In viaggio a tempo indeterminato/217: i sapori della Grecia (antica)
Sarà perché siamo a dieta.
O forse sarà perché la Grecia ora sembra essere in letargo.
Sarà perché molti locali sono chiusi e le tovaglie a quadretti bianchi e blu sono ammassate in un angolo.
Fatto sta che mi sono resa conto che non ho praticamente mai parlato del cibo greco.
Pita, souvlaki, moussaka, feta... Mi brontola lo stomaco solo a scrivere i nomi.
La cucina greca è la piena espressione della "mediterraneità".
Fiumi di olio di oliva che condiscono insalate fresche con pomodori, cetrioli e olive.
Il pesce e la carne cotti alla griglia.
Il vino ad accompagnare ogni piatto.
Insomma, un vero paradiso per noi che siamo nati sulla costa di fronte.
Dato che, come accennato, purtroppo al momento le occasioni per mangiare cibo locale sono poche, mi sono messa a fare ricerche sulla storia culinaria greca.
Lo so, la dieta può fare brutti scherzi!
Nell'antica Grecia la dieta ruotava attorno a 3 pilastri: frumento, olio d'oliva e vino.
La triade perfetta!
Si mangiava quattro volte al giorno e la colazione prevedeva pane d'orzo immerso nel vino.
E in effetti, a pensarci bene, credo che se avessi iniziato così la mattina, molte mie giornate avrebbero preso una svolta inaspettata.
Verso le dodici, poi, era la volta del pranzo.
Un pasto veloce e poco consistente, a differenza della cena, consumata abbondantemente al tramonto.
Uomini e donne mangiavano sempre in stanze separate. Nel caso in cui la casa fosse troppo piccola, gli uomini consumavano il pasto per primi e a seguire le donne.
Si sa molto della tradizione culinaria dell'antica Grecia perché era un elemento talmente centrale e importante che molti sono i filosofi ne parlarono nelle loro opere.
Un modo di dire recita che non si può pensare a stomaco vuoto.
Beh, Aristotele era assolutamente d'accordo.
La filosofia, disse, nasce quando l'uomo ha soddisfatto i suoi bisogni primari.
Platone apprezzava la buona cucina ed era ghiotto di olive e fichi secchi.
I pitagorici, invece, esaltavano la dieta vegetariana. L'uomo non doveva cibarsi di carne dato che le anime potevano reincarnarsi anche negli animali.
Queste ultime righe, che renderebbero fierissimo il mio professore di filosofia del liceo, rendono bene l'idea dell'importanza del cibo per il popolo greco.
Ma veniamo ai tempi moderni
La cucina greca è decisamente cambiata da allora.
Prima di tutto il pane inzuppato nel vino a colazione è stato sostituito dal cremosissimo yogurt greco, magari con un po' di miele e qualche noce.
Un pasto tradizionale oggi prevede degli antipasti chiamati mezédes, una portata principale che può essere a base di carne o pesce e un dolce per chiudere in bellezza.
Oltre al cibo, però, c'è un distillato molto popolare in Grecia.
Il suo nome è ouzo e si ottiene dalla lavorazione di uva fresca e uva passa a cui viene aggiunta l'anice.
Un liquore molto forte, 40/50 gradi, che ricorda tantissimo la sambuca italiana.
L'ouzo però ha una particolarità.
Si trasforma.
Da liquido incolore e trasparente, quando viene bevuto allungato con acqua e ghiaccio, assume un colore biancastro simile al latte.
Viene consumato accompagnato da stuzzichini e sorseggiato lentamente come aperitivo.
Si dice che si capisca molto di un popolo osservando ciò che mangia.
Sicuramente la cucina greca racchiude tutta l'antica storia, la semplicità e genuinità dei Greci.
Profuma di mare e sole.
E riempie gli occhi, lo stomaco ma soprattutto il cuore.
O forse sarà perché la Grecia ora sembra essere in letargo.
Sarà perché molti locali sono chiusi e le tovaglie a quadretti bianchi e blu sono ammassate in un angolo.
Fatto sta che mi sono resa conto che non ho praticamente mai parlato del cibo greco.
Pita, souvlaki, moussaka, feta... Mi brontola lo stomaco solo a scrivere i nomi.
La cucina greca è la piena espressione della "mediterraneità".
Fiumi di olio di oliva che condiscono insalate fresche con pomodori, cetrioli e olive.
Il pesce e la carne cotti alla griglia.
Il vino ad accompagnare ogni piatto.
Insomma, un vero paradiso per noi che siamo nati sulla costa di fronte.
Dato che, come accennato, purtroppo al momento le occasioni per mangiare cibo locale sono poche, mi sono messa a fare ricerche sulla storia culinaria greca.
Lo so, la dieta può fare brutti scherzi!
Nell'antica Grecia la dieta ruotava attorno a 3 pilastri: frumento, olio d'oliva e vino.
La triade perfetta!
Si mangiava quattro volte al giorno e la colazione prevedeva pane d'orzo immerso nel vino.
E in effetti, a pensarci bene, credo che se avessi iniziato così la mattina, molte mie giornate avrebbero preso una svolta inaspettata.
Verso le dodici, poi, era la volta del pranzo.
Un pasto veloce e poco consistente, a differenza della cena, consumata abbondantemente al tramonto.
Uomini e donne mangiavano sempre in stanze separate. Nel caso in cui la casa fosse troppo piccola, gli uomini consumavano il pasto per primi e a seguire le donne.
Si sa molto della tradizione culinaria dell'antica Grecia perché era un elemento talmente centrale e importante che molti sono i filosofi ne parlarono nelle loro opere.
Un modo di dire recita che non si può pensare a stomaco vuoto.
Beh, Aristotele era assolutamente d'accordo.
La filosofia, disse, nasce quando l'uomo ha soddisfatto i suoi bisogni primari.
Platone apprezzava la buona cucina ed era ghiotto di olive e fichi secchi.
I pitagorici, invece, esaltavano la dieta vegetariana. L'uomo non doveva cibarsi di carne dato che le anime potevano reincarnarsi anche negli animali.
Queste ultime righe, che renderebbero fierissimo il mio professore di filosofia del liceo, rendono bene l'idea dell'importanza del cibo per il popolo greco.
Ma veniamo ai tempi moderni
La cucina greca è decisamente cambiata da allora.
Prima di tutto il pane inzuppato nel vino a colazione è stato sostituito dal cremosissimo yogurt greco, magari con un po' di miele e qualche noce.
Un pasto tradizionale oggi prevede degli antipasti chiamati mezédes, una portata principale che può essere a base di carne o pesce e un dolce per chiudere in bellezza.
Oltre al cibo, però, c'è un distillato molto popolare in Grecia.
Il suo nome è ouzo e si ottiene dalla lavorazione di uva fresca e uva passa a cui viene aggiunta l'anice.
Un liquore molto forte, 40/50 gradi, che ricorda tantissimo la sambuca italiana.
L'ouzo però ha una particolarità.
Si trasforma.
Da liquido incolore e trasparente, quando viene bevuto allungato con acqua e ghiaccio, assume un colore biancastro simile al latte.
Viene consumato accompagnato da stuzzichini e sorseggiato lentamente come aperitivo.
Si dice che si capisca molto di un popolo osservando ciò che mangia.
Sicuramente la cucina greca racchiude tutta l'antica storia, la semplicità e genuinità dei Greci.
Profuma di mare e sole.
E riempie gli occhi, lo stomaco ma soprattutto il cuore.
Angela e Paolo