Ciao, Re del Civetta. Avevi un cuore grande, la tua corona te la sei ampiamente meritata
"Mandello Lario, frazione Molina, è lì che sono nato. Ogni volta che il mio sguardo si volgeva verso l'alto, incontrava le cime dei monti che dal limite del paese si protendevano verso il cielo". Scrivevi così all'inizio del tuo libro "Momenti di vita", a cui avevi affidato le tue conquiste ed esperienze. Un mondo, il tuo, che mi ha da sempre affascinato e attratto.
Nei tuoi ricordi parlavi anche di mio padre, tuo fratellastro, un termine che non mi piace, ma cancellato dall'affetto tra voi due. “Giancarlo era partito militare che non avevo ancora due anni, nei paracadusti della Folgore. "Giorgio, quello è tuo fratello", mi dissero al suo arrivo sul ponte di Molina. E io rimasi sbalordito perchè a dire il vero non sapevo di avere un fratello in guerra".
Ci siamo rivisti lo scorso mese quando venni da te a Cassina. Ero contento, felice di averti trovato in buone condizioni, soprattutto moralmente, con la voglia di raccontare, parlare della tua seconda casa. Le Dolomiti, il Civetta. Grazie a te ad Alleghe avevo incontrato Reinhold Messner, con lui negli anni Cinquanta avevi asceso la Philipp Flamm in terra zoldana. Oggi che sei andato oltre quelle cime, mi sto perdendo in quella marea di fotografie, di ricordi di cui mi facevi da tempo partecipe.
Il dolore per la tua scomparsa mi riporta a quei MOMENTI DI VITA che più mi hanno toccato. Dalle arrampicate con il Guido Rossa, vittima delle Brigate Rosse, al tuo intervento di soccorso in cui hai portato fuori dal pericolo di vita alcune persone intrappolate nell'alluvione del 1966 in Val di Zoldo. Con te nelle operazioni anche Gigi De Pellegrin, della mandellese Costantin Gelateria. Dimostravi un cuore grande. Una forza nel salire le vette che hai conquistato, sfidando le fredde temperature indossando con orgoglio i calzettoni di lana confezionati da tua madre, mia nonna Amalia. La stessa che ti disincentivava a giocare a pallone all'oratorio, ma ti diceva: “Vai su ad arrampicare, almeno so dove sei e sono tranquilla”. Da qui i primi passi sulle Grigne, e poi e poi sempre più su alla ricerca di quelle albe e quei tramonti che mi dicevi: “Stando seduti al tavolino del bar certamente non li potrai nè vedere nè godere mai”.
Sabato scorso, trovandomi nella sede del CAI Grigne Mandello in occasione dell'Open Day, indicando a qualcuno dei presenti le tue foto esposte, orgogliosamente dicevo: "Questo è mio zio".
L'emozione, il mio coinvolgimento emotivo è tanto, troppo. Altre parole che vorrei dirti si fermano qui, nel mio cuore e nella mia mente. Ciao Re del Civetta. La corona te la sei ampiamente meritata.
Nei tuoi ricordi parlavi anche di mio padre, tuo fratellastro, un termine che non mi piace, ma cancellato dall'affetto tra voi due. “Giancarlo era partito militare che non avevo ancora due anni, nei paracadusti della Folgore. "Giorgio, quello è tuo fratello", mi dissero al suo arrivo sul ponte di Molina. E io rimasi sbalordito perchè a dire il vero non sapevo di avere un fratello in guerra".
Ci siamo rivisti lo scorso mese quando venni da te a Cassina. Ero contento, felice di averti trovato in buone condizioni, soprattutto moralmente, con la voglia di raccontare, parlare della tua seconda casa. Le Dolomiti, il Civetta. Grazie a te ad Alleghe avevo incontrato Reinhold Messner, con lui negli anni Cinquanta avevi asceso la Philipp Flamm in terra zoldana. Oggi che sei andato oltre quelle cime, mi sto perdendo in quella marea di fotografie, di ricordi di cui mi facevi da tempo partecipe.
Il dolore per la tua scomparsa mi riporta a quei MOMENTI DI VITA che più mi hanno toccato. Dalle arrampicate con il Guido Rossa, vittima delle Brigate Rosse, al tuo intervento di soccorso in cui hai portato fuori dal pericolo di vita alcune persone intrappolate nell'alluvione del 1966 in Val di Zoldo. Con te nelle operazioni anche Gigi De Pellegrin, della mandellese Costantin Gelateria. Dimostravi un cuore grande. Una forza nel salire le vette che hai conquistato, sfidando le fredde temperature indossando con orgoglio i calzettoni di lana confezionati da tua madre, mia nonna Amalia. La stessa che ti disincentivava a giocare a pallone all'oratorio, ma ti diceva: “Vai su ad arrampicare, almeno so dove sei e sono tranquilla”. Da qui i primi passi sulle Grigne, e poi e poi sempre più su alla ricerca di quelle albe e quei tramonti che mi dicevi: “Stando seduti al tavolino del bar certamente non li potrai nè vedere nè godere mai”.
Sabato scorso, trovandomi nella sede del CAI Grigne Mandello in occasione dell'Open Day, indicando a qualcuno dei presenti le tue foto esposte, orgogliosamente dicevo: "Questo è mio zio".
L'emozione, il mio coinvolgimento emotivo è tanto, troppo. Altre parole che vorrei dirti si fermano qui, nel mio cuore e nella mia mente. Ciao Re del Civetta. La corona te la sei ampiamente meritata.
Alberto Bottani