Lecco: presentato il 12esimo rapporto sul mercato del lavoro. In ripresa la produttività ma è aumentata la disoccupazione

Il sistema produttivo lecchese ha retto l'urto. O forse no. Dati contradditori, segnali opposti e soprattutto una situazione in continua evoluzione che, tra strascichi pandemici e venti di guerra, non consente certo di poter leggere i dati sull'andamento economico del Lecchese come significativi e utili a indicare un futuro anche solo prossimo. Piena di incognite, dunque, la presentazione del dodicesimo rapporto dell'Osservatorio provinciale del mercato del lavoro avvenuta all'auditorium della Camera di commercio in via Tonale a Lecco.

Da sinistra il consigliere provinciale Carlo Malugani, il presidente camerale Marco Galimberti e Gianni Menicatti

Eppure di dati c'è bisogno, come ha detto lo stesso presidente camerale Marco Galimberti nel suo messaggio di saluto ha anticipato - prima della lettura dell'indagine vera e propria - un quadro di luci e ombre con un 2021 si ripresa produttiva rispetto all'anno precedente pur restando al di sotto dei "numeri" prepandemici ad eccezione del boom edilizio per via dei superbonus e di una leggera ripresa del turismo. Con il dato incoraggiante che sono generalmente aumentate le imprese che hanno fatto investimento, a testimonianza di come gli imprenditori continuino a dimostrare la tradizionale tenacia.
Resta il fatto che, a fronte di una ripresa della produttività, si è assistito a un aumento della disoccupazione , come ha sottolineato il consigliere provinciale Carlo Malugani. Disoccupazione ingrossata dagli adulti over 45 con bassa istruzione, limitate conoscenze informatica e assenza di qualificazione ma anche dai giovani ancora privi di formazione specifica e di immigrati. Con la costante di laureati che se ne vanno, cercando occupazioni migliori a Milano, e di imprese che faticano a trovare talune figure qualificate.

A complicare il quadro statistico, il mutamento dei parametri nell'elaborazione dei dati da parte dell'Istat per adeguarsi ai regolamenti europei. Ciò ha comportato una notevole divaricazione tra il quadro delineato dall'istituto centrale di statistica che offre l'immagine di un autentico tracollo per il sistema lecchese e quello invece desumibile dall'elaborazione dei dati raccolti attraverso i centri per l'impiego provinciali, i quali tratteggiano orizzonti, se non proprio sereni, non del tutto tempestosi.
E' stato Andrea Gianni, coordinatore scientifico del rapporto con Gianni Menicatti, a spiegare i numeri. Che appunto disegnano, nel corso del 2021, una prima parte dell'anno decisamente positiva alla quale è seguita una netta flessione dovuta alla recrudescenza del covid-19. Se il rapporto si ferma al 31 dicembre, l'interpretazione di quei dati dovrà tener conto dell'aumento dei costi delle materie prime ed energetiche oltre naturalmente alla guerra in Europa, circostanze entrambe che hanno condizionato profondamente il primo scorcio di questo 2022. Tutto ciò a confermare una situazione di grande incertezza «per una situazione di fatto - ha detto Gianni - ma anche per le stesse informazioni contrastanti e segnali che vanno in direzioni opposte».

Antonella Marsala e Matteo Sironi

E' diminuita la platea della popolazione attiva (4,7%) ed è il dato peggiore della Lombardia, ed è diminuita quella occupata (4,9%) con un calo significativo nell'industria manifatturiera. Sono 8100 i disoccupati nel Lecchese (poco più della metà donne) con un incremento dello 0,2% e con un tasso di occupazione complessivo calato del 2,8%. Ne soffrono i giovani (600 occupati in meno con un tasso di occupazione giovanile al 23,9% con un calo di quai tre punti percentuale).
Nel complesso, i posti di lavoro in provincia di Lecco nel 2021 si attestano poco oltre i 136mila con una perdita di 1700 posti rispetto all'anno precedente, quando già si era registrata una perdita di mille posti. E questo nonostante il numero di imprese abbia superato le 23mila unità, come nel 2018, con un saldo attivo delle imprese di 2679 unità, il cui exploit è comunque concentrato proprio nella prima parte del 2021, quando la ripresa sembrava avviarsi per poi invece arrestarsi nel secondo scorcio dell'anno. Continua a crescere l'imprenditoria femminile (incremento dell'1,7% a fronte di dell'1,2% regionale, con un'incidenza del 20% sul totale) e quella straniera (addirittura il 4,9% in più rispetto allo 0,7 regionale, con un incidenza sul complessivo dell'8,3%). A dimostrare una complessiva dinamicità dell'economia provinciale, evidente soprattutto nel distretto di Lecco.

Guido Agostoni e Andrea Gianni

Sempre meno i posti di lavoro stabile: gli 8600 contratti a tempo indeterminato sottoscritti nel 2021 rappresentano infatti solo il 21,8% delle assunzioni complessive con un ulteriore calo rispetto al 2020 quand'era il 24,3%. Gli inserimenti a tempo determinato si attestano invece al 52,8% (erano il 52% nel 2020): in valore assoluto poco meno di 21 unità. Più precariato, dunque, anche se ciò non andrebbe raccontato ai giovani - come ha detto Antonella Marsala dell'Agenzia nazionale delle politiche per il lavoro - per i quali sarebbe necessaria ideare una nuova narrazione a proposito delle condizioni di lavoro in fabbrica e parlando di flessibilità anziché di precariato, di ruolo e non di mansione.
Resta inoltre fortissimo il pendolarismo: sono quasi 35mila i lecchesi che vanno a lavorare fuori provincia (il 31% nel Milanese e un altro 31% nel Monzese, il 14& nel Comasco e l'11% nella Bergamasca, solo il 4% in Valtellina); sono 26mila, invece, coloro che vengono nel Lecchese per lavoro: il 30% dal Monzese, il 21% dal Comasco, il 15% dalla Bergamasca, il 10% dal Milanese, il 7% dalla provincia di Sondrio.

Con l'intervento di Matteo Sironi e ancora di Malugani e di Marsala, oltre che di Guido Agostoni si è poi parlato delle politiche per favorire l'occupazione. Da un lato la necessittà di rivedere il sistema scolastico, quello della formazione ma anche quello della riqualificazione professionali, così da rispondere anche necessità delle aziende in difficoltà. Sul fronte della specializzazione, ma anche delle difficoltà a trovare personale disposto a fare turni o al lavoro festivo per le quali invero esistono anche non indifferenti problemi salariali. E in questo i centri per l'impiego gestiti dall'amministrazione provinciale rivestono un ruolo fondamentale, attraverso di essi dovranno passare tutte le iniziative concordate tra enti pubblici e mondo imprenditoriale sotto l'aspetto occupazionale. Sfruttando anche le risorse che il governo metterà sul tavolo nell'ambito del cosiddetto piano nazionale di ripresa e resilienza. Non a caso, il titolo del rapporto dell'Osservatorio è proprio "Il mercato del lavoro lecchese alla prova della resilienza».
D.C.
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