Veglia di preghiera per il Lavoro: presenti anche Brivio e Agostoni
Erano presenti anche Guido Agostoni, "numero uno" del Distretto Sociale di Lecco, e l'ex sindaco Virginio Brivio, in qualità di collaboratore del Servizio per la Pastorale sociale e il Lavoro, alla Veglia di preghiera per il Lavoro tornata in presenza nella serata di giovedì 28 aprile nella Cappella dell'Opera San Vincenzo di Milano, incentrata in particolare sulle testimonianze portate da chi è impegnato "nella programmazione socio-sanitaria, nelle Rsa, nell'amministrazione, accanto ai più fragili, tra le luci di professioni svolte con passione e le ombre delle tante difficoltà esistenti da sempre e aggravate dalla pandemia". All'iniziativa anche l'Arcivescovo di Milano Monsignor Mario Delpini e il Vicario episcopale di settore Monsignor Luca Bressan.
Raffaella Fioravanti, Guido Agostoni, l'Arcivescovo Mario Delpini,
Virginio Brivio, Maria Concetta La Corte e Stefania Pozzati (foto chiesadimilano.it)
Guido Agostoni, da parte sua, ha portato la testimonianza del territorio lecchese e dei sostegni messi in campo in tempo di Covid con il Fondo "Aiutiamoci", che ha consentito di raccogliere 7 milioni di euro per sopperire alle esigenze delle persone più fragili, e con "Aiutiamoci nel lavoro", quasi 1.200.000 euro, destinati nello specifico ai cittadini a cui la pandemia ha creato difficoltà dal punto di vista lavorativo. "Solo nella capacità di riconoscersi reciprocamente tra enti pubblici e privati risiede la possibilità di reagire di un territorio. In questo caso il vero imprenditore siamo noi" ha sottolineato il presidente del Distretto, mettendo in luce soprattutto l'approccio diverso e più sinergico ai problemi del periodo.
A seguire hanno preso la parola Stefania Pozzati, dirigente della Fondazione Sacra Famiglia, che ha voluto riflettere sui titoli dei quotidiani nei giorni "della demonizzazione delle Rsa", nonché Maria Concetta La Corte e Raffaella Fioravanti, che hanno portato le loro testimonianze di infermiera professionale e fisioterapista in due distinte strutture della Fondazione Don Gnocchi.
Si è rivolto a tutti i lavoratori del settore, invece, l'intervento dell'Arcivescovo Mario Delpini (per il testo integrale CLICCA QUI): "Che cosa avete da dire al mondo della finanza, dell’economia, dell’astuzia di far soldi con i soldi, voi che ricevete stipendi che sembrano elemosine, voi che lavorate per imprese che sembrano una spesa senza ritorno, voi che suggerite investimenti che non producono profitti? Che cosa avete da dire al mondo dell’esibizione, del culto della bellezza, della prestanza, voi che vi chinate sulla debolezza, state vicino e vi prendete cura di persone che sono fuori dai canoni della bellezza, che nessun programma pubblicitario può esibire, che nessuna rivista di moda può pubblicare? Questo, credo, avete da dire: ci prendiamo cura della vera ricchezza che è il valore dell’essere uomo, dell’essere donna, dell’essere creatura amata di Dio. Che non avete prodotti da vendere, ma tesori che nessuna ricchezza può comprare, il sorriso di chi riconosce in noi un volto amico, la fiducia di chi affida a voi la vita, la salute, il sorriso di una figlia, di un figlio".
Sei, infine, le piste interpretative indicate da Virginio Brivio (per la sua intervista alla vigilia della Tavola rotonda e della veglia CLICCA QUI). "Distinguere tra i settori da non considerare come compartimenti stagni, per creare un ambito di cura ampio e diversificato. Non contrapporre domiciliarità e cura nelle strutture sanitarie, perché sono due risposte al bisogno che vanno riequilibrate, servendo entrambe", la riflessione dell'ex sindaco di Lecco. "Inoltre, è necessaria un'integrazione tra pubblico e Terzo settore del privato sociale, che non venga solo percepito come erogatore di servizi, ma come ricchezza da non disperdere. Vi è da ripensare l’intervento specialistico, ma anche una prevenzione nel territorio. Dobbiamo gestire bene le molte risorse che arriveranno (messe a disposizione con il Pnrr), investendo specie sul capitale umano, sennò rischiamo di edificare delle cattedrali nel deserto. Tutte le professionalità sono importanti, anche nei servizi più semplici, ma bisogna che vengano riconosciute per quello che sono, rivalutate con una maggiore formazione. Occorre che anche le Istituzioni accademiche dicano che essere operatori socio-sanitari sul campo è bello e pieno di opportunità".