'Giovani protagonisti': al Politecnico di Lecco la mostra che omaggia 30 figure simbolo di una battaglia
C’è una grande, grandissima, differenza tra il darsi fuoco in una piazza di Praga per protestare contro la dittatura sovietica e il giocare a tennis sui tetti di Finale Ligure contro l’oppressione del lockdown per la pandemia. Una grande differenza. Eppure entrambe le vicende valgono come esempio per i giovani affinché siano protagonisti. Che non significa necessariamente essere eroi ma anche solo prendere in mano la propria vita. Questo il messaggio che viene dalla mostra allestita fino al 30 marzo alla sede lecchese del Politecnico e che successivamente sarà trasferita nelle scuole superiori del territorio per poi arrivare nel cortile del municipio (dal 18 giugno al 3 luglio).
Il collegamento video con l'ucraina Olena Komisarenko
Si tratta del progetto “Giovani protagonisti. Il coraggio di affrontare le sfide del nostro tempo” promosso dalla Fondazione Sinderesi, con il patrocinio del Comune di Lecco e del Comitato lecchese per la pace e la cooperazione tra i popoli, che ha coinvolto a vario titolo dodici scuole superiori per una ventina di classi e 350 studenti.
Mauro Gattinoni e Gerolamo Fazzini
Ieri sera – martedì 15 marzo – al Politecnico si è tenuto l’incontro inaugurale. E’ stato Gerolamo Fazzini, giornalista e docente alla Cattolica ma anche anima dell’iniziativa, a spiegare come sia nata l’idea: «Durante la pandemia, con alcuni insegnanti ci chiedevamo come fosse possibile riattivare i giovani che sono tra coloro che maggiormente hanno sofferto le restrizioni del periodo. E allora si voleva inventare qualcosa che inducesse i ragazzi a rimettersi in gioco con qualcosa che sentissero proprio».
Stefano Sangalli e Laura Bellelli
Così è nata questa mostra volta ad attirare l’attenzione su trenta figure in qualche modo emblematiche del protagonismo giovanile: «Molti sono italiani, ma molti sono anche stranieri senza distinzioni tra Paesi e religioni, perché nessuno nel mondo ha il copyright o il monopolio del bene. Si tratta di uno sguardo ampio per fare educazione civica in maniera diversa».
Michele Valsecchi e Marta Valsecchi
Rachele De Luca e Pietro Pigazzi
E così Jan Palach, lo studente ventenne datosi fuoco e morto per protestare contro i carrarmati sovietici che uccidevano la Primavera di Praga. E così anche Carola Pessina e Vittoria Olivieri, le ragazze di Finale Ligure che durante il lockdown giocavano a tennis da un tetto all’altro delle proprie case con un video diffuso in internet che è stato un invito a non “arrendersi”. Ma così anche la studentessa diciannovenne russa Olga Misik, arrestata perché leggeva pubblicamente la Costituzione russa su una piazza di Mosca, e l’economista ucraina Olena Komisarenko, ora residente in Italia e impegnata nel progetto per una economia etica voluto da papa Francesco, che già coinvolge ottomila giovani in tutto il mondo: due giovani donne, una russa e una ucraina, che paradossalmente «sono ora diventate d’attualità – ha detto ancora Fazzini – come certo non ci eravamo immaginati».
Vittoria Olivieri e Carola Pessina
All’incontro sono intervenuti anche il segretario generale della Fondazione Sinderesi Stefano Sangalli e il sindaco Mauro Gattinoni. Il primo ha ricordato come collateralmente alla mostra saranno organizzati anche alcuni laboratori (su etica ed economia, emergenza ambientale, diritti umani e migrazioni); il secondo ha invece invitato i giovani «a tirare fuori il talento che è dentro ciascuno e metterlo in comune perché altrimenti sarebbe solo sfoggio e perché ci sono una città e un mondo che si aspettano molto da voi».
Chiara Naro
Hanno preso poi la parola anche una docente (Laura Bellelli del Liceo Leopardi) e alcuni degli studenti coinvolti: Lorenzo Maggi, Valeria Mari, Marta Valsecchi, Michele Valsecchi, Rachele Di Luca, Anna Dego e Pietro Pigazzi. A distanza, è intervenuta anche Chiara Naro, ingegnere edile e già studentessa al Politecnico di Lecco, che proprio nel periodo di frequenza dell’università cittadina aveva predisposto un progetto per il recupero di una delle più grandi favela alle porte di Rio de Janeiro in Brasile: è lei uno dei “personaggi” che hanno scelto di raccontare gli studenti del Liceo scientifico Grassi. Una sorpresa e una soddisfazione per Naro, che ai ragazzi ha voluto dire come non occorra comunque andare dall’altra parte del mondo, ma si possa contribuire anche nel proprio piccolo: «Io, per esempio, collaboro con l’associazione lecchese “Lezioni al campo” che insegna l'italiano ai profughi. Perché è importante far loro apprendere la nostra lingua e la nostra cultura, a cominciare da come si prepara una parmigiana di melanzane…».
Come detto, sono state dodici le scuole coinvolte. Della scelta dei personaggi e della ricostruzione delle loro vicende si sono occupati il Liceo scientifico del Collegio Volta, il Leopardi, gli Istituti Badoni, Bertacchi, Parini e Maria Ausiliatrice, nonchè il Liceo scientifico e musicale Grassi, e il classico e linguistico Manzoni. Gli studenti dell'artistico hanno realizzato gli acquerelli di tutti e trenta i ritratti, quelli del Fiocchi si sono occupati del logo (ideato da Veronica Porro) e dell’impaginazione, mentre i ragazzi del Centro professionale Aldo Moro hanno ideato e creato i pannelli in legno della mostra. Infine, gli allievi del corso di panificazione e pasticceria dell’Enaip si sono dedicati al catering per la vernice inaugurale. Oltre a quelli già citati, la galleria annovera inoltre personaggi diventati simbolo di una battaglia e altri meno conosciuti al grande pubblico, alcuni che appartengono ormai al passato e altri ancora attivi.
Ci sono la tedesca Sophie Scholl (cofondatrice dell’antihitleriana “Rosa bianca”, uccisa), Joshua Wong e Agnes Chow (tra gli animatori della protesta di Hong Kong contro la Cina), l’argentino Tomàs Insua (impegnato sul fronte ecologico), la kenyana Charlotte Wanja (che ha denunciato la devastazione ambientale del proprio Paese), il congolese Floribert Bwana Chui (doganiere, ucciso a soli 26 anni nel 2007), la pakistana Malala Yousafzai (in prima fila per il diritto all’istruzione femminile) e l’infermiera ugandese Grace Akullo impegnata contro l’ebola.
Gli italiani sono il gruppo scout delle Aquile Randagie (che durante il fascismo faceva base in Val Codera e aiutava gli esuli a espatriare), Giulio Rocca (partito ateo per il Perù e fattosi cristiano, ucciso da Sendero Luminoso), Luca Attanasio (l’ambasciatore italiano in Congo ucciso lo scorso anno in un agguato), Anna Fiscale (creatrice di un marchio di moda etica), i trentini Federico Stefani, Giuseppe Addamo e Paolo Milan così come la veneta Sofia Ferrarese che hanno ripristinato le foreste dolomitiche distrutte dalla tempesta Vaia dell’ottobre 2018.
Le Aquile Randagie
E ancora Ettore Majorana (il fisico scomparso nel nulla a 32 anni nel 1938), Federica Giordano (uno dei tanti cervelli in fuga dall’Italia), il giudice Rosario Livatino (ucciso dalla mafia nel 1990 in quell’agguato che ha visto come testimone il lecchese Piero Nava), Gelsomina Verde (vittima della camorra), Willy Monteiro Durate (il giovane romano ucciso in un’aggressione razzista), il bolognese Matteo Zini (impegnato nella lotta alla panedmia), il padovano Francis Fernando Chkrawarthige Pravee, origini senegalesi e impegnato nel volontariato, gli atleti Bebe Vio, Matteo Pessina e Martina Caironi; il sedicenne Giuseppe Cassano che ha realizzato dispoitivi anticovid. E c’è anche il pacifista canzese Moreno Locatelli, ucciso nel 1993 a Sarajevo durante la guerra divampata dopo la dissoluzione della Jugoslavia.
D.C.