Lecco: inaugurato al Poli il 'laboratorio Nervi', dedicato all'attività del grande ingegnere
Inaugurato ufficialmente il “laboratorio Nervi” al Politecnico lecchese, anche se già lo si era potuto “assaggiare” quando, nel settembre dello scorso anno al polo universitario, era stato aperto l’edificio 12 che fu il reparto di maternità dell’ex ospedale di circolo nel quale hanno trovato posto anche il “Polihub” – la struttura destinata alla creazione di nuove imprese – e l’archivio Badoni.
Alessandro Colombo e Marco Di Prisco
Manuela Grecchi e Mauro Piazza
Il laboratorio è stato realizzato in collaborazione tra il Politecnico, la Regione e la Fondazione Pier Luigi Nervi, cha ha lo scopo di conservare e valorizzare l’opera di quello che è uno dei protagonisti dell’ingegneria strutturale del Novecento. Il suo nome, per la gran parte degli italiani, è legato al “Pirellone” di Milano, il grattacielo che fu della Pirelli e poi sede della Regione Lombardia, costruito nella seconda metà degli anni Cinquanta e assurto a simbolo della rinascita dopo la guerra e del boom economico. Anche se naturalmente è riduttivo “condannare” la memoria di Nervi a quel solo edificio.
Al microfono Elisabetta Margiotta Nervi
Non è un caso, quindi, che il laboratorio lecchese abbia una sala nella quale sono esposte 12 icone dell’attività in giro per il mondo dell’ingegnere nato a Sondrio nel 1891 da una famiglia di origini liguri e morto a Roma nel 1979. Visibili piccoli plastici di opere realizzate nell’arco di un quarantennio: l’aula delle udienze del Vaticano, le aviorimesse di Orvieto, Orbetello e Torre del Lago, l’ambasciata italiana a Brasilia, la torre della Borsa di Montreal, il palazzo dello sport di Roma, la sede dell’Unesco a Parigi, la cattedrale di Saint Mary a San Francisco, lo stadio di Firenze, il cinema-teatro Augusto di Napoli, il ponte del Risorgimento a Verona. A corollario alcune fotografie di Mario Carrieri scattate in giro per il mondo nel 2010: una sorta di testimonianza sulle opere di Nervi “oggi”. Sono inoltre stati realizzati uno spazio di documentazione e una sala per esposizioni temporanee (in questo momento, vi è una mostra dedicata al restauro della Cartiera di Burgo a Mantova, realizzata da Nervi tra il 1960 e il 1964).
Il laboratorio, però, non vuole essere solo un museo: «Poteva essere uno dei tanti archivi universitari – ha detto il prorettore del Politecnico lecchese Manuela Grecchi – e invece è uno stimolo per gli studenti». E infatti, l’inaugurazione è stata collegata alla presentazione del progetto “Recube”, un programma triennale Erasmus che mette in rete una serie di università europee e si pone l’obiettivo di trasmettere e diffondere a livello internazionale un nuovo approccio sostenibile alla conservazione e al riutilizzo dell’architettura moderna in calcestruzzo armato. Programma illustrato dal coordinatore Marco Di Prisco che, proprio legando le due iniziative, ha parlato di «una mostra non celebrativa, ma viva», per insegnare agli studenti che saranno poi i futuri ingegneri a “saper trattare” queste strutture.
Il calcestruzzo armato è stata la peculiarità dell’attività professionale di Nervi, e vi si è soffermata Elisabetta Margiotta Nervi (segretario generale proprio della Fondazione istituita una decina di anni fa) offrendo un ritratto di «uno dei protagonisti dell’ingegneria strutturale del Novecento», la cui opera «ha avuto un impatto mondiale»: il ferrocemento «era stato ideato nell’Ottocento, ma Pier Luigi lo ha reinventato facendo così nascere quello che è stato il “sistema Nervi”. Inoltre, non essendo egli stato soltanto un progettista, «può essere considerato l’ultimo esponente dei grandi costruttori di quella tradizione che risale fino al Rinascimento e al Medio Evo».
D.C.