate e poi escusse in momenti diversi. Si è cominciato da Silvia, la maggiore. Come il fidanzato - da quanto trapelato finora, avrebbe ammesso l'assassinio della madre, trovata cadavere solo l'8 agosto scorso, dopo essere scomparsa dall'abitazione di Temù - dove erano presenti tutti e tre gli indagati, a loro dire per festeggiare insieme la festa della mamma - il 7 maggio. Nella versione resa dai ragazzi, con sottolineature diverse - come evidenziato anche dal GIP Alessandra Sabatucci, arrivata a definire i tre un "trio criminale" - la 55enne, vedova dal 2012, si sarebbe allontanata da sola di buon mattino per una passeggiata, senza rincasare in tempo per tener fede all'appuntamento dato alle figlie per portare insieme del materiale in discarica. Da qui l'allarme lanciato dalle giovani. Non trovando riscontri l'incidente in montagna, ecco dunque la nascita del "giallo" rimasto irrisolto per tre mesi, fino al riaffiorare del corpo della 55enne, impiegata allo Sportello unico delle imprese del Comune di Roncadelle, intestataria di una serie di proprietà immobiliari. Proprio al patrimonio della Ziliani puntavano, a quanto pare, gli indagati, come Mirto e Silvia avrebbero ammesso rendendo interrogatorio. Milani - da quanto trapelato, con i verbali secretati anche in considerazione dell'indagine che la Procura di Venezia sta portando avanti sull'operato dei colleghi bresciani dopo presunte fughe di notizie nella fase di indagini - non avrebbe scaricato le responsabilità sulle due Zani, ma avrebbe confermato che avrebbero sempre agito tutti insieme. Nella ricostruzione degli inquirenti, Laura sarebbe stata dapprima stordita e poi soffocata nel sonno. Per far sparire il cadavere - dettagli emerso solo recentemente - sarebbe stata scavata una fossa lungo il fiume Oglio, a poca distanza dal luogo in cui ad agosto, dopo già essere saltate fuori le scarpe della donna, abbandonate, come i vestiti, ritengono gli inquirenti per depistare le ricerche - era stato trovato il cadavere. Sentiti i tre indagati, a indagini chiuse, non resta ora che aspettare la prossima mossa della Procura.