Lecco: i Vigili del Fuoco dicono addio al 'pilastro' Diego Busdon, 'amico e fratello, persona solida e buona'

È risuonata più volte la sirena, quest'oggi, nella Caserma dei Vigili del Fuoco di Lecco. Non per interventi d'urgenza, in questo caso, ma per l'ultimo straziante saluto a Diego Busdon, "storico" pilastro del Comando di piazza Bione venuto a mancare improvvisamente a soli 60 anni a causa di un malore che lo ha colpito sulle piste da sci del comprensorio di Chiesa Valmalenco.





Una persona "solida", buona, un "collega perfetto", un amico, un fratello: così il funzionario è stato descritto dalle tante voci che si sono alternate sull'altare allestito per suo volere proprio lì, in quella Caserma che per lui è stata anche casa, avendoci vissuto con la famiglia per una parte della sua lunga carriera tra le file dei pompieri, come ha ricordato commosso il Comandante Angelo Ambrosio.




Angelo Ambrosio

"Quando sono arrivato qui, nel 2019, ho apprezzato subito la sua competenza e la sua dedizione" ha sottolineato quest'ultimo, al termine della celebrazione religiosa presieduta da don Andrea Lotterio e partecipata da pressoché tutti i Vigili del Fuoco di Lecco, in divisa a "sorvegliare" con affetto il feretro, nonchè da diverse autorità tra cui il sindaco Mauro Gattinoni, il vice Prefetto Laura Motolese, il Questore Alfredo D'Agostino e il primo cittadino di Valmadrera (paese dove risiedeva) Antonio Rusconi. "Diego era la mente storica di questo Comando, un ottimo professionista al servizio della collettività, sempre in prima linea. Per noi era un pilastro portante, soprattutto per il settore della formazione, come docente nei corsi anti-incendio, ma anche per l'ufficio di Polizia giudiziaria. La sua scomparsa è una grave perdita per tutto il Corpo Nazionale. Oltre a ciò siamo stati testimoni anche delle sue doti umane, sia all'interno che all'esterno della Caserma. Dopo un lungo servizio era ormai prossimo al pensionamento, ma purtroppo non è riuscito a godersi il meritato riposo. Esprimo ai suoi famigliari - alla moglie Emma, ai figli Federico e Giulia - la vicinanza e il cordoglio che in questi giorni ci sono giunti da ogni parte, dalle Istituzioni e da tutta la comunità".





Commosso anche il ricordo dell'ingegner Silvano Barberi, già alla testa del Comando di Lecco. "Diego era una persona solida: forse non è l'aggettivo più adatto per descriverlo, ma non ne ho trovati altri che potessero racchiudere così bene ciò che era", le sue parole. "Era solido in tutto, nel suo essere Vigile del Fuoco, attaccato al lavoro con una passione straordinaria, con una quantità e una qualità incrollabile. Era un disincantato, un disilluso, che vedeva le cose che non andavano e le diceva senza problemi, con la sua gradevole ironia, ma che allo stesso tempo faceva - pur mostrando a volte il suo disappunto - e faceva bene. Era solido anche nelle amicizie, puntualissimo nello scrivere con la sua "micrografia", con il suo spirito attento e ironico. Per un certo periodo qui a Lecco eravamo "io e Diego", tanto che ho voluto nominarlo mio vice perchè era lui che teneva le redini di tutto, che reggeva in piedi le diverse realtà: era questa la sua natura, natura di un uomo affidabile, presente, risolutivo, anche nelle situazioni operative importanti e nei problemi tecnici. Questo Comando perde una colonna. Quello che ci resta è un imperativo: fare tesoro della sua amicizia, del suo esempio, imparando che, se si crede nelle cose che si fanno, le si fanno bene, per se stessi e per gli altri".


Don Andrea Lotterio



L'ingegner Silvano Barberi

E ancora, un collega della "sua" Trieste ha voluto descrivere il funzionario come una "persona buona, seppur non estremamente espansiva, tanto che ci ha lasciato in punta di piedi". "Se ci fosse più gente come lui - ha aggiunto - l'Uomo avrebbe più speranze su questa Terra". Infine, prima della preghiera del Vigile del Fuoco, le strazianti parole di un capo reparto, che ha raccontato come nella Caserma di piazza Bione si stesse già pensando a una grande festa per il suo imminente pensionamento: "Sarebbe bastato poco: un po' di musica, qualche "bicierin" e tanti amici, tutti riuniti qui come oggi. Avremmo ripercorso insieme il tuo cammino professionale, per poi ringraziarti del tuo lavoro, della tua presenza qui; avremmo rivissuto le esperienze degli interventi di soccorso, la tua capacità di ricordarci l'essenza del nostro mestiere, del valore insito nell'essere Vigili del Fuoco. In pochi secondi, però, tutto è cambiato. Oggi le lacrime hanno preso il posto dei sorrisi, gli sguardi sono di dolore, il silenzio invade questo luogo. Ognuno di noi porterà con sè il tuo ricordo, perchè quello che è stato è andato oltre la collaborazione lavorativa, è diventato amicizia. Ciao Diego, ti auguriamo buon viaggio verso l'eternità".

 


Ad accompagnare i numerosi presenti nella preghiera, come anticipato, è stato invece il parroco di Malgrate e cappellano della Polizia di Stato. "Non siamo qui a fare memoria della morte, ma della resurrezione" ha esordito don Andrea Lotterio. "Nella liturgia abbiamo ascoltato parole sulla vita, perchè vogliamo vedere Gesù, vederlo nella luce ma anche nei momenti di buio, quelli in cui ci sono tante domande, la tentazione di non credere più. Gesù non ha mai promesso ai suoi amici che non sarebbero morti, sostenendo che l'essenziale sta nel vivere una vita risorta. L'eternità non è una questione di tempo infinito, ma di una vita che può seguire le orme di Gesù, che entra nei gesti dell'amore quotidiano. Amore che Diego ha vissuto pienamente nella sua famiglia di origine e in quella costruita con Emma, un amore che ha generato relazioni di rispetto, simpatia, disponibilità, nel lavoro e nella comunità civile, grazie a un'innata passione e dedizione agli altri che ha saputo trasformare in professione".




"Non è il dramma che ha vinto, non è la morte, ma l'amore che trionfa anche nella fragilità umana" ha proseguito il sacerdote. "L'esperienza della comunità cristiana è quella di Gesù che supera la morte e che soffia vita su di noi. Diego ha dedicato la sua vita agli altri, con discrezione e con una solarità capace di abbattere le distanze, con una presenza appassionata e di grande umanità, disponibile in ogni momento con la sua competenza. Chi ama la propria vita la perde. E questa non è una condizione per il futuro, ma per il presente, per chi accetta Gesù e il suo messaggio collaborando alla trasformazione del mondo e alla realizzazione del disegno di Dio. È normale fuggire dal pensiero della morte, ma ciò che è accaduto non deve oscurare tutto il resto che è stato Diego". "Noi preghiamo per cambiare il nostro cuore, non la volontà del Signore" ha concluso. "E morire è l'atto di amore più grande, che ci porta verso l'abbraccio di Dio".
B.P.
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