Lecco: a Teatro Invito lo spettacolo su Pasolini, l'11 e 12

"Dove sono le lucciole": uno spettacolo su Pier Paolo Pasolini, nel centenario della nascita. Con testo e regia di Luca Radaelli, è la nuova produzione di Teatro Invito in collaborazione con Ortoteatro. Collaborazione non casuale, essendo quest'ultima una compagnia friulana come friulani furono gli esordi intellettuali di Pasolini che aveva vissuto per un lungo periodo a Casarsa, oggi in provincia di Pordenone, il paese di origine della madre.
E proprio al legame del poeta e regista con la propria terra e le proprie radici guarda la rappresentazione il cui titolo richiama il celebre articolo che l’artista scrisse nel 1975 sul “Corriere della sera” e dedicato alla sparizione delle lucciole: fu un grido d’allarme sul disastro ecologico della nostra civiltà.



Dopo il debutto e alcune repliche in Friuli, lo spettacolo approda a Lecco con due serate – venerdì 11 e sabato 12 marzo – alle 20.45 allo Spazio Teatro Invito di via Foscolo, mentre in mattinata è prevista anche una rappresentazione per le scuole. In scena, due attori: Stefano Bresciani e Fabio Scaramucci che interpretano un giornalista e un allievo dello scrittore, i cui ricordi - si legge nella presentazione – fanno emergere «un Pasolini inedito, primordiale, come la lingua che echeggia di qua dall’acqua del Tagliamento. Un viaggio alla ricerca del mondo poetico di Pasolini, del suo rapporto con la natura, simboleggiato dalle lucciole ma anche della sua visione del mondo, sempre legata agli ultimi della terra, a quegli abitanti del terzo mondo che in una visione profetica preconizzò si sarebbero riversati sulle nostre coste».



La vicenda – spiega il regista - «è ambientata nella campagna friulana e ci porta al Pasolini ragazzo di vent’anni che scopre la propria vocazione, ed è questo anche un modo per arrivare ai giovani di oggi». Attraverso le stesse prime poesie che l'artista scelse di scrivere nell'idioma della sua terra, «il tentativo è quello di guardare al suo amore per il contadino friulano che poi si sarebbe riversato sui sottoproletari e borgatari romani e successivamente sul terzo mondo, prevedendo e cantando l’arrivo dei migranti. Riconoscendone la lungimiranza, ma evitando di farne un profeta e ammettendo quindi che anche lui qualche volta si sbagliava. Ed è giusto così: si sbagliano coloro che sono dotati di grande raziocinio. Come potrebbe non sbagliarsi un poeta?».



E s’innesta qui la riflessione sull’ambivalenza di una straordinaria figura di intellettuale, da un lato dotato appunto di una stupefacente lungimiranza e dall’altro quasi ossessivamente attaccato alla tradizione, «ma il problema sono i suoi emuli – conclude Radaelli -, quelli che prendono qualche citazione fuori contesto per dire “Ecco, vedi, anche Pasolini…”».
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.