In viaggio a tempo indeterminato/227: perdersi nel bazar di Istanbul
Non pensavo potessero esistere così tante varietà di datteri.
Sono arrivata a 30 e passa anni con la convinzione che i datteri fossero di un solo tipo e comparissero nei supermercati poco prima di Natale.
E invece eccoli qui, esposti come fossero caramelle al bazar delle spezie di Istanbul.
Alcuni sono scuri, altri tendono al giallo.
Alcuni sono cicciotti, altri decisamente più rinsecchiti. Ecco, questi ultimi sono quelli che vedevo comparire nella vaschetta di polistirolo a dicembre.
Chissà come si sceglie il dattero migliore, penso tra me e me.
Non deve essere semplice soprattutto perché questi frutti hanno un ruolo fondamentale.
Sono il primo cibo che viene ingerito la sera per interrompere il digiuno del Ramadan.
Aprile è il mese sacro del Ramadan, o Ramazan in Turchia, per tutti i musulmani.
I fedeli si astengono dal mangiare, bere e fumare dall'alba al tramonto per 30 giorni in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto.
Quando il muezzin dal minareto intona il richiamo alla preghiera al tramonto, è il momento di rompere il digiuno.
E lo si fa con dei datteri che sono esattamente ciò che mangiò Maometto per rompere il suo digiuno.
Quindi bisogna sceglierli davvero bene.
Ti immagini? Stai tutto il giorno a digiuno e la prima cosa che ingerisci è un dattero rinsecchito. Comprare datteri è una cosa seria!
E mentre penso alla responsabilità che ha la signora accanto a me che analizza quale datteri comprare, il mio sguardo viene attirato da delle piramidi colorate di spezie accanto a mazzi enormi di fiori e tè.
Lo sguardo vaga impazzito, il naso si riempie di profumi diversi e le urla dei venditori si fondono a creare una sorta di melodia.
Stiamo entrando nel bazar di Istanbul, il centro commerciale più antico del mondo.
Il Grand Bazar di Istanbul non è un semplice mercato.
In turco Kapalıçarşı, che significa "mercato coperto", è un vero e proprio labirinto con più di 4000 negozi.
Nato nel 1400 come bazar di tessuti e gioielli, oggi è una delle attrazioni più visitate nel mondo.
Solo due regole si devono seguire in questo bazar.
La prima è contrattare sul prezzo.
Quella della contrattazione è una vera e propria tradizione in Turchia.
Si crea una sorta di gioco tra venditore e compratore, uno scambio di battute che può durare anche parecchio tempo e spesso è accompagnato da un bicchierino di çay, il tè nero turco.
Il venditore inizia con un prezzo decisamente esagerato e l'interessato compratore ribatte con una cifra decisamente bassa.
Si ride, si contratta, ci si viene incontro e alla fine si trova il prezzo più adatto per tutti.
È un gioco e va preso come tale da tutti gli attori.
L'importante è sapere che, se non si parla turco, il prezzo sarà inevitabilmente gonfiato.
Ma trattandosi di cifre basse, soprattutto con l'inflazione folle della lira turca, inutile cercare di tirare troppo al ribasso.
La seconda regola di questo gigantesco bazar è perdersi.
Solo così, infatti, si scopriranno dei veri tesori, o presunti tali.
Noi, ad esempio, ci siamo infilati nella zona dei tappeti volanti e in quella delle lampade con genio incluso nel prezzo.
E siamo anche finiti tra orologi Rolex, borse firmate da ogni stilista famoso esistente e scarpe delle marche più gettonate.
Ovviamente erano tutte copie degli originali ma "di alta qualità" come ci teneva a sottolineare orgoglioso uno dei venditori.
I bazar sono un mondo dentro la città.
Si svegliano presto all'alba, fanno rumore, stordiscono. Sono pieni di quella vita che negli ultimi due anni ho temuto fosse sparita.
E invece eccola qui.
È nei carretti che si fanno spazio tra la folla.
È nel signore che consegna il çay.
È nel sorriso del venditore che ha appena concluso una vendita.
È nella signora che ha scelto attentamente i datteri.
Tutti dovrebbero passare almeno una volta in un mercato così, guardarlo e assaporare il meraviglioso spettacolo che va in scena ogni giorno.
Sono arrivata a 30 e passa anni con la convinzione che i datteri fossero di un solo tipo e comparissero nei supermercati poco prima di Natale.
E invece eccoli qui, esposti come fossero caramelle al bazar delle spezie di Istanbul.
Alcuni sono scuri, altri tendono al giallo.
Alcuni sono cicciotti, altri decisamente più rinsecchiti. Ecco, questi ultimi sono quelli che vedevo comparire nella vaschetta di polistirolo a dicembre.
Chissà come si sceglie il dattero migliore, penso tra me e me.
Non deve essere semplice soprattutto perché questi frutti hanno un ruolo fondamentale.
Sono il primo cibo che viene ingerito la sera per interrompere il digiuno del Ramadan.
Aprile è il mese sacro del Ramadan, o Ramazan in Turchia, per tutti i musulmani.
I fedeli si astengono dal mangiare, bere e fumare dall'alba al tramonto per 30 giorni in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto.
Quando il muezzin dal minareto intona il richiamo alla preghiera al tramonto, è il momento di rompere il digiuno.
E lo si fa con dei datteri che sono esattamente ciò che mangiò Maometto per rompere il suo digiuno.
Quindi bisogna sceglierli davvero bene.
Ti immagini? Stai tutto il giorno a digiuno e la prima cosa che ingerisci è un dattero rinsecchito. Comprare datteri è una cosa seria!
E mentre penso alla responsabilità che ha la signora accanto a me che analizza quale datteri comprare, il mio sguardo viene attirato da delle piramidi colorate di spezie accanto a mazzi enormi di fiori e tè.
Lo sguardo vaga impazzito, il naso si riempie di profumi diversi e le urla dei venditori si fondono a creare una sorta di melodia.
Stiamo entrando nel bazar di Istanbul, il centro commerciale più antico del mondo.
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Il Grand Bazar di Istanbul non è un semplice mercato.
In turco Kapalıçarşı, che significa "mercato coperto", è un vero e proprio labirinto con più di 4000 negozi.
Nato nel 1400 come bazar di tessuti e gioielli, oggi è una delle attrazioni più visitate nel mondo.
Solo due regole si devono seguire in questo bazar.
La prima è contrattare sul prezzo.
Quella della contrattazione è una vera e propria tradizione in Turchia.
Si crea una sorta di gioco tra venditore e compratore, uno scambio di battute che può durare anche parecchio tempo e spesso è accompagnato da un bicchierino di çay, il tè nero turco.
Il venditore inizia con un prezzo decisamente esagerato e l'interessato compratore ribatte con una cifra decisamente bassa.
Si ride, si contratta, ci si viene incontro e alla fine si trova il prezzo più adatto per tutti.
È un gioco e va preso come tale da tutti gli attori.
L'importante è sapere che, se non si parla turco, il prezzo sarà inevitabilmente gonfiato.
Ma trattandosi di cifre basse, soprattutto con l'inflazione folle della lira turca, inutile cercare di tirare troppo al ribasso.
La seconda regola di questo gigantesco bazar è perdersi.
Solo così, infatti, si scopriranno dei veri tesori, o presunti tali.
Noi, ad esempio, ci siamo infilati nella zona dei tappeti volanti e in quella delle lampade con genio incluso nel prezzo.
E siamo anche finiti tra orologi Rolex, borse firmate da ogni stilista famoso esistente e scarpe delle marche più gettonate.
Ovviamente erano tutte copie degli originali ma "di alta qualità" come ci teneva a sottolineare orgoglioso uno dei venditori.
I bazar sono un mondo dentro la città.
Si svegliano presto all'alba, fanno rumore, stordiscono. Sono pieni di quella vita che negli ultimi due anni ho temuto fosse sparita.
E invece eccola qui.
È nei carretti che si fanno spazio tra la folla.
È nel signore che consegna il çay.
È nel sorriso del venditore che ha appena concluso una vendita.
È nella signora che ha scelto attentamente i datteri.
Tutti dovrebbero passare almeno una volta in un mercato così, guardarlo e assaporare il meraviglioso spettacolo che va in scena ogni giorno.
Angela e Paolo