Lecco: la 'Steppo' scia sulle piste insieme ai ciechi. E adesso sogna le Olimpiadi 2026

Stefania "Steppo" Valsecchi
A un primo impatto sembra quasi che le sue parole non siano altro che uno scherzo, un'esagerazione, ma in realtà racchiudono ben altro. Stefania "Steppo" Valsecchi - conosciutissima a Lecco come insegnante e soprattutto come sportiva a 360 gradi - potrebbe partecipare alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Non da sola, e non per gloria personale, ma con gli amici del Gruppo Sciatori Ciechi Lariani. Sì, sciatori ciechi. Che non è un ossimoro, ma una realtà assolutamente seria e concreta, che solo sul nostro territorio richiama intorno a sè circa 35 persone, di cui 25 appositamente formate per guidare i non vedenti sulle piste innevate.
Ma partiamo dall'inizio. Per farlo dobbiamo tornare a 27 anni fa, a San Primo: fu lì, infatti, che Stefania Valsecchi e il comasco Mario Mazzoleni - oggi 77enne - si incontrarono per costituire formalmente il GSCL, dopo diverse esperienze vissute singolarmente. "Io ho iniziato a sciare con i ciechi da giovanissima: quando poi ho conosciuto Mario - non vedente totale, tanto da non saper distinguere il giorno dalla notte - ho deciso di dare il via a questa nuova avventura" ci ha spiegato la Steppo. "A raccontarlo può sembrare assurdo, ma in verità il meccanismo che si nasconde dietro la nostra attività sportiva è molto semplice. Ogni cieco viene "abbinato" a una guida (anzi, almeno a un paio, per cambiare ogni tre o quattro discese), che lo segue in pista indirizzandone i movimenti con la voce, attraverso un microfono collegato a un auricolare: si tratta di strumenti molto sofisticati, che di fatto escludono qualsiasi altro rumore di sottofondo ma fanno percepire anche il lieve suono del respiro, negli istanti di silenzio. Secondo il metodo che io prediligo, l'atleta normodotato si rivolge al proprio compagno con sole quattro parole: vai, destra, sinistra, stop, libero; quest'ultima viene utilizzata ogni volta che si può procedere in pista senza particolari deviazioni, scegliendo il percorso a propria discrezione. Le due persone, insomma, si spostano come due ombre, o due danzatori sul ghiaccio, e solitamente non si distinguono in nulla dagli sciatori "normali". Chiaramente è tutta una questione di fiducia, che non può mai mancare. Spesso la tensione è alta, ma comunque ci si diverte sempre tantissimo. Io non lo faccio come un'opera di bene, ma proprio perchè mi piace, mi entusiasma un sacco. E poi è bellissimo sapere di poter offrire i propri occhi a qualcun altro".

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Negli anni, proponendo un calendario di uscite in compagnia (anche in canoa e in tandem), il GSCL ha visto entrare nella propria "squadra" numerose persone - oggi il gruppo conta 25 guide e una decina tra ciechi e ipovedenti - che poi magari hanno preso altre strade. "Il nostro obiettivo è proprio quello, consentire a chi si affida a noi di diventare (o tornare) del tutto autonomo, per poter ricominciare a sciare anche in compagnia di famigliari o amici: nel tempo abbiamo riportato sulle piste tantissimi appassionati, unendoci a loro in sinceri pianti di gioia dopo le prime trionfali discese" ha proseguito Stefania Valsecchi, arrivando poi a spiegare il "sogno" delle Olimpiadi 2026.



"Sabato ho sciato con Mario all'Aprica, affrontando la pista nera: dopo tanto tempo ci siamo fatti filmare, e ci siamo accorti di aver raggiunto ancora una volta la velocità di 70 chilometri orari. Non siamo agonisti, ma con risultati come questi saremmo davvero in grado di vincere i Giochi, o comunque di competere ad alti livelli. Mario ci ha scherzato su, pensando anche al fatto che nel 2026 avrà 81 anni. A Milano c'è un gruppo di professionisti, ma anche tra le nostre file possiamo contare su atleti molto interessanti: abbiamo due ragazze appena adolescenti, un ragazzo sulla trentina e una donna di Colico di 50 anni, che peraltro in passato ha già affrontato qualche gara. Abbiamo iniziato a parlarne e potrei averla convinta. O almeno, ci rifletterà. Tanto c'è tempo...".



Effettivamente le Olimpiadi (anzi, Paralimpiadi) invernali sono in corso a Pechino proprio in questi giorni, quindi ogni discorso preliminare con il Comitato con sede a Milano dovrebbe comunque essere rimandato ai prossimi mesi. Quattro anni, però, non sono nemmeno così tanti... "Non potremmo perderci troppo in chiacchiere, innanzitutto perchè il metodo in uso ai Giochi è diverso da quello a cui siamo abituati al GSCL" ha precisato ancora la Steppo. "Con questa modalità la guida si posiziona davanti al proprio partner di discesa e comunica con lui (o lei) attraverso una sorta di altoparlante, molto più rumoroso e decisamente meno discreto, con un linguaggio limitato a una sorta di "pa - pa", molto cadenzato: la pista, inoltre, viene attraversata in un percorso delimitato da due pali, dall'inizio fino al traguardo". "Forse - ha concluso - sognare le Olimpiadi è un obiettivo troppo ambizioso, ma secondo me tanto vale provarci!".
E conoscendola, in fin dei conti l'impresa potrebbe rivelarsi meno complicata del previsto...
B.P.
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