Lecco: da Dante alle migrazioni in cerca di pace, Padre Cupini spiega Papa Bergoglio
L'incontro - da remoto - è stato aperto da Mario Enrico, riprendendo il pensiero di Bergoglio, il quale vede Dante come "Messaggero di una nuova esistenza, profeta di una nuova umanità che anela alla pace e alla felicità".
"In questo particolare momento storico, segnato da molte situazioni degradanti e di mancanza di prospettive per il futuro, Dante si pone come profeta di speranza e la sua Commedia come dono di parola e slancio al nostro cammino" ha sostenuto il relatore. Padre Angelo ha proseguito poi il proprio intervento proponendo un'immagine di Dante in bicicletta vista qualche anno fa a Ravenna: "Questo graffito moderno, che si lega, si mescola alla nostra quotidianità, trascende la nostra immagine di Dante, forse più vicina al ritratto del Michelangelo. Ma Dante è contemporaneità. Già ai suoi tempi non si legava ai canoni stilistici in voga, ma per esempio preferiva scrivere in volgare italiano, piuttosto che in latino".
Il missionario clarettiano ha poi proseguito descrivendo il rapporto dei Papi con l'autore: "Benedetto XV, nel seicentesimo anniversario della morte di Dante (1921), pubblicò un'enciclica che poneva il Sommo Poeta nella "Illustre schiera dei grandi personaggi eccelsi". Uno scritto rivolto ai "Diletti figli professori ed alunni degli Istituti letterari e di alta cultura del mondo cattolico". Da Benedetto XV in avanti tutti i pontefici avranno parole positive per Dante, come Paolo VI che nel 1965 pubblicò una lettera apostolica nella quale descriveva come esempio di gran letterato, verrà citato anche da Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e più recentemente dal cardinal Ravasi. Ma il Sommo Poeta che rapporto aveva con i pontefici del suo tempo? L'Alighieri inserisce nella sua Commedia sette Papi, quattro nel libro dell'Inferno e tre in Purgatorio. Primo tra questi, Celestino V, "colui che fece per viltade il gran rifiuto" (riferendosi all'abdicazione del pontefice), che Dante riteneva colpevole di aver lasciato in questo modo il seggio di Pietro in mano al suo più grande nemico Bonifacio VIII, ancora in vita nel 1321 ma con un posto già pronto nell'inferno dantesco. Vi sono poi Niccolò III, colpevole di simonia, e Clemente V, responsabile del trasferimento della sede papale ad Avignone. Infine però Dante colloca anche tre Papi in Purgatorio, Clemente IV, Adriano V e Martino IV".
Padre Cupini ha poi proseguito spiegando il senso del titolo scelto da Papa Francesco per l'enciclica: "Candor Lucis aeternae (splendore della luce eterna), è il versetto 26 del capitolo 7 del Libro della Sapienza, che annuncia l'arrivo di Gesù nella Storia. Dunque, ci domandiamo perché il Sommo Pontefice abbia deciso di celebrare i 700 anni dalla morte di Dante con questa importante citazione. La risposta è che Dante non propone semplicemente una piacevole lettura, ma ci invita ad un vero e proprio pellegrinaggio personale, comunitario, ecclesiale e sociale, che si concretizza con il vivere la nostra vita. Dante, che nella sua vita è stato un pellegrino, un esule ci dona la sua "mappa". Prendiamo per esempio le parole del Poeta nel XXII canto del Paradiso: "L'aiuola che ci fa tanto feroci" e pensiamo a tutto quello che sta succedendo nel Mondo, a quelle moltitudini di migrazioni per scappare dalla ferocia della guerra, ad un vero e proprio pellegrinaggio alla ricerca di una condizione di vita migliore. Tutto questo per trovare una vita caratterizzata dalla pace e dalla serenità, ovviamente non pensiamo solo agli ucraini, ma anche a tutte le altre migrazioni del Pianeta. Dante, proprio come ha detto Papa Francesco, si pone come profeta del presente e non del futuro, si interessa del suo tempo, proponendo nuove strade per migliorare la propria esistenza".
Padre Angelo ha poi sottolineato alcuni importanti paragrafi dell'enciclica: "Nel terzo capitolo possiamo recepire la missione di Dante, un profeta rinato attraverso la traversata degli Inferi per poi giungere in Paradiso, alla grandezza di Dio. Un uomo che ricerca la pace e l'umanità delle persone. Un altro paragrafo da sottolineare è il settimo, che viene descritto dal cardinale Ravasi come "una bella sorpresa", infatti si parla delle tre donne che caratterizzano la Commedia dantesca, Maria Vergine, madre di Dio, Beatrice, la rappresentazione dell'amore di Dio che si trasforma in amore dell'uomo e Santa Lucia, martire siracusana che intercede per Dante durante il suo cammino. Voglio ricordare anche l'ottavo capitolo, in cui compare un interessante confronto tra la figura di Dante e di San Francesco, come emblemi della contemporaneità, estranei a quei canoni che trascendevano il mondo di tutti i giorni".
Infine padre Cupini, riprendendo le parole del cardinale Ravasi, ha ricordato come "L'opera di Dante non è qualcosa da leggere una volta e poi abbondonare, no, è un pensiero che va riletto e meditato, in quanto ci mostra una via retta per vivere la nostra quotidianità all'interno della comunità dei Credenti. Insomma bisogna imitare e accompagnare il Sommo Poeta durante il pellegrinaggio della Vita".
"Concludo questo incontro donandovi un'altra immagine del Poeta. La rappresentazione raffaellesca di Dante tra i grandi teologi del cristianesimo intento ad adorare il Santissimo Sacramento. Quest'opera ci dimostra come già cinquecento anni fa gli scritti danteschi fossero visti come esempi da seguire per giungere, attraverso un cammino interiore, alla pace e alla serenità; a diventare uomini e donne che ricercano e non a rimanere persone che consumano. Dobbiamo essere persone che ricevono e donano e non padroni egoisti delle persone e delle cose vicine a noi. Dobbiamo trovare in Dio quel percorso che ci conduce alla pienezza della vita".